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Ai confini di una dittatura dei giudici di sinistra

Creato il 31 maggio 2011 da Indian

Lezioni condivise 53 – Ritratto di cose di Francia 

   Dai suoi primi tre viaggi in Francia, Machiavelli trasse un’ampia relazione, a tratti schematica, che contiene informazioni utili dal punto di vista storico, ma anche riguardo alla vita quotidiana di un Re assoluto, il cui regno è sostanzialmente privato.

   La datazione del documento non è certa, ma si presume sia del 1510, o forse scritta o integrata in diversi momenti. A tratti il testo sembra una raccolta di appunti, forse per questo sembra incompleto e disomogeneo. Certamente non era destinato alla divulgazione, ma riservato ai colleghi della cancelleria fiorentina.

   Lo stesso titolo, Ritratto di cose di Francia, dà l’idea dell’abbozzo veloce, un flash, uno sprazzo essenziale sulla situazione francese.

   La relazione tratta cinque temi:

1)   le origini della potenza della monarchia francese (da “La corona” a “venire a tal grado”)

Compie l’analisi sistematica della grandezza politica delle cose di Francia. Tratta l’argomento nel rapporto causa–effetto, strutturandolo secondo il climax (elevazione del discorso). Ne fa un’analisi sincronica (ciò che era mentre scriveva) e diacronica (come si è pervenuti a quella situazione).

Emergono due ragioni che hanno reso importante la “corona” di Francia:

a) la grandezza dei beni legati alle eredità della corona (con una prima caduta del concetto feudale del possesso privato del regno);

b) fedeltà al sovrano della nobiltà francese (in Italia invece i feudatari si consideravano sovrani nei loro possedimenti e spesso si mettevano contro il “principe”).

Esordisce così il segretario fiorentino:

La corona et gli re di Francia sono oggi più gagliardi, richi et più potenti che mai fussino per le infrascripte ragioni. La corona, andando per successione del sangue, è diventata rica, giacchè per una serie di ragioni fortuite, in mancanza di eredi, beni importanti erano rimasti alla corona (ducati Angiò, Orléans, Milano).

Un’altra ragione è che i baroni che prima muovevano guerra al re (duchi di Ghienna e Borbone), son diventati tutti obsequentissimi. Inoltre, mentre un tempo i nemici della Francia trovavano sempre un duca che li appoggiava contro il re (i già detti, ma anche Bretagna, Borgogna, Fiandra), successivamente essi si sono invece alleati al re, indebolendo i nemici della Francia, che non osano più aggredirla.

Il Segretario fiorentino notò che i più potenti baroni francesi del suo tempo, erano tutti parenti del re ed aspiravano in qualche modo (per se stessi o per i discendenti) di pervenire alla corona, pertanto se ne stavano buoni… Lo stesso Re (Luigi XII) era incorso in un errore quando intervenne in favore del duca di Bretagna contro il re e ciò causò problemi al momento della sua successione al cugino Carlo VIII. Gli andò bene perché non c’erano altri pretendenti validi.

Infine essendo in Francia erede il primogenito, lo stato non veniva frazionato come in Germania e gli altri figli accettavano di buon grado, dandosi alla vita militare. In questo fatto, il nostro, ravvisa il motivo della presenza di un forte esercito in Francia.

2)    Il valore militare dei francesi (da “Le fanterie” a “meno che femine”)

Le fanterie che si fanno in Francia non possono essere molto buone, perché gli è gran tempo che non hanno avuto guerra, et per questo non hanno experientia alcuna. Et dipoi sono per le terre tutti ignobili et gente di mestiero; e stanno tanto sottoposti a’ nobili et tanto sono in ogni actione depressi che sono vili.

Qui emerge l’animo cinico del Machiavelli. Il concetto è aberrante: per avere un buon esercito è necessario fare spesso la guerra, avere meno gente che lavora e più nobiltà; per di più, il popolo essendo asservito ai nobili è vile.

L’analisi è spietata quanto a mio parere superficiale: benché vi sieno li guasconi, di chi il re si serve, che sono un poco meglio che gl’altri; et nasce perché sono vicini a’ confini di Spagna, che vengono a tenere un poco dello spagnuolo, ma questi sarebbero ladri e cattivi lavoratori, al contrario degli svizzeri e tedeschi di cui il re si serve, non fidandosi dei guasconi.

E’ franzesi sono per natura più fieri che gagliardi o dextri, se si resiste al loro primo impeto si perdono d’animo, non sopportano i disagi et incommodi e divengono vili, come disse Cesare, e’ franzesi essere in principio più che uomini et in fine meno che femine.

3)   Le risorse naturali e tributarie (da “La Francia” a “electo da loro”)

La Francia era ricca al punto che tutto valeva poco, perché tutti hanno beni materiali e poco danaro, ma questo non serve perché tutti hanno roba da vendere, perciò nessuno ha necessità di comprare et però come quegli populi hanno uno fiorino li pare essere richi.

Secondo Machiavelli la chiesa francese possedeva i 2/5 delle ricchezze della Francia, essa introitava e non spendeva nulla.

Nel consultare et governare le cose della corona et stato di Francia, sempre intervengono in magiore parte prelati, e nessuno se ne cura.

La chiesa inoltre per antica prammatica elegge da sola i vescovi e gli abati, il re potrebbe interferire solo con la forza.

4)   Organizzazione amministrativa e militare del regno (da “Li vescovadi” a “secondo e’ sospecti”).

La Francia aveva allora 106 vescovadi, di cui 18 arcivescovadi, le parrochie uno milione et septecento, computate 740 badie, senza contare le priorie.

Il re disponeva a suo piacimento delle entrate e delle uscite in denaro e quando aveva necessità, provvedeva con lettere regie «Il re nostro sire si raccomanda ad voi, et perché ha faulta d’argento, vi prega li prestiate la somma che contiene la lettera». Et questa si paga in mano del ricevitore del luogo.

I baroni non avevano tanto potere l’entrata loro è pane, vino, carne, ut supra, et tanto per fuoco lo anno; ma non passa 6 o 8 soldi per fuoco, di tre mesi in 3 mesi, non potevano imporre altro absque consensu regis. E a loro il re tassava solo la produzione di sale.

Le spese straordinarie della corona riguardavano i soldati. I pensionarii et gentili uomini vanno a’ generali et si fanno dare la discarica, cioè la poliza del pagamento loro, di mese in mese; i pagamenti venivano fatti dal ricevitore della provincia dove abitano et sono subito pagati.

Li gentili uomini del re sono 200; il soldo loro è 20 scudi il mese…ogni cento ha uno capo, che soleva essere Ravel et Vidames.

De’ pensionarii non vi è numero, et hanno chi poco et chi assai come piace al re.

L’ofitio de’ generali di Francia e pigliare tanto per fuoco e tanto per taglia, de consensu regis, e fare in modo che i pagamenti fossero puntuali.

L’ofitio del Gran Cancelliere è merum imperium, et può gratiare et condannare a suo libito, etiam in capitalibus sine consensu regis. El salario suo è 10 mila franchi l’anno et 2 mila franchi per tenere tavola, cioè per il vitto del suo entourage.

Non vi è in Francia che un Gran Siniscal e comandava le genti d’arme che erano obbligate a obbedirlo.

E’ governatori delle provincie sono quanti el re vuole et pagati come al re pare e duravano quanto il re voleva. Tutti gli uffici del regno dipendevno dal re

Il modo del fare li stati si è ciascuno anno di agosto, quando d’octobre quando di gennaio, come vuole il re.

Vi era una Camera de’ conti, una sorte di corte dei conti, ma per certi atti decideva il re.

Vi erano cinque parlamenti Parigi, Roano, Tolosa, Burdeos et Delphinato, et di nessuno si apella. Li studi primi sono quattro: Parigi, Orliens, Borges et Poctieres; et dipoi Torsi et Angieri; ma vagliano poco.

Il re decideva sulle guarnigioni, le artiglierie, tenute a spese delle terre ove avevano sede. Ordinariamente erano quattro in Ghienna, Piccardia, Borgogna et Provenza e aumentavano secondo e’ sospecti.

5)    La corte (da “Ho facto diligentia” a “Parigi”).

Le assegnazioni in denaro per il re non erano stabilite, aveva quanto chiedeva per le spese personali e per la casa.

400 arcieri gli facevano da guardia di cui 100 scozzesi a 300 franchi l’anno, 29 stavano a fianco del re e ne prendevano 400, vi erano poi tutta una serie di guardie a corte.

Il preposto dello Ostello è uno uomo che seguita sempre la persona del re e aveva poteri speciali, nonché seimila franchi di salario ordinario. 

Maestri di Casa del re sono octo, con un gran mastro che li sovrintendeva tutti a duemila franchi.

L’Admiraglio di Francia è sopra tutte le armate di mare, et ha cura di quelle et di tutti e’ porti del regno… et ha di salario 10 mila franchi.

Cavalieri de l’Ordine non hanno numero, giuravano di difendere e non contrastare mai la corona La pensione loro era il più 4 mila franchi.

L’oficio de’ ciamberlani è contractenere el re, erano i suoi consiglieri, hanno grande pensione: 6, 8, 10 mila franchi, ma qualcuno era solo onorario, la loro tavola era seconda solo a quella del re.

Il Grande Scudiere sta sempre apresso del re, sovrintendeva i 12 scudieri che curavano i cavalli del re. E’ signori del Consiglio hanno tutti pensione di 6 in 8 mila franchi.

A testimonianza del fatto che si tratta di appunti, il testo reca delle parti staccate rispetto all’ordine rilevato, la prima si riallaccia al discorso militare, l’altra ad quello economico-finanziario, vi è inoltre qualche notizia “vagante” inserita disordinatamente, forse il testo era da rivedere.

(segue…)

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