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Ai piedi dell’umanità

Creato il 28 marzo 2011 da Alfa
Ai piedi dell’umanità
"Prima di giudicare un uomo cammina per tre lune nelle sue scarpe" recita un antico proverbio dei nativi americani. “Scarpe grosse, cervello fino” gli fa eco un proverbio nostrano. Mentre Luciana Litizzetto raccomanda: “Ma quali rose rosse, per conquistare le donne occorrono mazzi di scarpe!”
Comodità, valore simbolico e moda coesistono in questi accessori così preziosi (e spesso costosi). Ma quando sono nate le scarpe?
Per lungo tempo l’umanità camminò a piedi scalzi. Laetoli, una località situata 45 km a sud della gola di Olduvai in Tanzania, è un sito preistorico di grande importanza, per la scoperta di impronte fossili di ominidi bipedi. Sulla soffice cenere eruttata da un vulcano 3,7 milioni di anni camminarono lasciando le loro impronte delle creature appartenenti ad una razza che i paleontologi hanno denominata Australopithecus afarensis. La pioggia caduta subito dopo all'eruzione favorì la cementificazione della cenere, che nel tempo si è trasformata in uno strato di roccia tufacea.
Le tracce vanno tutte nella stessa direzione, spesso sovrapponendosi. È stato ipotizzato che facessero parte tutti della stesso gruppo famigliare.
Dalla lunghezza delle impronte e dalla distanza è stato possibile calcolare che si trattasse di due individui adulti e un piccolo. Si tratta delle prime tracce lasciate da una famiglia di nostri progenitori. E tutti camminavano a piedi nudi.
Scarpe sono però state trovate nelle tombe egiziane, conservate grazie al clima arido del deserto. Normalmente, infatti, essendo realizzate in materiale organico (pelle, tessuto, legno, ecc) normalmente nelle sepolture le calzature si dissolvono, lasciando solo raramente delle tracce.
In ogni caso nell’antico Egitto le persone generalmente giravano a piedi nudi. I ricchi si facevano accompagnare da un servo che trasportava i sandali che avrebbero indossato al momento di entrare in casa dei loro ospiti. Alla corte del Faraone esisteva addirittura un incarico specifico, quello di “porta-sandali del re”. Le donne in ogni caso, pare non portassero mai le scarpe.
In Egitto quanto meno non avevano il problema del freddo. In Europa le scarpe erano certamente più diffuse, soprattutto d’inverno, per prevenire il rischio di congelamento.
Una scoperta eccezionale ha consentito di ritrovare un esempio reale di scarpe in uso sulle montagne all’incirca 3300 anni prima di Cristo. Nel 1991 nell’alta Val Senales, fu rinvenuto un cadavere mummificato immerso nel ghiaccio. Le straordinarie condizioni ambientali hanno permesso la conservazione non solo dei tessuti molli del corpo, ma anche di buona parte del vestiario. Tra le altre cose c’erano anche dei resti che sono risultati essere delle vere scarpe, indossate da un antico montanaro.
Erano scarpe adatte ad affrontare il freddo della montagna.
La suola era in pelle d’orso, con il pelo rivolto all’interno. Sul bordo c’era una stringa di cuoio che teneva ferma una rete realizzata intrecciando corde realizzate con le fibra del tiglio. All’internoi della rete veniva messa della paglia secca per tenere caldo il piede (un sistema utilizzato in Russia durante la guerra dai soldati russi). Sopra la rete c’era una tomaia in pelle di lupo, cucita alla suola. Una stringa di pelle applicata di traverso sotto la suola permetteva un’ottima tenuta sul terreno di montagna. Qualche difficoltà c’era in caso di pioggia o neve, invece, perché non erano scarpe a tenuta impermeabile.
Del resto anche molte delle nostre scarpe, in caso di pioggia o neve, s’inzupperebbero d’acqua.
Effettivamente l’uomo del Similaun, come è chiamato (è esposto a Bolzano nel museo archeologico), morì tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate. E il fatto che sia stato vittima di un omicidio (all’interno del corpo si trova una punta di freccia) fa supporre che il nevaio in cui venne trovato sia stato il suo ultimo rifugio, al termine di una disperata fuga.

Da La bottega del mistero di Siamo in onda su Puntoradio
foto Marta Rizzato

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