MAGNIFICA PRESENZA di Ferzan Ozpetek, con Elio Germano, Margherita Buy, Vittoria PucciniUn giovane aspirante attore siciliano vive a Roma e, tra provini e discussioni con la cugina convivente, trova finalmente in affitto la casa dei suoi sogni: un grande appartamento, un po' trascurato, in un affascinante edificio d'epoca. Poco dopo essersi trasferito, però, si rende conto di non essere l'unico inquilino, infatti l'appartamento appare infestato dai miti fantasmi, che solo lui riesce a vedere, di una compagnia teatrale in auge durante l'ultima guerra, vittima di un tradimento e ancora in attesa di riscatto e di sapere chi li abbia venduti. La posso dire una cosa? Senza rischiare il delitto di lesa maestà, intendo. Allora, vada per la versione edulcorata, non che proprio non mi sia piaciuto, però mi aspettavo di più. Molto di più. Forse avevo delle aspettative troppo alte, però, insomma, con un regista come Ferzan Ozpetek si può anche fare, tenendo presente che alcune sue pellicole recenti (Saturno contro, Mine vaganti, Un giorno perfetto) sono tra le mie preferite di questi ultimi anni. Poi anche il titolo, a dir la verità, ha fatto la sua parte, è innegabilmente evocativo ed elegante, forse non dovrebbe essere proprio un metro di giudizio per ritenere un film interessante, ma tant'è.Parlando del film in sé, mi ha lasciata una strana sensazione, oserei dire di inutilità, se mi concedete l'espressione, alla fine vien quasi da chiedersi: "Beh, allora, cosa ha voluto dire il regista?" e questo, penso sarete d'accordo con me, è una grave pecca per un'opera d'arte, in qualsiasi forma sia espressa. Insomma, sarò magari un po' indietro di cottura, ma non sono proprio riuscita a trovare il bandolo della matassa. Alcune trovate e battute sono esilaranti, ci sono sicuramente momenti di buon cinema, però, nel complesso, il film è vagamente lento, a tratti come sfilacciato, a volte si ha l'impressione che, in certi frangenti, giri a vuoto su se stesso, senza sapere bene dove andare a parare.Inoltre, ho trovato che il regista abbia indugiato un po' troppo in compiaciute tendenze estetizzanti (molti primi piani, molti assolo del protagonista Elio Germano). Spero non mi prendiate per una bieca reazionaria se esprimo liberamente un'altra opinione: la tanto decantata scena delle trans che lavorano in laboratorio, sinceramente, m'è parsa piuttosto grottesca e, tutto sommato, priva di senso. Sono certa, però, che questo sia uno di quei film che innescano vivaci discussioni, che a molte di voi sia piaciuto e che, probabilmente, molte abbiano colto significati che a me sono sfuggiti, per cui sono curiosa di leggere i vostri interventi e le vostre opinioni a riguardo.
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