Quella che sembrava essere un’idea vincente sta per rivelarsi un flop catastrofico. Airbnb, il social network che permette ai propri iscritti di affittare camere della propria casa o, in alternativa, l’intero appartamento ad altri utenti registrati al servizio online ad un prezzo più che vantaggioso, sta suscitando non poche polemiche da parte dei proprietari di case per lo stato in cui vengono lasciati gli appartamenti dai “social inquilini”.
Il servizio, lanciato nel 2008 dai californiani Brian Chesky e Joe Gebbia, che è arrivata ad essere quotata un miliardo di bigliettoni, ha trovato da subito un forte riscontro nel mercato immobiliare. Non è da tutti avere 100 mila annunci pubblicati in 188 paesi, tra cui l’Italia, dove si può affittare un piccolo appartamento a Venezia per 24 euro a notte, che vanta alcuni cloni di tutto rispetto sul web.
Tralasciando, si fa per dire, le 483 cause intentate lo scorso anno per problemi legali, legati ai subaffitti di molti appartamenti, leggete cosa ha scritto sul suo blog EJ, una donna di San Francisco che ha affittato la sua casa ad uno sconosciuto mentre era in viaggio per lavoro.
“ Hanno fatto un buco nell’anta di un armadio che avevo chiuso a chiave e ci hanno trovato dentro passaporto, soldi, carta di credito e alcuni gioielli di mia nonna che avevo nascosto. Hanno rubato la mia macchina fotografica, il mio iPod, un portatile e il disco rigido in cui avevo salvato tutte le mie foto, i diari, insomma… la mia intera vita. Hanno trovato il mio certificato di nascita e la mia carta dell’assistenza sanitaria, che penso abbiano fotocopiato usando la fotocopiatrice che avevo gentilmente messo a disposizione degli ospiti in caso di necessità”
Ma non è di certo finita qui!
“ La cucina era un disastro: il lavandino era pieno di piatti sporchi, pentole usate e panni bruciacchiati e rovinati. C’era detersivo in polvere sparso dappertutto: sui piani della cucina, sui mobili di legno, sulla bellissima e nuova testiera del mio letto, sulla scrivania, nella stampante. Dal bagno arrivava una tremenda puzza di cadavere (ancora adesso) mentre il lavandino è stato riempito con una sostanza gialla e grumosa”.
La povera EJ, a cui è stato vandalizzato l’appartamento, ha ricevuto dall’azienda un comunicato di Brian Chesky, l’amministratore delegato di Airbnb nel quale ha dichiarato: “Siamo scioccati da quanto accaduto. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la polizia e vogliamo rassicurare i nostri iscritti che c’è un sospetto in stato di fermo”. Per dirla tutta, dopo queste dichiarazioni la compagnia, che in un primo momento non aveva caldeggiato nessun risarcimento per i danni, ha fatto un passo indietro e si è offerta di assistere economicamente EJ.
Ma la donna non è l’unica vittima del social networl estate. In un post pubblicato sul famosissimo sito TechCruch il quale riportava la sventura capitata alla signora EJ, un utente ha raccontato di aver subito un’esperienza del tutto analoga.
“ Circa due mesi fa, mi è successo qualcosa di molto simile”, ha raccontato Troy Dayton, ” oltre ad avermi rubato cose di valore, i ladri hanno fatto danni per centinaia di dollari e hanno lasciato casa piena di siringhe di metamfetamina. In più, si è scoperto che erano pericolosi ladri d’identità. Ecco perché, temendo per la mia stessa incolumità, sono stato via da casa a lungo dopo l’incidente”
Insomma, la morale è questa, prima di lasciare la vostra casa in mano a qualche psicopatico demolitore, pretendete di conoscere qualcosa di più dell’avatar del vostro prossimo inquilino dal vostro mediatore.
fonte: wired