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Al Cinema: recensione "Disconnect"

Creato il 13 gennaio 2014 da Giuseppe Armellini
A.S.1 (na specie de Ante Scriptum): maledico mio fratello per avere accettato il mio invito al cinema. Per colpa del film ho perso il poker del mio idolo Berardi al Milan. Ho visto l'ultimo quarto d'ora del film pensando solo agli sms che mi arrivavano da amici e parenti riguardo Berardi, quindi la recensione è inficiata da questo nel caso la trovaste sbagliata (che paraculo...).
A.S.2: stamattina alle 6 ho appreso della FANTASTICA VITTORIA al Golden Globe de La Grande Bellezza. Soddisfazione immensa, c'erano capolavori come Il Sospetto,La Vita di Adele, Il Passato, insomma quasi tutti i più grandi film del 2013. Ripropongo la mi recensione al film di Sorrentino qui
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super spoiler
Al Cinema: recensione
Film importante, credo, che merita una visione. Probabilmente è la pellicola che cerca di mettere il punto in maniera definitiva sui rischi derivanti da una delle piaghe (di cui purtroppo quasi tutti siamo vittime ma anche partecipanti attivi) di questa nostra era ipertecnologica, il fenomeno delle chat.
E lo affronta da 3 punti di vista simili ma diversi, quello della chat erotica live con webcam, quello della chat classica (in questo caso in un gruppo di sostegno per persone colpite da lutti) e quello dello scambio di messaggi, live o no, su facebook.
I pregi e i difetti stanno nello stesso aspetto, ossia nella denuncia, velata o no, che il film fa di questi nuovi metodi di interazione interpersonale. Se infatti l'accusa arriva,e arriva forte,è anche vero che lo fa in maniera un pò didascalica, sia nel fine, quello di mettere in guardia, sia nel mezzo, con delle vicende abbastanza preconfezionate.
Coppia in crisi con crisi acuita dallo scoperta di una chat di lei (tra l'altro chat affatto compromettente,anzi).
Bulletti che vessano un ragazzo dell scuola fino a portarlo al suicidio.
Solo nella terza storia, quella della giornalista, c'è una buona originalità di soggetto anche se a mio parere risulta essere quella che si dipana in maniera peggiore, tante premesse per una bolla di sapone finale.
Eppure il film funziona, e nemmeno poco.
Intanto un plauso al cast, tutto davvero in palla.Mi piace da morire Skarsgard che dopo la Justine di Melancholia si ritrova un'altra volta in un matrimonio un pò difficile...
Ma sono tutti davvero convincenti.
La storia dei due ragazzini che prendono di mira lo "sfigato" è ben raccontata, scontata nei suoi passaggi ma molto intensa e con tematiche importantissime come quelle del rapporto padre-figlio, quella dell'insicurezza e dell'instabilità che hanno i giovani d'oggi e quella della facilità con cui si può recar danno a qualcuno semplicemente scrivendo al pc. Ho trovato magnifica la scena del pranzo in cui per un motivo o per un altro tutti si alzano col proprio cellulare in mano e la madre rimane da sola al tavolo. Immagine simbolo dei nostri anni se ce n'è una. E davvero psicologicamente fortissima è la chat tra il ragazzino e il padre del suicida, probabilmente a livello di contenuto e di analisi momento più importante del film.
La vicenda della giornalista ha le premesse più potenti e qualche buon momento ma è anche quella che naufraga di più in un nulla di fatto. Il servizietto giornalistico che porta lei alla proposta di un grande network sembra davvero assurdo, il presunto innamoramento di lui idem, tutte le vicende dell' F.B.I con patate, insomma, si storce il naso più di una volta, tutto sembra troppo facile, forzato. Ma lei che non la dà al ragazzo nemmeno a morire è stata una sorpresa (ma al capo sì però eh).
La coppia è in crisi per la morte del figlioletto (e chi non lo sarebbe?) è l'episodio più controverso.Anche qua c'è qualcosa che non convince, i soldi rubati, il riavvicinamento per questo motivo (apparentemente) futile, il lottare di nuovo insieme, il riscoprirsi legati, se il messaggio doveva essere questo il fatto che avvenga attraverso una carta clonata anzichè un figlio perso è un pò inquietante. Anche qua le premesse forse non sono al livello dello svolgimento ma ho trovato questa qua come la storia più sfaccettata e ricca di sfumature, la meno standard. E la scena di quell'uomo col fucile puntato in faccia da Skarsgard mentre lei gli urla di non farlo e di quanto quell'uomo ha sofferto a me ha colpito moltissimo.
Poi avviene il collasso, la prevedibile unione delle tre storie (che a volte si sfiorano anche durante il film). Ma non è un collasso diretto,le storie non si incontrano o intersecano, ma è un collasso in montaggio analogico. E questo, forse, è il momento migliore del film. Per 10 secondi si ha la sensazione di assistere a 3 tragedie contemporanee, tragedie che invece non saranno tali.
Ma sarebbe sbagliatissimo credere a tre happy ending.
Affatto.
Qua c'è un ragazzino che forse morirà.
Là un altro che continuerà a vendere il suo corpo e una giornalista che comincerà a farsi molti esami di coscienza.
E poi una coppia che si è riscoperta ma che rimarrà, forse per sempre, fragile come un cristallo, pronta a rompersi.
Una cosa è certa.
Tutti abbiamo a che fare con questo mostro.
Tutti ormai usiamo più le dita su dei tasti che per cingere mani altrui.
Tutti siamo sempre più connessi a questa magnifica, insostituibile, terribile e disumana rete.
E più siamo connessi più siamo sconnessi dalla vita vera.
Disconnect.
Già.
( voto 7 )

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