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“Ah, napolitani latri”: cuorioso aneddoto sull’abuso di potere ai tempi del Risorgimento

Creato il 27 febbraio 2015 da Vesuviolive
Facchini - Lapuntasecca.it

Facchini – Lapuntasecca.it

Storie di uomini al potere che sottomettono il popolo sono state raccontate nel corso del tempo attraverso aneddoti curiosi, che sono diventati fondamentali per capire meglio la storia e la realtà di un determinato popolo e periodo. La storia si ripete, da che mondo è mondo: numerosi e svariati sono i conquistatori che hanno esercitato il loro dominio a discapito dei poveri ed umili, sin dalla notte dei tempi.

Il letterato partenopeo Luigi Settembrini, patriota del Risorgimento, racconta in lingua napoletana un curioso episodio avvenuto nell’800, sotto il dominio francese, con Giuseppe Bonaparte, seguito da Gioacchino Murat, sul trono di Napoli. Sei facchini lavorarono duramente per trasportare delle specchiere in zona Capodimonte nella dimora di un generale francese, molto restio a dare la giusta ricompensa economica ai poveri “faticatori”, additando oltretutto i napoletani come “latri” (ladri).

Così narra l’aneddoto:

“Très bien, molto bene” esclamò compiaciuto l’ufficiale, “ora io quanto pagare il vostro travaglie?” 

” ‘A bona grazia ‘e vostra eccellenza” risposero e il francese: “Oh no, dite voi”.

Con fare rispettoso e accomodante, i tacchini replicarono: “E va buono. Datece dieci piezze”. Alla richiesta il generale trasalì come offeso da un grave oltraggio. Prima un’imprecazione, poi l’insultò: “Ah, napolitani latri”. “Ma comme, signo'” protestarono i vastasi, “avimme faticato che surrimme acqua ‘a tutte parte, e vuoie ce chiammate mariuole?”. “Oui. Sì. Voi napolitani tutti latri”.
Forse solo il pensiero delle conseguenze riuscì a trattenere i sei dalla reazione violenta. Con tono sarcastico uno di essi domandò: “Signò, scusate, ma in Francia nce ne stanno “latre”?”
“No” fu la fulminea risposta. E l’uomo di fatica girandosi verso i compagni esclamò: “Avete visto? Io v’ o’ dicevo, ‘n Francia nun ce stanno cchiù, e so’ venute tutte quante ccà!”


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