Il 12 febbraio scorso eravamo stati fra i primi in Italia a raccontarvi la terribile storia dello scrittore Akram Aylisli, minacciato dalle parti più estremiste del suo popolo per avere scritto un romanzo, che, negli intenti, doveva rappresentare un messaggio d’integrazione, ma che nella realtà ha suscitato un vespaio di polemiche fra Azerbaigian e Armenia, oltre che con la repubblica di Nagorno Karabakh. Popoli che convivono vicino da tempo sul filo dell’odio, almeno nelle loro frange più massimaliste.
Subito Aylisli aveva deciso di rimanere in patria per affrontare di petto le proteste e le minacce, ma poi, rassegnato, è stato costretto ad abbandonare l’Azerbaigian per rifugiarsi in Turchia.
Il caso sta diventando un problema politico e potrebbe inficiare rapporti internazionali che sembravano reggersi discretamente da qualche anno.
Dal 3 al 5 maggio avrà luogo l’Open Central Asia Book Forum and Literature Festival nella città di Ganja, la seconda del Paese per popolazione, dopo Baku. Si festeggeranno anche i 900 anni dalla nascita della poetessa Mahsati Ganjavi (per la verità non tutte le fonti concordano sull’anno); il paradosso vuole che la celebre poetessa è rimasta nella storia della letteratura dell’Azerbaigian per essersi battuta contro l’oscurantismo religioso, i fanatismi e i dogmi. Da un lato, si celebra una visione di 900 anni addietro coraggiosa, dall’altro lato, il Governo, nella contemporaneità, non ha mosso un dito, è proprio il caso di dirlo, per proteggere lo scrittore Aylisli, anzi Ilham Aliyev, Presidente dell’Azerbaigian, ha dichiarato nulli i premi ottenuti, oltre a bloccargli la pensione.
Pochi giorni fa il Comitato esecutivo Russian Pen Centre (una storica istituzione che dal 1921 coinvolge scrittori e intellettuali in numerose attività culturali) ha declinato l’invito al festival di Ganja per protestare contro la persecuzione a danni di Aylisli. La dichiarazione lascia poco spazio all’interpretazione: «Respecting the culture and centuries-long traditions of the Azerbaijani people and supporting just only this culture and traditions, but not tyranny and fanaticism, we refuse to attend the International Book Forum to protest against the writer’s prosecution».
Qui in Italia ci chiediamo che cosa ne pensi l’Ambasciata dell’Azerbaigian con sede a Roma. Noi di Sul Romanzo non staremo a guardare e invieremo una mail di protesta all’ambasciatore. Vogliamo capire la posizione ufficiale del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian.
Non solo. Scriveremo una mail di protesta, includendo questo articolo, anche all’ambasciatore italiano che si trova nella città di Baku. E metteremo in CC altresì il Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, nella sua Segreteria Particolare e nel Gabinetto del Signor Ministro.
Invitiamo i nostri lettori a fare lo stesso, non possiamo rimanere indifferenti, l’articolo 21 della nostra Costituzione ce lo impedisce.
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