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1) Buongiorno Luca, i big data stanno diventando sempre più rilevanti: come sfruttarli al meglio in ambito eCommerce?
Data la velocità con cui si evolve la tecnologia odierna, è facile immaginare un futuro in cui aumentaranno le possibilità di connessione alla rete, così come il numero di dispositivi connessi – non solo PC, smartphone e tablet, ma anche console portatili ed elettrodomestici. Di conseguenza è facile prevedere un'elevatissima quantità di dati generati dagli svariati comportamenti dei consumatori e il peso che essi avranno nel definire le modalità d’interazione dell’azienda con il suo pubblico. Obiettivo di ciascun brand sarà essere rintracciabile sempre e ovunque, per far vivere ai propri clienti esperienze online ineccepibili, tagliate sulle esigenze dettate dal dispositivo utilizzato, dalla location, dal tipo di browser e dai bisogni stessi del consumatore.
Ad oggi, perseguire una strategia che raggiunga un target preciso al momento giusto e attraverso il canale più appropriato diventa imprescindibile per ogni business. Per non essere travolte dalle impressionanti orde di dati generate dai consumatori, le aziende non solo devono comprendere il potenziale che i Big Data dimostrano di avere su più fronti ma devono saperli sfruttare per processi di decision-making più informati e accurati che permetteranno loro di trarre il massimo vantaggio da questo mondo sempre più iperconnesso.
2) Con l'avvento del mobile e, ancor di più, dei social media, il ruolo del cliente è mutato. Con quali conseguenze per l’ eCommerce?
In qualità di utenti, sicuramente vi ricorderete quando, agli albori dell’ecommerce, bastava accendere il pc e ‘andare su internet’. Lo ricordano bene anche i retailer che, allora, si trovavano a supportare uno o (forse) due browser. Questo accadeva secoli fa. Oggi non si ‘va’ più online: lo si è sempre e ovunque grazie al mobile. Tuttavia, il mobile non può funzionare da solo: esso è piuttosto uno dei tanti touch point a disposizione del consumatore, sebbene sia sulla strada giusta per diventare il principale. Va però riconosciuto che è proprio il mobile a porsi come punto di contatto tra l’esperienza d’acquisto online e quella offline: quanti consumatori ricercano sul web per poi acquistare in store? E quanti utilizzano lo smartphone all’interno del punto vendita? L’eCommerce così come lo conoscevamo è dunque destinato a lasciare il posto ad un commercio molto più multicanale, che mira a coinvolgere e l’utente attraverso ogni punto di contatto, garantendo un’esperienza coerente e di alta qualità in ogni situazione.
Di conseguenza, erogare un’esperienza ottimale diventa dunque una necessità per ogni azienda e i tempi di fruizione del sito sono determinanti. Lo shopping multicanale comporta infatti particolari criticità soprattutto in termini di performance: con la varietà di dispositivi e situazioni di connettività, le aspettative del consumatore rimangono le stesse (anzi, crescono!) ma le sfide dei retailer aumentano esponenzialmente. Una delle problematiche principali associate a questo fenomeno è l’erogazione a dispositivi e contesti d’uso quanto più disparati possibile, ciò che Akamai definisce situational performance.
3) Cosa intende Akamai per Situational Performance?
Situational Performance è un termine coniato da Akamai e che si riferisce alle circostanze uniche e specifiche in cui si trova l’utente nel momento in cui fruisce di una particolare esperienza web. Si tratta cioè di quella combinazione di fattori che caratterizzano l’ambiente di erogazione dei contenuti online, come ad esempio il canale di fruizione (mobile, web, TV, tablet…), i dispositivi e i browser utilizzati, l’accesso al network, il tipo di connessione etc. Per fare un esempio, l’esperienza di chi accede a contenuti online da desktop, con browser Chrome e connessione via cavo, potrebbe essere ben diversa di chi accede agli stessi contenuti da tablet, con browser Safari e connessione wi-fi.
E’ proprio da questa molteplicità di situazioni e dalla necessità di erogare le migliori esperienze possibili che Akamai ha sviluppato soluzioni di ottimizzazione intelligenti, capaci di individuare in modo automatico le condizioni d’accesso dell’individuo e garantire la migliore content delivery indipendentemente dalla combinazione di fattori che caratterizzano il contesto di partenza.
4) Quanto è importante l'usabilità di un sito ecommerce? Come garantire le performance migliori?
Già nel 2006, Amazon sosteneva che a 100ms di ritardo nel tempo di caricamento delle pagine corrispondeva una diminuzione dell'1% del fatturato totale. Da allora, la tecnologia ne ha fatta di strada e la performance di un sito ha assunto una sempre maggior importanza. Infatti, un sito web veloce non soltanto può contribuire all’aumento del tasso di conversione, ma può potenzialmente generare più traffico grazie ad un migliore posizionamento sui motori di ricerca.
Una volta analizzati i propri canali e raccolta l’intelligence relativa, per migliorare la performance del proprio sito è necessario passare all’ottimizzazione dell’esperienza di shopping. Un’operazione certamente non semplice, per gestire la quale vengono però in aiuto tecnologie di cloud optimization che consentono di migliorare drasticamente le perfomance di siti web, siti mobile e app.
Come? Grazie a funzioni quali la compressione delle immagini, la caratterizzazione dei dispositivi e la Front-End Optimization (FEO), che consentono ai retailer di adeguare l’erogazione dei propri contenuti in tempo reale in base a parametri come velocità di connessione e caratteristiche del dispositivo. Basandosi su questa combinazione di fattori, Akamai è in grado di individuare le ottimizzazioni più appropriate per ciascun scenario e applicarle in maniera intelligente senza compromettere le performance di un sito.
5) Scenari futuri: Come cambieranno gli acquisti dei consumatori? Quale impatto sul retail tradizionale?
Non è facile prevederlo! Sicuramente gli scenari futuri sono molteplici e vanno da una convergenza di online e offline sempre più marcata all’avvento del ‘couch comemrce’, lo shopping da divano effettuato da dispositivi mobili e favorito dall’ausilio di tecnologie di second screen, ad esempio. Certo è che, sebbene l’utente multicanale abbia per i retailer un potenziale molto alto, la strada per soddisfare le sue ugualmente alte aspettative è ancora parecchia, soprattutto a fronte di un mondo sempre più complesso e connesso. Tanto per fare un esempio, secondo uno studio di Google del 2013, il tempo di caricamento medio di una pagina su dispositivi mobili è di 10 secondi: un valore ancora lontano dall’ideale visto che l’obiettivo di Google è ridurre questo tempo a meno di 2 secondi. La perfomance di un sito è spesso un fattore determinante per concludere un acquisto e dunque non va trascurata; è quindi una buona mossa quella di affidarsi adesso a provider capaci di automatizzare l’ottimizzazione dei contenuti, affinchè il retailer possa concentrarsi sulla creazione di esperienze d’acquisto ancora più speciali per fidelizzare il cliente al proprio brand.
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