Premessa.
A me La notte del giudizio piacque perchè lo trovai un ottimo ibrido tra un film molto derivativo (ogni singolo aspetto se vogliamo ricorda qualcosa di già visto) e qualcosa di nuovo, originale, o comunque riproposto in altra luce.
L'idea di base della notte annuale di violenza lecita e istituzionalizzata in cui sfogare la propria rabbia e il proprio lato animale tutto in una volta per poter poi vivere nel miglior modo possibile il resto dell'anno (diminuendo così la criminalità) la trovai sì assurda e trash ma al tempo stesso affascinante, quasi geniale.
E poi amai quel coraggio di trasformare un film che prometteva strade piene di sangue in un "semplice" home invasion, praticamente del tutto privo di esterni e con quel solo citofono di collegamento tra il dentro e il fuori.
Ma quello che prometteva il soggetto del primo si compie adesso in questo secondo capitolo, Anarchia, che porta le vicende dello Sfogo dal chiuso della casa a un vero e proprio en plein air.
Insomma, questo di Anarchia è uno dei pochi casi in cui un seguito non solo era preventivabile ma pure auspicabile visto che tutto quello che accade nelle strade durante lo Sfogo ci era stato precluso nel primo capitolo.
Beh, il film fa centro. In realtà non è nè più nè meno di quello che si aspettava, un thriller a tratti adrenalinico che fa della violenza il suo punto di forza. Ca va san dire ovviamente, visto che dell'obbligo e dell'incitamento alla violenza parla.
Struttura particolare con quelle tre storie che poi si uniscono. Particolare perchè non si uniscono nel finale ma dopo solo mezz'ora, facendo così passare il film da una sceneggiatura alla Arriaga ad una più classica.
In realtà funziona quasi tutto.
Impossibile non tornare col pensiero al fantastico I Guerrieri della Notte, con quelle bande che nella notte si rincorrono nelle strade.
Notte, violenza, tensione, ottima caratterizzazione delle bande (fantastiche le maschere, una di quelle cose che nel cinema funziona sempre), c'è tanto di The Warriors.
Manca ovviamente però tutta la "sporcizia", la verosimiglianza, la capacità di travalicare il genere e quella sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di veramente grande che si ebbe col film di Hill.
Ho trovato dentro Anarchia curiosi rimandi a due film abbastanza recenti.
Dell'ottimo e sottovalutato Snowpiercer riprende la tematica principale (molto più esplicita che ne La notte del giudizio), ossia la netta demarcazione tra poveri e ricchi, la lotta di classe, il tentativo di trovare una soluzione per mantenere costante questo "ecosistema" per il quale i poveri devono sempre restare in un numero non troppo numeroso e pericoloso (lì lasciandoli morire di fame per uccidersi tra loro, qui creando questa notte apposita per ucciderne tanti) e persino nella rivolta di questi ultimi, là con l'avanzata vagone dopo vagone e qua con la ribellione portata avanti da quel leader nero.
Del piccolo e anch'esso sottovalutato Hostel 3 (parente povero dei primi due, quasi amatoriale, ma con dentro più idee dei precedenti) riprende invece in maniera quasi imbarazzante la scena dell'asta dei ricchi per aggiudicarsi la tortura e l'uccisione dei poveri, non solo nella sostanza, ma pure nella messinscena, con quei poracci mostrati come carne da macello e i ricconi sui tavolini a scommettere.
Anche se poi nella messa in pratica delle uccisioni i due film sono diversissimi. A proposito, ho trovato tutta quella lunghissima scena nel giardinetto dei ricchi quasi una cosa a sè, un corto dentro un film, una cosa sì carina ma del tutto scollegata a tutto quello che la precede. Si fa vedere volentieri ma fa perdere molta della tensione e dell'attenzione accumulata prima.
Comunque, sto andando inutilmente lungo.
Il film è ben girato, ben recitato, anche ben gestito, tanto da sembrare quasi 3 film in uno.
A me non son piaciuti per niente alcuni personaggi e alcuni dialoghi, francamente imbarazzanti.
E che una banda improvvisata di un fenomeno (lui sì), una ragazza nera rompicoglioni e idealista, una mamma inutile, un ragazzo deficiente e la Nikki de Lost riesca a far fuori 50 militari dell'esercito senza, quasi, farsi un graffio è un mistero glorioso.
Ma è un film coraggioso, coraggiosissimo, probabilmente uno dei più spietati contro il sistema Usa, con una critica ferocissima all'uso delle armi, al bisogno di violenza e al nascondere dietro un presunto amore e rispetto per la patria le peggiori atrocità.
Stupisce che sia stato girato ad Hollywood, davvero.
Visivamente è bello, gli spazi sono usati molto bene e ho trovato ottimo a livello di sceneggiatura quel farci fare mille ipotesi su delle possibili sorprese per poi sorprenderci con l'ovvio.
Il leader nero è davvero dalla parte dei poveri?
Quei camion sono davvero del governo?
Tutto sembrava così scontato per il sì che propendevo fortemente per il no.
Per finire ho trovato ottima la figura del padre e quel finale forse prevedibile ma costruito magistralmente con quei tre personaggi (lui, l'uomo che causò l'incidente al figlio e Big Daddy) che si "mischiano" in maniera davvero perfetta e il timido tentativo, riuscito, di dare un minimo di profondità al film.
Alla fine come nel primo capitolo la pietà, l'umanità prevalgono sulla rabbia, sulla violenza, sulla vendetta.
E' la conferma, se mai dovesse essercene stato bisogno, che la denuncia del regista è forte, e che il suo messaggio alla fine va da tutt'altra parte.
( voto 7)