Questa settimana sarà decisiva per il futuro del ddl sulle intercettazione, quella che è stata definita, a mio giudizio ingiustamente, legge bavaglio, dico ingiustamente perché “legge bavaglio” non rende bene l’idea, questa norma non lede solo il diritto di cronaca, non è solo l’ennesimo attacco alla libertà di stampa, che di per sé sarebbe già cosa gravissima, no, questa norma è una fascistissima manganellata alle reni della giustizia e al diritto del cittadino di difendersi dalle ingiustizie, sostanzialmente il più grande attacco allo stato di diritto in Italia, in epoca repubblicana. Ieri Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il ragazzo romano picchiato a morte da dei balordi in divisa, ha scritto una toccante lettera indirizzata al presidente della Camera Gianfranco Fini, questa la conclusione: “siamo cattolici e osservanti di fede, di idee moderate vicine al centrodestra. Ma non comprendiamo perché debba essere impedito, al cittadino che subisce un sopruso così grande dal potere dell’Autorità, di denunciarlo ed anche di provarlo registrandolo dal vivo, quando altrimenti mai sarebbe ascoltato, o peggio creduto. Confidiamo in lei affinché ciò che è stato consentito fare a noi non venga impedito ad altri. Francamente, non ne comprendiamo proprio il motivo”. Come ho scritto in un post precedente sull’argomento, coloro che hanno ripreso il pestaggio immotivato di Stefano Gugliotta da parte della polizia al termine della finale di Coppa Italia di quest’anno, sarebbero incorsi in reato, e le loro registrazioni non avrebbero avuto valore di prova, e Gugliotta, che si è fatto una settimana di carcere senza aver fatto assolutamente nulla, forse oggi non sarebbe un uomo libero. “Le persone oneste non hanno paura delle intercettazioni”, è una frase che ho letto su un muro in metropolitana, una frase semplice, forse scontata, ma che vorrei che fosse marchiata a fuoco sulla pelle di chi oggi cerca di giustificare questa norma, facendola passare magari come una legge a difesa della privacy dei normali cittadini, invece che per quello che è, ovvero un obbrobrio legale per salvare il culo al bullo di quartiere e ai suoi scagnozzi.
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