Il Premio Oscar Costa-Gavras, nella mattinata del 23 marzo, dopo la proiezione del suo “Amen.”, incontra al Teatro Petruzzelli di Bari il pubblico del Bari International Film Festival 2015 in una sua master class coordinata dal critico francese Michel Ciment.
La cultura dell’infanzia di Costa-Gavras è legata all’immagine di una Grecia provata dalla privazione, una Grecia in cui si doveva sopravvivere e resistere con riserve insufficienti di olio, pane e legna, una Grecia in cui il giovanissimo Costa-Gavras rimaneva colpito dall’ambiguità e dal contrasto tra il tragico e la gioia nell’immagine proposta nei cinegiornali che riportavano la scena di Mussolini e Petacci impiccati a testa in giù circondati da persone gioiose, una Grecia in cui il padre antimonarchico sospettato di essere comunista e la famiglia ortodossa non potevano assicurare al figlio, un corso di studi adeguato, una Grecia che Costa-Gavras ha dovuto lasciare per trasferirsi in Francia dove ha poi avviato la sua carriera cinematografica.
Da giovane studente della facoltà di lettere a “stager” assistente tuttofare di Allégret, fino all’incontro con Pinoteau e Clair: una scuola intensa che lo ha poi portato a conoscere tanti altri attori e registi e, soprattutto, Yves Montand che con il suo accento francese del sud così inconfondibile nel 1965 è diventato il protagonista del suo esordio “Compartiment Tueurs” (“Vagone letto per assassini”).
A partire dalla propria esperienza Costa-Gavras ha definito la Nouvelle Vague come l’espressione francese corrispettiva del grande realismo “borghese” italiano, una ideologia cinematografica cui non poteva appartenere. Piuttosto Costa-Gavras è stato molto influenzato dal genere poliziesco americano – un genere che permette grande libertà espressiva-. Molto vicino alla “famiglia” comunista degli attori e intellettuali francesi (Signoret, Montand, Clement, Foucoult) il regista ha ricordato l’interesse di Simone Signoret per la tragica esperienza della guerra civile greca. L’attrice, come pure Montand, era vicina al partito comunista, salvo poi prenderne le distanze quando l’URSS si dotò della bomba atomica: l’inutilità e la sensazione che la base filosofica del loro pensiero fosse stata tradita permise allora al gruppo di parlare della politica con distacco. Questo fu per Costa-Gavras un modo nuovo di affrontare la riflessione politica, senza fanatismi: dalla verde Arcadia – tanto simile alla Sicilia in cui il regista ha girato due volte – portava con sé anche i suoi studi, la storia della Grecia antica gli ha insegnato a conoscere i meccanismi legati ai cambiamenti di civiltà, di ideologie, di mentalità degli uomini.
In occasione di “Z-L’orgia del potere” (1969) l’attore Jacques Perrin affrontò in prima persona le difficoltà per la produzione del film. Racconta il regista che nessuno voleva dare spazio ad un progetto coraggiosamente incentrato sulla presa del potere da parte dei colonnelli in Grecia e così Perrin si propose per produrlo e si occupò anche di trovare la location adeguata. “Z-L’orgia del potere” fu girato in Algeria. Il film raccolse attorno a sé attori che si offrivano di recitare gratuitamente pur di testimoniare il proprio dissenso al regime. Il successo mondiale arrivò dopo diverse settimane dalla prima proiezione inizialmente accolta con freddezza da pubblico e critica.
«Mi interessa capire come gli uomini reagiscono al potere e interagiscono tra loro, per ogni evento che mi ha colpito ho realizzato un film, in qualsiasi Paese accadesse» ha dichiarato. Ed anche nel caso di “Chiaro di donna” (1979) con Yves Montand e Romy Schneider Costa-Gavras ha voluto raccontare una storia, una storia d’amore che lo aveva molto colpito: ogni film ha sempre corrisposto ad una sua passione e se la materia non lo appassionava, il regista rifiutava di farlo. Quando gli proposero la direzione de “Il Padrino” il regista non accettò perché non era interessato alla materia del film.
«Con il mio gruppo – ha continuato Costa-Gavras – noi eravamo il Mondo! In Mad City (1979) con Hoffman e John Travolta ero interessato alla sostanza della storia e non alla forma, cercavo una conoscenza ampia ed estesa della società. Nella deriva dei media in cui la lotta permanente sull’informazione riduce il livello qualitativo favorendo la quantità e trasformando il lettore in cliente, mi piaceva riflettere sull’informazione sovraesposta dai media nel tentativo continuo di legittimazione di questo o quel personaggio. Basta pensare al caso Marie Le Pen, supportata dalla stampa e dai media nei suoi discorsi razzisti».
Il regista ha poi raccontato del rapporto con i suoi sceneggiatori (Jorge Semprún, Franco Solinas, Jean-Claude Grumberg). Il lavoro partiva dall’essere in accordo sulla tematica del film per proseguire con l’elaborazione del copione e delle sequenze in una relazione quotidiana con gli sceneggiatori, una relazione che favoriva amicizia e complicità. Costa-Gavras ha anche ricordato l’esperienza straordinaria con Solinas per “L’Amerikano” (“État de siège”) del 1972 che gli ha lasciato l’amicizia di un uomo di grande qualità umana, grande scrittore e sceneggiatore.
Costa-Gavras scelse di trarre un film da “The execution of Charles Horman: an American Sacrifice” del 1978 di Thomas Hauser. Le ultime 80 pagine del libro colpirono il regista, raccontavano di un padre che andava alla ricerca del figlio (il giornalista newyorkese Charles Horman), scomparso in Cile nel settembre 1973 durante il golpe guidato dal generale Augusto Pinochet. Nel 1983 dopo avere scritto la sceneggiatura Costa-Gavras girò “Missing” negli USA, vincendo poi la Palma d’oro come miglior film al 35º Festival di Cannes; nel 1983 fu assegnato l’Oscar per la Migliore sceneggiatura non originale a Costa-Gavras e Donald Stewart. E quando lavorò in America impose che la post-produzione fosse fatta a Parigi, scegliendo, tra l’altro, anche attori e tecnici francesi.
Per Costa-Gavras l’attore è il collaboratore principale di un regista: un attore deve sapere trasmettere al pubblico una storia ed è per questo motivo che ha scelto sempre attori interessati più al contenuto e alla storia che alla forma. Ha scelto attori che, sempre a partire dall’idea fondamentale del regista, fossero disponibili ad approfondire e discutere con lui i propri personaggi.
Il cinema di Costa-Gavras è testimonianza attraverso l’ immagine, racconto di una storia, non denuncia, è un cinema che riflette sulla politica. «Cos’è poi la politica? Hannah Arendt diceva che bisogna capirlo filosoficamente – ha spiegato il regista – se gli uomini sono insieme, allora questo è politica: la politica è ciò che si crea fra gli uomini. Ho cercato di vedere cosa c’è fra gli uomini, l’uso del potere degli uni sugli altri, l’accettazione dell’altro, insomma la relazione fra gli uomini. Le leggi dei Greci e poi dei Romani non sono sufficienti a garantire la coerenza degli uomini. Ciò che è veramente importante è rispettare gli uomini, e ho cercato di rispettare questa idea della politica, che non è solo esprimere una preferenza con il proprio voto. Io non sono un filosofo, ma dopo sessant’anni di riflessioni questa è la mia idea della politica».
Costa-Gavras è stato premiato al Bif&st con il Premio Fipresci 90 Platinum Award.
Written and Photo by Irene Gianeselli