Non sarà facile cambiare rotta per il nuovo management dell’ASI. Il sistema di governance degli ultimi anni che ha prodotto un deciso cambio di rotta a favore di politiche spaziali decisamente orientate alla difesa, facendo crollare, nell’ambito delle ristrettezze imposte dalla crisi, dal 14 al 3%, la parte dedicata alla cosiddetta ricerca di base, ha non pochi sostenitori.
Tra questi il nuovo AIRPRESS, la rivista nata nel 1965 e che, ceduta dal gruppo Abete e acquisita da Base per Altezza, società che pubblica Formiche, il mensile fondato nel 2004 da Paolo Messa, è diventata da settimanale a mensile.
Nel numero di Aprile che ha accompagnato la tavola rotonda organizzata al Tempio di Adriano a Roma, il mensile ci illustra come il fulcro, passato e futuro, dello spazio sia la Difesa, in alcuni casi mostrando una insufficiente conoscenza della storia dello spazio italiano. E stride il citare, peraltro giustamente, il satellite AGILE, come successo della ricerca spaziale, in un contesto in cui il programma dello spazio italiano sia rappresentato esclusivamente dal sistema di Osservazione della Terra Cosmo SkyMed o al limite anche dal vettore Vega.
AGILE viene sventolato come il gagliardetto testimoniante che l’ASI fa anche ricerca astrofisica. Quello stesso satellite che se continua ad essere operativo non è certo per l’ultima gestione dell’ASI, ma piuttosto per la sensibilità del commissario Sandulli che ha risposto all’appello del presidente dell’INAF.
Ma poco importa, perché leggendo il mensile o ascoltando le lunghe dissertazioni degli AD di Thales Alenia Space e Telespazio alla presentazione della rivista, apprendiamo che prioritario è saldare i conti per Cosmo SkyMed seconda generazione, che l’Osservazione della Terra, duale, e il sistema difesa sono la spina dorsale dello spazio italiano e devono continuare ad esserlo. E quindi non si affidi, come in passato, ad un accademico la guida dell’ASI che anzi dovrebbe uscire dal controllo del MIUR per passare sotto la Presidenza del Consiglio.
Personalmente credo che il futuro dello spazio italiano debba essere rappresentato sia da Cosmo SkyMed, da Vega, dalla difesa che dalla ricerca astrofisica. In un sapiente mix che guardi al futuro da più punti di vista. E non è un caso che programmi come Cosmo SkyMed, Vega, Galileo, l’accordo sulla partecipazione dell’ASI alla ISS e i voli per i nostri astronauti, siano nati nella seconda metà degli anni novanta, quando alla guida c’era un accademico e si investiva il 20% del bilancio dell’ASI in ricerca di base.
È come la salsa per condire la pasta, un sapiente insieme di diversi ingredienti. E in effetti la descrizione dell’amatriciana nella rubrica Foodforflight di AIRPRESS non sembra così sapiente.
Fonte: Media INAF | Scritto da Francesco Rea