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Akiba’s Trip: Undead & Undressed – Svestiti, non morti e contenti

Da Videogiochi @ZGiochi

Akiba’s Trip: Undead & Undressed – Svestiti, non morti e contenti

Recensione del 15/10/2014

Cover Akiba's Trip: Undead & Undressed

PS Vita - PS3 - PS4 Pegi 16 TESTATO SU
PS3

Genere: ,

Sviluppatore: Acquire

Produttore: NIS America

Distributore: Namco Bandai

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 10/10/2014

Akiba’s Trip: Undead & Undressed – Svestiti, non morti e contenti PS3PSVITA

EUR 40,00EUR 40,00

VISITA LA SCHEDA DI Akiba's Trip: Undead & Undressed

Pro-1Prodotto dell'assurda fantasia nipponica al 1000% Contro-1Problemi con la visuale

Pro-2Sistema di personalizzazione e potenziamento dei personaggi originale e profondo Contro-2Scontri a dir poco ripetitivi

Pro-3Strip. Strip ovunque. Contro-3Caricamenti insistenti, nonostante la "leggerezza" del titolo

I giapponesi sono davvero strani. L’espressione appena riportata scatta quasi in automatico, in ambito videoludico, fumettistico e non solo, dato che nel corso degli anni quel radioso popolo ci ha abituati alle più fantasiose bizzarrie, tanto da farci tenere sempre alta la curiosità per quel poco che filtra tra le maglie dell’isolazionismo e giunge in Occidente. Chiaramente la scelta di non commercializzare determinati prodotti al di fuori dei confini nipponici deriva da ragioni di opportunità economica dato che, nella maggior parte dei casi, essi non avrebbero alcun mercato, non incontrando ovviamente i gusti del pubblico.

Tralasciando i grossi nomi dell’industria i quali si vendono da soli, nella stragrande maggioranza dei casi noi videogiocatori siamo costretti ad attendere addirittura anni per poter vedere – o sperare di veder – approdare sui nostri lidi (merito spesso degli appassionati e del coraggio di publisher lungimiranti) qualche prodotto di nicchia che in madrepatria invece ha venduto centinaia di migliaia di copie in pochi giorni. Questa tendenza si è fatta ancora più evidente e ha avuto una decisa inversione ora che, per prolungare la vita della “old gen”, molti videogiochi made in Japan si stanno riversando anche nel Vecchio Continente, in barba a tutte le strategie di vendita. Gli ultimi in ordine di tempo sono stati Fairy Fencer F, di cui vi abbiamo già dato conto, ed Ar Nosurge, giunti in rapida successione dopo mesi di attesa. Ora è il turno di Akiba’s Trip 2 (questo il titolo della versione giapponese, ovviamente il primo non è mai giunto da noi); prodotto nipponico al 100%, talmente “strambo” da crearci qualche grattacapo dal punto di vista della valutazione generale, durante l’approfondita analisi che ora vi proponiamo.

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OTAKU, VAMPIRI E COSPLAYER

Come è possibile evincere dal titolo, le vicende di Akiba’s'Trip: Undead & Undressed avvengono solo ed esclusivamente all’interno dei confini di un particolare distretto di Tokyo, Akihabara appunto, terra promessa degli otaku di tutto il mondo, coi suoi negozi dedicati a videogame, anime, cosplay; luoghi di perdizione in cui chiunque avesse la possibilità di avventurasi nei suoi meandri dilapiderebbe il proprio patrimonio in men che non si dica. Un vero e proprio paese dei balocchi, insomma. Sembra però che un’oscura minaccia stia imperversando tra i negozi e gli stretti vicoli del distretto elettronico di Tokyo. Di recente infatti si sono verificate molte sparizioni tra i giovanissimi frequentatori del quartiere. Nanashi è uno di questi addotti. Inspiegabilmente egli si ritrova legato su un tavolo, senza alcuna idea di come ci sia finito, attorniato da brutti ceffi che gli dicono che quello è un semplice colloquio di lavoro e gli propongono uno scambio: loro avrebbero preso qualcosa da lui, ripagandolo in anime e manga. Mentre il nostro protagonista valuta l’allettante proposta, viene fortunosamente salvato da una misteriosa fanciulla che, una volta al sicuro, tenta di spiegargli cosa sta succedendo ad Akiba, chiedendo al contempo di siglare un patto (senza svelare altro), nonché il nostro aiuto per fermare quella minaccia che ormai è più che fondata. Infatti, secondo la nostra salvatrice, degli esseri chiamati Synthister si vogliono impadronire della giovinezza e dell’energia vitale dei ragazzi che frequentano Akihabara, riducendoli di conseguenza in uno stato di totale apatia. Ovviamente il nostro scopo diventa subito chiaro: fermarli al più presto, ma per farlo avremo bisogno dei nostri amici: un gruppo di simpatici ed improvvisati combattenti, riuniti sotto l’insegna del bar MOGRA.

STRIP-PO

La trama vi sembrerà già abbastanza strampalata, ricolma com’è di situazioni paradossali e simpatiche, piene di omaggi al distretto tecnologico di Tokyo ed ai suoi strani avventori, con siparietti da sfrenato fan service in stile anime e mini giochi a cui è possibile dedicarsi avvicinandosi ad un cabinato. Ebbene il gameplay e la struttura di gioco che supportano cotanta follia sono, se possibile, ancor più strambi. Percorreremo in lungo e in largo i viottoli del distretto di Akihabara (suddiviso in differenti aree accuratamente riportate), perdendoci tra gli oltre cento negozi in cui è possibile fare acquisti di tutti i generi e cercando, al contempo, i famigerati Synthister, perfettamente mimetizzati tra la folla. Essi però hanno una debolezza, comune peraltro a tutti i vampiri, che ci permette di avere la meglio su di loro: sono infatti sensibili alla luce del sole. Ciò non gli impedisce di andarsene in giro anche in pieno giorno, ma se vogliono farlo devono coprirsi per bene. Di conseguenza, per sconfiggerli bisogna spogliarli, in modo da esporre ai raggi del sole la maggiore superficie di pelle possibile. Le fasi di combattimento-spogliarello dunque rivestono chiaramente un ruolo fondamentale nell’economia di gioco, ma andiamo con ordine.

L’avventura di Akiba’s'Trip: Undead & Undressed procede attraverso missioni principali e secondarie, queste ultime come al solito facoltative, ma utili per ricevere bonus e potenziamenti per l’equipaggiamento del personaggio. Gli aggiornamenti alle missioni arrivano tramite SMS, sul cellulare del protagonista, e possono esser accettate direttamente da lì. Oltre a questo, il dispositivo permette di far fotografie, leggere mail e messaggi postati nella chat del quartiere, certo funzioni inutili ai fini della giocabilità e da considerarsi degli eccessi tipicamente nipponici. I diversi comprimari poi non possiedono statistiche, livelli e skill stile RPG; gli sviluppatori hanno studiato un sistema di personalizzazione e potenziamento profondo, che dona un buon grado di varietà e divertimento. Sostanzialmente, le caratteristiche del personaggio vengono incanalate verso decine e decine d’oggetti di equipaggiamento ed abbigliamento i quali, lungi dall’essere meri orpelli estetici, rivestono un’importanza fondamentale nell’economia di gioco e scopriremo presto perché. Le armi, i vestiti e i potenziamenti possono essere tutti acquistati non solo nelle decine di negozi di Akiba, ma vengono anche droppati dai nemici sconfitti, oppure creati (o potenziati) attraverso il crafting nel covo MOGRA. Accettata una missione e data una controllata al vestiario dei protagonisti, si può iniziare ad esplorare le vie di Akihabara, imbattendosi nel colorito popolo che anima il distretto tecnologico. Otaku, cosplayer, turisti stranieri, lolite e ragazze goth costituiscono solo degli esempi di chi possiamo incontrare e, in mezzo a questi innocenti, si nascondono anche i nostri obiettivi, perfettamente mimetizzati tra la folla. Una volta individuati inizia la fase di combattimento. Come ricordato poco fa i Synthister possono esser sconfitti solo togliendo loro i vestiti ed esponendoli alla luce del sole. Il gameplay quindi è tutto incentrato su quell’unico obiettivo; le strade del quartiere si trasformano immediatamente in un ring con tanto di spettatori e le meccaniche da beat’em’up prendono il sopravvento. I controlli sono demandati ai canonici tasti frontali, tre dei quali permettono di mirare a tre diverse parti del corpo: testa, busto e gambe. Gli avversari, così come il protagonista, non possiedono una barra della salute, bensì alcune “bar” che riportano la resistenza dei vari capi di vestiario sottoposti all’attacco. Una volta che saranno sufficientemente indeboliti, tramite la pressione prolungata del tasto associato all’attacco diretto a quella determinata parte del corpo è possibile strappare via l’indumento dalla vittima e passare, quindi, al capo di vestiario successivo. Una volta tolti tutti, l’avversario verrà inghiottito dalle tenebre. Se siamo fortunati ed alcuni indumenti del gruppo di rivali che stiamo affrontando sono stati indeboliti a sufficienza, può innescarsi una combo a catena che, tramite un QTE stile super mossa segreta, ci permette di lasciarli tutti in mutande in rapidissima sequenza.

La svestizione e le scenette in cui procaci signorine restano in reggicalze e poco altro rappresenta sicuramente l’aspetto più morboso (ma a noi poco importa) e più interessante del titolo, che da solo ne regge le sorti e mantiene viva la voglia di proseguire nella storia. I difetti però non tardano a manifestarsi, portandoci purtroppo ad evidenziare una sproporzione tra un sistema di gestione dei personaggi vario, simpatico e curato ed un gameplay abbastanza scialbo ed approssimativo, soprattutto nelle fasi di combattimento. Gli scontri infatti, nonostante la varietà delle armi a disposizione e la simpatia di certe scenette, si riducono ben presto ad un frenetico e ripetuto button mashing che molto spesso, soprattutto nelle fasi avanzate, più che divertire vi farà sbuffare ogniqualvolta inizi un nuovo scontro. Alla ripetitività del titolo si vanno a sommare altri due gravi difetti che rendono l’esplorazione e i combattimenti a tratti decisamente frustranti. Anzitutto i frequenti caricamenti tra una zona e l’altra del quartiere sono abbastanza insistenti quando ci si sposta e spezzano un po’ il ritmo dell’azione; inoltre, durante la fase d’attacco, la visuale demandata al secondo analogico è molto scomoda da tenere sotto controllo (a causa del dito già impegnato a picchiare gli altri tasti) e più volte si è “impallata”, impedendoci di avere una chiara idea dell’azione e dei nemici attorno a noi.

HENTAI. AH, NO, ANIME

Akiba’s'Trip: Undead & Undressed sul fronte squisitamente stilistico sembra quasi un anime interattivo, grazie ad una buona caratterizzazione poligonale dei protagonisti e da un importante utilizzo del cel shading. La struttura simil-ruolistica è supportata poi da un contesto che ricorda molto da vicino le visual novel, con dialoghi dei protagonisti ben realizzati e risposte a scelta multipla, le quali consentono di intrattenere relazioni interpersonali con gli altri membri del gruppo ed approfondirne non solo la conoscenza, ma anche l’affinità in battaglia. Per ciò che concerne l’ambientazione tridimensionale, oltre al già citato cel shading, bisogna evidenziare una certa carenza di impegno nella realizzazione generale, con un distretto come quello di Akihabara ricreato sì abbastanza fedelmente, ma che sembra un semplice e limitativo dedalo di vie, con i palazzi e i negozi posti ai lati senza alcuna profondità spaziale, cosí come le persone che animano il quartiere, le quali appaiono in lontananza come ombre in movimento e non appena si fanno più vicine prendono corpo, come una sorta di pop up. Ad ogni modo, la personalizzazione del vestiario, le animazioni durante gli scontri ed i siparietti di strip sono al contrario realizzati abbastanza bene, con una cura nei dettagli improvvisamente certosina. Un titolo che non farà certo gridare al miracolo tecnico, soprattutto su PS3, ma che, nella sua semplicità, risulta comunque gradevole e simpatico, senza grandi pretese. Torniamo a ribadire ancora una volta il dispiacere per gli insistenti caricamenti tra un’area e l’altra e per una gestione della visuale a dir poco scomoda.

Akiba’s Trip: Undead & Undressed – Svestiti, non morti e contenti

IN CONCLUSIONE
Akiba's'Trip: Undead & Undressed è un titolo talmente particolare che in più di un'occasione abbiamo avuto difficoltà a valutare quanto più oggettivamente possibile l'assurdità che ci passava davanti agli occhi. Se da un lato infatti il titolo risulta divertente, ben oltre il normale livello di "assurdo nipponico", senza grandi pretese, ma con alcune feature ben fatte e davvero profonde, dall'altro è proprio per esser al mille per cento intriso di cliché e fan service Japan che potrebbe non incontrare i gusti del pubblico occidentale, o perlomeno di una gran parte di esso. Akiba's'Trip merita d'esser provato, anche solo per esaltare il vostro lato voyeurista e strappare qualche lembo di stoffa digitale, oppure semplicemente per girare per il distretto di Akihabara, ricreato in maniera fedele. Purtroppo alcune imprecisioni ne inficiano la qualità e lo fanno sembrare un prodotto "superficiale" e poco attento ai dettagli, quando invece alcune delle idee presenti meriterebbero d'esser approfondite e sgrezzate, magari in un terzo capitolo. ZVOTO 7

The stripping begins! COSA SIGNIFICA PER NOI QUESTO VOTO? SCOPRILO LEGGENDO I NOSTRI CRITERI DI VALUTAZIONE!!!

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