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Al Cinema: recensione "Child 44"

Creato il 03 maggio 2015 da Giuseppe Armellini
Avevamo da pochissimo accennato sul fatto di come, in caso di sceneggiature derivate, il nostro giudizio non possa essere mai veramente democratico. Se abbiamo letto il libro facciamo il confronto col film (il 90% delle volte poi a rimetterci è quest'ultimo), se non l'abbiamo letto o.k, c'è il film e non ci interessa d'altro.
Però, ecco, davanti a film come Child 44 è impossibile non pensare che molti dei meriti riscontrabili nella pellicola non siano grandemente debitori della pagina scritta.
Perchè Child 44 è davvero un bel film, lo dico subito. Ma ha la sua forza in un impressionante intreccio, diacronico (nel tempo) e sincronico (nelle vicende parallele) che solo da un libro poteva venir fuori.
Ricordo come fosse ora il suo sguardo.
Era il 1992, io ero un 15nne molto affascinato da quelle vicende.
Lui è là, dietro le sbarre dell'aula di tribunale.
Il suo viso mi fa paura, sapere quello che ha fatto non fa che accrescerla.
Parlo di Andrei Chikatilo, il Mostro di Rostov, uno sei serial killer più sanguinari, pazzi e paurosi della nostra storia.
Pochi anni fa vidi un bel film italiano, Evilenko, che si ispirava a lui.
E ora c'è questo Child 44 che ha l'idea geniale di trasportare la vicenda di Chikatilo (con nomi e vicende diverse ovviamente) circa 30 anni prima, nel primo dopoguerra.
E questa scelta non è un vezzo, nè un goffo tentativo di far finta che il film, con Chikatilo, c'entri nulla.
No, perchè Child 44 è principalmente un thriller storico che vede, almeno per 3/4 della sua durata, la vicenda del serial killer soltanto lateralmente, tanto che sarebbe potuto quasi esistere senza di "lei".
Siamo nella Russia (e nell'Ucraina) del 1953.
Leo Demidov è un eroe di guerra, diventato famoso perchè è fu lui ad essere immortalato con la bandiera russa sopra il Palazzo del Reichstag appena conquistato a Berlino.
Ora, 8 anni dopo, è un Ufficiale della Polizia di Stato che ha come incarico principale quello di scovare e imprigionare i "traditori".
Parte benissimo il film, la presa del Reichstag è una scena tanto convulsa e confusa quanto ben girata e affascinante, il raid alla fattoria del traditore lo stesso.
Attenzione, state con gli occhi bene aperti perchè già in queste due scene avvengono piccole cose che avranno un'importanza davvero notevole poi. Questo è infatti uno dei grandi meriti di questa sceneggiatura, ossia aprire moltissimi cerchi, più o meno piccoli e laterali, e riuscire a chiuderli tutti, anche alcuni che noi spettatori ci eravamo dimenticati di aver visto aprire.
Child 44 è un film sulla Russia sovietica, mostrata in un modo davvero feroce. Non c'è un uomo, non c'è un militare nel film che non tradisca un altro, addirittura lo stesso protagonista, Leo, uomo comunque di valori e umano malgrado le atrocità nelle quali è coinvolto, più di una volta dovrà, per vivere e far vivere, mentire.
Tutte le vicende, dalle più grandi a quelle quasi invisibili, sono alla fine causate da piccole ripicche personali, da vendette private, da arrivismo, invidia o manie di grandezza. E' l'uomo a farla da padrone, non tanto lo Stato, dipinto comunque come un'istituzione priva di qualsiasi remora, pronto a catturare, torturare e uccidere uomini assolutamente innocenti soltanto per dimostrare che la "macchina" funziona, che la Polizia fa il suo dovere, che poi i colpevoli si trovano sempre.
Non è un caso che i 43 bambini uccisi dal killer avevano quasi sempre avuto altri colpevoli fantocci da mostrare alla piazza.
Anzi, nella maggior parte dei casi, per l'adagio "non si commettono omicidi in Paradiso" (nel senso che questo Stato è così ideale che non è possibile che uomini uccidano altri uomini) si camuffavano gli omicidi come dei semplici incidenti (in questo caso specie ferroviari, visto che il killer usava sempre i treni per spostarsi, anche con le vittime stesse).
L'omicidio è una degenerazione capitalistica, così come l'omosessualità.
Le tematiche son tante, il quadro della situazione sovietica di quegli anni viene, in qualche modo, analizzato da più punti.
Non sono certo io a poter dire se lo si faccia in maniera credibile o storicamente accettabile ma, insomma, non si fa fatica a credere che molte delle cose che vediamo siano successe realmente, e in gran numero.
Il film va avanti, si susseguono i tradimenti, gli agguati, le trappole.
Leo è un personaggio scomodo, da eliminare.
E vicino lui c'è Raissa (una grande Noomi Rapace, quasi immobile nello
sguardo, fredda, una via di mezzo tra il vivere rassegnata e il voler lottare contro tutto e tutti) in un rapporto che via via che la pellicola va avanti diventa uno dei punti di forza del film.
Perchè mai scontato, mai banale, privato di qualsiasi emozione superflua, molto complesso e tribolato, ma solo verso la fine capiremo perchè.
E del resto abbastanza sobrio e verosimile resta per tutta la sua durata il film, che non cade quasi mai in qualche concessione spettacolare (tranne l'agguato in treno, secondo me alquanto irreale nei risultati).
C'è tensione, un buon ritmo, una grande capacità di mantenere le fila, delle ottime scene e degli attori davvero in parte (ottimo Cassel, Oldman, il Considine del capolavoro Dead Man's Shoes e  anche l'attore svedese che interpreta il terribile Vassili).
Non c'è certo da gridare al miracolo ma sicuramente questa è una pellicola da guardare e rispettare.
E poi, lo lascio per ultimo, c'è Tom Hardy, un fuoriclasse.
Sembra veramente un russo, anche solo nello sguardo e nei movimenti del corpo. Un attore che ha umiltà, intelligenza, talento e occhi.
E mentre il film andava avanti, mentre il suo personaggio ogni volta di trovava davanti a prove sia fisiche che psicologiche grandissime (anche, e soprattutto con la moglie Raissa), non ho potuto non ripensare a Locke.
Alla fine, e le ultime scene lo dimostrano, Tom Hardy in questi due film ha compiuto lo stesso percorso, ha cercato di mantenere lo stesso atteggiamento, quello di comportarsi da uomo fino alla fine. Non solo, persino quello di crescere come essere umano.
E non importa se questo è avvenuto in un'ora e mezza di macchina o in 10 anni di guerre, tradimenti e morti sulla coscienza.
Conta quello che sei poi, che sia una volta sceso dalla macchina o dietro due orfane che scendono le scale è lo stesso.
( voto 7.5 )

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