Si riscende a valle di nuovo sulla costa per Akko, la San Giovanni d'Acri dei crociati. Come al solito l'obbiettivo era ambizioso, una lunga lista di cose da vedere. Su una lingua di terra proprio davanti al mare la cittadella fortificata, Patrimonio dell'Umanità, ha una storia millenaria e la racconta con naturalezza e discrezione: niente boutique alla moda occidentale, souvenir o restauri avveniristici, le sue vecchie case sono semplici abitazioni per le famiglie, i vicoli e il mercato per la gente, il porto per i pescatori . Di Akko (pare dal greco antico "ake" lembo di terra) se ne ha notizia fin da testi egizi del XIX° secolo prima dell'era volgare, il suo porto ha visto sbarcare navi provenienti da Genova, Amalfi, Pisa e Venezia, nei secoli l'hanno frequentata Alessandro Magno, i romani, gli arabi, i crociati, i Mammalucchi che come al solito hanno distrutto tutto al loro arrivo. La città è rimasta ottomana fino al mandato britannico in Palestina. Fulcro di rivolta contro la progressiva immigrazione ebraica negli anni per la lotta all'indipendenza di Israele, la cittadella entro le mura, bellissima, ha mantenuto la sua popolazione araba, mentre la parte israeliana si è sviluppata all'esterno, all'est delle fortificazioni..
Dovevamo visitare l'antico hammam turco El Pacha, dei caravanserragli, un tratto della Via del sud, arteria per i pellegrini cristiani che venivano in Terra Santa scoperta di recente nel ventre profondo della terra e soprattutto la città sotterranea dei crociati, con le sale dei Cavalieri, in un tempo lontano quartieri generali di riunioni strategiche poco religiose e molto militari.
Ebbene, programma totalmente rivoluzionato, tutti questi luoghi erano chiusi, l'accesso stesso alla cittadella era chiuso. Il servizio era organizzato molto bene, abbiamo lasciato la macchina in un parcheggio in periferia e ci siamo infilate in un autobus-navetta pieno all'inverosimile di gente in festa che conduceva fino alle porte delle fortificazioni. Folla inverosimile, la gente veniva anche da altri luoghi, festa naturalmente anche in tutte le altre città arabe di Israele, mamma che fortuna trovarsi lì in mezzo, Gastone aveva colpito un'altra volta!!! Era la festa di Eid al Adha, quattro giorni di preghiere e di baldoria, insieme alla fine del Ramadan, per i mussulmani le due ricorrenze religiose più importanti dell'anno.Eid al Adha o Festa del Sacrificio, celebrata in tutto il mondo mussulmano per commemorare la disponibilità di Abramo a sacrificare suo figlio Ismaele come atto di obbedienza verso l'Onnipotente. Come si sa, all'ultimo momento compare l'ariete e sarà questo l'oggetto del sacrificio, non certo il figlio. I festeggiamenti iniziano di solito dopo il pellegrinaggio annuale alla Mecca. Si sacrifica di solito una mucca, o una capra, o una pecora, o un cammello e l'osservanza religiosa richiede che la carne venga divisa in tre parti, un terzo per la famiglia, un terzo per i parenti ed amici ed un terzo per i poveri ed i bisognosi. Per fortuna il giorno del sacrificio animale era quello precedente, così non abbiamo assistito. Per la tradizione ebraica è questione di Isacco invece che di Ismaele e la pratica del sacrificio animale si è conclusa con la distruzione del Tempio.
Atmosfera di grande kermesse di paese, le strade gremite e vocianti, certi persino sui tetti a godersi lo spettacolo, tanti calessi con bambini e famiglie a spasso per i vicoli, gli uomini soli ad osservare al bar fumando il narghilè, le giostre, il venditore di zucchero a velo, Gastone si fa un contatto ravvicinato con un serpente che un simpaticissimo signore offre generosamente di piazzare al collo di tutti.
Per fortuna,al termine delle preghiere abbiamo potuto visitare la centrale moschea El Djezzar di fine 1700 in stile tipicamente ottomano. Adoro le moschee antiche, dentro sono sempre essenziali, vuote, ma con decorazioni stupende, i tappeti, fuori certi minareti che sfidano il cielo, la quiete dei cortili.
Akko: una bella atmosfera gioiosa, una citta in festa, vorrei fosse sempre possibile......in Israele.
Magazine Asia
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