Ai candidati alla segreteria del PD Lazio, agli iscritti, agli elettori che ci guardano.

Creato il 10 dicembre 2011 da Cristiana

Decido di scrivere questa lettera dopo una lunga riflessione e dopo avere letto alcune cose sui giornali e in alcuni comunicati stampa.

E’ noto il mio appoggio a Giovanni Bachelet con il quale da mesi abbiamo condotto una lunga battaglia di rispetto delle regole, battaglia che poi si è dimostrata, come era ovvio accadesse, essere la battaglia di tutti: sui pagamenti degli eletti, sul rispetto delle regole, sul superamento delle decisioni in luoghi diversi da quelli preposti ed in ultimo quella sulla qualità delle tesseramento di cui Andrea Sgrulletti per primo si è fatto portatore. Ribadire il rispetto delle regole comuni è costruire un partito che farà della questione morale – dentro e fuori – la propria missione.

A candidature chiuse voglio dire che appoggiare un candidato non può significare ridurre gli altri perché altrimenti non avrebbe alcun senso stare tutti insieme dentro un partito.

Non ha senso dire che Enrico Gasbarra è SOLO l’uomo dei poteri forti del partito, non ha senso dire chei Marta Leonori è SOLO la direttrice della fondazione Italianieuropei di D’Alema, non ha senso dire di Marco Pacciotti che si vuole contare per fare dispetto a Ignazio Marino, non ha senso dire (come ho visto scritto in comunicati stampa deliranti e piuttosto volgari) che Giovanni Bachelet è una bandierina o è l’uomo della Bindi. I famosi semplici pregiudizi in cui cadiamo tutti.

Non si scende in campo dicendo sono il migliore e sono l’innovazione. Si scende in campo dicendo questa cosa così non va e questa è la mia idea.

E’ vero – come negarlo proprio io – che c’è chi da mesi sta conducendo un dibattito sul Lazio e chi decide oggi di mettersi al servizio in modo generoso pur non avendo mai prima d’ora partecipato al dibattito, e questo va bene, va benissimo, ma deve avvenire nel rispetto di chi quella discussione l’ha avuta a cuore da sempre ed è arrivato ad una candidatura dopo avere toccato con mano la crisi in cui versa il partito.

Ci vuole rispetto profondo e reciproco. I giovani e le donne sono e saranno in tutte e quattro le candidature. La competenza mi sembra che sia fuor di dubbio, dobbiamo definire chi ha l’attitudine a fare il segretario, la libertà per farlo, la forza per prendere anche decisioni difficili e non sempre pesate sul manuale Cencelli altrimenti questo partito non lo cambiamo mai. Non ci sono solo 4 persone a sfidarsi, ci sono 4 collettivi più o meno ampi, che sono destinati poi a mischiarsi.

Io credo che, in vista del 13 febbraio, dobbiamo darci un codice etico collettivo che ci consenta di arrivare a quella data più rafforzati come gruppo regionale, più organizzati e anche, forse, più consapevoli delle energie che abbiamo e che finalmente, da quel giorno, dovranno essere messe al servizio del Lazio e della battaglia che aspetta Roma.

Organizziamo degli incontri fin da subito in cui siamo tutti coinvolti, offriamo al partito la nostra visione. Parliamoci, confrontiamoci. Inventiamoci anche un modo per rendere queste primarie un momento di raccolta politica dell’umore dei nostri territori. Credo che questa idea sia un’idea già diffusa che vada solo strutturata bene e condivisa.

Non spendiamo soldi per urlare più ad alta voce, la città di Roma e il Lazio sono già imbrattati abbastanza dalla propaganda di carta. Non trasformiamo questo dibattito, in ultimo, in una preselezione per Roma2013, la mia generazione soprattutto, abbia il coraggio di dire cosa pensa, in ogni sede e a chiunque. La libertà che eserciteremo nel dibattito di queste settimane sarà parente della nostra capacità e libertà di governare Roma nel 2013 e il Lazio nel 2015.

Da oggi siamo un partito dove si discute non 4 eserciti in guerra.

Facciamo in modo di fare un confronto profondo sulle questioni che riguardano il partito, ricordando che un partito funzionante è in grado di essere il traino della Regione perché la conosce, la interpreta e la porta fuori dalla crisi.

Io la vedo profondamente così e per questo ho voluto insieme ad altri, tantissimi altri, insistentemente un confronto alla luce del sole che ci coinvolgesse tutti e non una ratificazione in un organo politicamente delegittimato.

Ben venga quindi un confronto a 4 candidati, dimostra che avevamo ragione a volerlo questo confronto e l’unanimismo non è mai sano se ci si arriva male.

In bocca al lupo a tutti, soprattutto a chi guarda al nostro partito come un bene comune.


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