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Si sentiva davvero il bisogno di riproporre al nuovo pubblico, il pubblico del 3D e degli attori sostituibili dalla CGI, dei vecchi pupazzi finiti nel dimenticatoio da non so quanti anni?
La risposta è:
"Sì"
Nella vita bisogna sempre guardare avanti, rimboccarsi le maniche, fare di tutto perchè i nostri prossimi giorni e quelli di tutte le persone cui vogliamo bene siano i migliori possibili. Ma è innegabile come la malinconia, l'amara presa di coscienza che tutto quello che è passato non sarà mai più, sia uno dei sentimenti che più spesso e più inaspettatamente ci troviamo ad affrontare. Per questo rivedere Kermit, Miss Piggy, Animal, Gonzo e tutti gli altri straordinari personaggi dei Muppets credo che per molti possa essere qualcosa che fa bene al cuore.
E l'intelligenza dell'operazione, oltre all'istanza di far conoscere i Muppets a chi non ne avesse mai sentito parlare di loro, sta nell'idea che sta in fondo alla trama del film.
I Muppets sanno di non piacer più, le loro Luci della ribalta si sono spente già da tempo. Un loro grandissimo fan, Walter, scopre che un miliardario distruggerà il vecchio teatro dove si esibivano i suoi idoli. Decide di cercarli, farli rimettere insieme e metter su un nuovo grande spettacolo (ricorda molto una indimenticabile puntata dei Simpson, quella del ritorno di Krusty "fate entrare i clooooooown"). Loro accettano.
Per salvare il teatro, ma forse, per salvare sè stessi.
Walter è anch'esso un pupazzo. Si sente diverso dagli altri, non cresce mai nemmeno di 1 cm mentre suo fratello Gary, uomo a tutti gli effetti, diventa 1 metro e 80. Il film affronta con grande classe e dolcezza una tematica difficile come quella della diversità, o se vogliamo, dell'handicap fisico. Walter riconosce nei Muppets se stesso, il suo amore verso di essi ha radici molto più profonde di quelle del semplice fan televisivo.
I Muppets stessi si rendono conto che da soli valgono poco e niente, che l'unica loro forza è lo stare insieme (Lost?), il cercare di rivivere gli straordinari tempi che furono.
E così tra risate fragorose, canzoni (è un semi-musical) a tratti irresistibili, trovate geniali (il viaggio attraverso la mappa, il montaggio veloce per il reclutamento, grande metacinema) e più di un momento in cui lo spettatore viene assalito da una malinconia incredibile, ripensando a quando ancora ragazzino si metteva davanti alla televisione a vedere rane e orsi di pezza che lo facevano ridere, che lo facevano ridere tanto, arriviamo così al grande spettacolo finale. Le lancette tornano indietro, il cinema si trasforma in tv a tubo catodico, il teatro si riempe e i Muppets fanno quello che sanno fare.
Poi, mestamente, non avendo raggiunto l'obbiettivo di salvare il teatro, camminano per le file della platea dirigendosi all'uscita. E a me piace pensare che tutte quelle persone nella platea vedano sfilare vicino a loro un pezzo della nostra storia, della storia dei loro padri e dei loro nonni. Forse avrebbero dovuto alzarsi in piedi al loro passaggio. Poi fuori succede l'incredibile ma quello è cinema americano, è l'happy ending per emozionarci un pò, è il potere e l'irrealtà di questa magnifica arte. No, i Muppets purtroppo sono quelli che si avviavano all'uscita, è da ricercare lì la vera emozione, sono un gruppo di personaggi probabilmente sconfitti per sempre ma che hanno in 1 cm quadrato di pezza tutto quel cuore e quell'anima che tutti i milioni di euro del cinema moderno (e non solo nel cinema, anche nella vita) non potranno mai comprare.
E adesso devo chiudere. Ci sono quei due vecchietti in galleria che non mi sopportano più.
( voto 8,5 )
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