Vito ha 34 anni, un passato da riscattare nei prossimi vent’anni che trascorrerà nella casa di reclusione di Opera. Negli ultimi nove mesi, però, ha provato «un senso di evasione». Qualcosa che gli ha permesso di «alleggerire la pressione della pena detentiva, di non stare con le mani in mano e di non fare sempre pensieri distruttivi parlando delle stesse cose». Vito, insieme con altri 24 detenuti di età compresa tra i 25 anni di Cristian e i 57 di Pier, negli ultimi nove mesi ha giocato a pallavolo e oggi, in occasione della presentazione del progetto ‘Sportivi dentro’ (il nome non è originalissimo, ricalca quello della serie tv ‘Belli dentro’, ma fa niente) promosso da Edison, hanno incontrato il ct dell’Italvolley, Mauro Berruto.
L’allenatore della nazionale azzurra è partito in treno da Torino verso Milano alle 7.30 del mattino per riuscire ad assistere a un set di allenamento tra l’Aspromonte Volley e la Sound Volley (i nomi sono stati scelti dai detenuti: il primo per associare all'Aspromonte qualcosa di positivo e il secondo per rievocare il suono positivo dello sport) prima di prendere un volo per la Sicilia dove nel weekend, a Messina e Catania, si giocheranno le gare interne di World League contro la Francia. Ma Berruto, che non è nuovo a queste iniziative avendo allenato per qualche mese alcuni detenuti dell’ospedale psichiatrico-giudiziario di Castiglione delle Stiviere, ha volentieri allungato il suo percorso. «Ho trovato un’atmosfera da Nazionale con una voglia e un entusiasmo degni delle Olimpiadi. Ma ho dovuto dire loro che nessuno era convocabile in azzurro, ha affermato con un sorriso autocandidatosi a dirigere alcuni allenamenti durante la stagione invernale quando gli impegni dell’Italvolley si diraderanno.
Nel frattempo l'allenatore azzurro ha spiegato ai 25 detenuti che «la pallavolo è l’unico sport in cui il passaggio della palla è obbligatorio per regolamento». «Vedere la loro disponibilità di fare passaggi e di riceverli è una cosa che apre il cuore e dà speranza», ha continuato rivolgendosi agli intervenuti riuniti nella biblioteca della casa circondariale per la la presentazione dell’iniziativa battezzata con un quadrangolare tra le due squadre carcerarie, una di universitari e una della Uisp.
A coordinare il progetto, sposato dalla direzione della casa circondariale ieri rappresentata da Maria Vittoria Menenti, vice direttrice della struttura con trascorsi di pallavolista in C2, e dal presidente del Tribunale di sorveglianza Pasquale Nobile De Santis, è la tenace 45enne Marina Signorelli con gli allenatori Claudio Cice e Simone Putignano. «Io credo nei sogni. Il mio è quello di riuscire a portare fuori dal carcere queste due squadre o organizzare un campionato interno», ha affermato Marina raccontando delle lettere di ringraziamento (scritte a mano) indirizzate dai detenuti che partecipano al progetto anche al direttore delle relazioni esterne di Edison, Andrea Prandi. In una di queste il lecchese Vincenzo Inzillo, 35 anni, si augura di poter insegnare minivolley in oratorio. «Sarò fuori tra non molto – conferma Vincenzo, l’unico con trascorsi pallavolistici nei campionati Csi -. Mi piacerebbe far capire ai ragazzini che è meglio dedicarsi allo sport e a una vita di fatica lavorativa piuttosto che finire come me».