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Al Cinema: recensione "Ex Machina"

Creato il 04 agosto 2015 da Giuseppe Armellini
Cinema: recensione MachinaIl mito di Frankenstein ai tempi delle intelligenze artificiali.Un piccolo grande film per riflettere sul vero e sul finto, sulla perfezione della macchina e sulla superiore, perfetta, imperfezione umana.
Presenti spoiler everestiani.
Una specie di capanna dismessa persa in mezzo ad una natura di devastante bellezza, ettari di valli, montagne e cascate.
Dopo la capanna però entriamo in una casa che fa a gara di bellezza con la natura che la circonda.Dentro ci vive un uomo, uno dei più grandi geni della terra.Si sa, il genio quasi sempre ha vissuto l'isolamento, voluto o forzato. Che quando la tua mente va oltre è difficile poi convivere con la quotidianità degli altri.In questa reggia incastonata in un bracciale di montagne questo genio sta creando, una dopo l'altra, delle intelligenze artificiali in forma umana, femminile, perchè se è vero che comunque intelligenze artificiali restano, l'obbiettivo è renderle più vicine all'uomo possibile, e l'uomo è anche genere, l'uomo è anche sessualità, e perchè loro, un giorno, non possono vivere anche questo?Un giovane programmatore viene invitato dal genio per testare il suo ultimo prototipo, Ava, un androide bellissimo con un volto che ricorda la Portman.L'obbiettivo del test è capire se questo prototipo riesce a farti dimenticare di trovarsi davanti a qualcosa di artificiale.L'obbiettivo è capire se riesci a confonderla per un essere umano.
La tematica delle intelligenze artificiali, del loro avvicinarsi sempre di più a "noi" uomini è affascinantissima, ma di certo non nuova.Garland, già sceneggiatore di fantascienze molto umane, come Sunshine e Non lasciarmi, riesce però, al suo primo film, ad immergerci in qualcosa che comunque sembra nuovo, originale, personale.Forse uno dei difetti di Ex Machina è addirittura nel suo metter dentro troppi concetti interessanti, troppi dialoghi brillanti, troppa "intelligenza", tanto che arrivi alla fine del film che quasi ti sei dimenticato di alcune sequenze o dialoghi veramente notevoli.Anche perchè, e forse questo è un suo secondo piccolo difetto, Ex Machina è talmente bello nel suo incipit, talmente interessante nel suo incedere, talmente carico di promesse e possibili sviluppi che poi, nei 20 minuti finali, forse, delude anche un pò. Nel cinema, legge che sanno tutti, un grande finale ti fa dimenticare di tutto il brutto che hai visto prima, un brutto finale ti fa dimenticare di tutto il bello che hai visto prima, un discreto finale (come questo) ti fa "solo" dispiacere un pò di aver avuto tra le mani un film che flirtava col mezzo capolavoro senza poi andare all'appuntamento.
Cinema: recensione Machina
Sono due le riflessioni più belle che affronta Ex Machina.La prima riguarda l'intelligenza, ma non tanto in maniera "meccanica", legata al plot, tanto quanto nel capirne l'essenza.Cos'è l'intelligenza? Non è certo capire tutto, come fa Ava, Non è certo sapere tutto, come sembra sapere Ava, Non è certo saper affrontare discorsi complessi e difficili, come riesce a fare Ava. O meglio, non è solo tutto questo. L'intelligenza è l'ironia, l'intelligenza è la curiosità, l'intelligenza è il saper fingere, l'intelligenza è usare la mente per raggiungere un obbiettivo, l'intelligenza sono tutte quelle "applicazioni" che difficilmente un programmatore riesce a darti. Ava, e il finale lo dimostra, non ha un'intelligenza artificiale, ha un'intelligenza umana, con tutti i pro e i contro che ne conseguono.E mi allaccio così alla seconda tematica principale, l'umanità. Ovviamente impossibile non citare lo splendido aneddoto raccontato nel film, quello di Mary e della sua stanza in bianco e nero. Mary sa tutto dei colori, probabilmente è la persona che al mondo ne sa di più. Ma solo quando esce per la prima volta dalla sua stanza in bianco e nero, solo quando vede realmente i colori può "viverli", sentire l'emozione che le lasciano addosso. Questo è l'uomo, quello capace di andare oltre i dati, quello capace di sentimenti, quello a cui accadono cose non preventivate o preventivabili, non scrivibili, non programmabili, le emozioni appunto.
Cinema: recensione Machina
E il film racconta queste cose in maniera perfetta, dolce, intelligente, convincente.
In realtà le tematiche presenti sono molte di più, dal controllo delle nostre vite da parte dei "motori di ricerca" al ruolo della donna sfruttata, dal concetto di libertà a quello di limiti etici.A me ha ricordato da morire Frankenstein. C'è un creatore che vuole superare i limiti umani, c'è una creatura che nasce, c'è questa creatura che apprende tutto degli uomini, financo le emozioni, ma che vorrebbe qualcosa di più, vorrebbe vivere, e non restare imprigionata nella sua condizione di "anormale", c'è la ribellione definitiva al suo creatore.Non si può biasimare Ava e la sua voglia di vivere, non possiamo odiarla per le sue bugie ed i suoi inganni. Ava, e il genio l'aveva capito, era un prototipo talmente avanzato da assomigliare sempre di più a noi uomini, calcolatori, vogliosi di cambiamenti, sognatori, cinici.Odiare Ava significa odiare noi stessi.E il giovane programmatore non è altro che uno dei tanti uomini feriti che esistono al mondo, ovvero tutti, chi più chi meno. Uscirà da lì, nessun problema, e riprenderà la propria vita.Quindi io tornerei su di lei, su questa dea creata dal nostro genio e pronta ad unirsi a noi in modo paritario, pronta ad esaltarsi e soffrire, amare ed esser tradita.
Cinema: recensione Machina
Quando Ava lascia la "base" la mente non è potuta non andare a quel capolavoro di Truman Show.Truman trova la porta dell'uscita, può finalmente lasciare la scatola artificiale dove è sempre vissuto. E' vero, e anche il suo "creatore" dalla Luna glielo dice, là fuori ci sono pericoli, là fuori c'è gente che non lo amerà come qui, là fuori non sarà protetto.Sì, ma la vita non è un programma, nè televisivo come per Truman nè informatico come per Ava.La vita è un tappeto elastico gonfiabile. Farai salti altissimi ed altri bassissimi, a volte cadrai ed altre toccherai il cielo con un dito, altre ancora il salto sarà così sbagliato che finirai fuori, nel prato, e ti farai molto male.Ma finchè quel gonfiabile esiste sempre meglio saltarci sopra che vivere una vita di artificiali salti rassicuranti.Ava esce, si dimentica di salutare con un "casomai non vi rivedessi buon pomeriggio, buonasera e buonanotte" ma poco cambia.E' fuori, in una strada affollata.
(voto 7.5)

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