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Al Cinema: recensione "Il Figlio di Saul"

Creato il 26 gennaio 2016 da Giuseppe Armellini
Al Cinema: recensione
Un uomo in un campo di concentramento.
Intorno a lui tutto è sfocato, tutto è morte e tutto è minaccia.
A quell'uomo di sopravvivere non interessa nulla.
L'unica sua nuova ragione di vita ha a che fare con un piccolo corpo e con un miracolo che qualcuno non ha voluto rispettare
presenti spoiler
Il viso in primo piano, sempre.
In secondo e terzo piano un mondo sfocato, un  mondo fatto di gente che dà ordini e altri che li ricevono, un mondo di urla, di bisbigli, di rumori, di dolore, di barbarie.
Saul è un Sonderkommando, un deportato costretto a collaborare con quelle bestie là.
Loro si spogliano, finalmente una doccia, pensano. Dopo la doccia vi sarà offerto del thè dice uno dei nazionalsocialisti.
Le porte si chiudono pesantemente, Saul è costretto insieme agli altri deportati "protetti" come lui a tenerle ancora più serrate. Pochi istanti e dentro si sentono grida, mani che sbattono sulle porte, disperazione.
Non vedremo niente, sentiremo soltanto. Del resto ne Il Figlio di Saul quasi tutto avviene fuori campo, le grida di chi invece che acqua ricevette gas, gli spari, il rumore del fuoco che brucia "pezzi d'uomo", tutto.
In campo c'è quasi sempre soltanto lui, Saul e il suo viso, nient'altro.
Tutto il resto è perso nel mondo fuori dall'inquadratura o in quello sfocato dentro di essa.
Al Cinema: recensione
La doccia è finita.
Qualcuno tossisce.
E' un ragazzino, ancora incredibilmente vivo. Ma il suo destino non è quello, il suo destino era fare la fine degli altri. E la fine degli altri farà.
Saul vede la scena.
E comincia un altro film, il vero film. Perchè se questa fosse stata una pellicola semplicemente sui campi di concentramento sarebbe stata un gran pellicola sì, ma mica diversa da tante altre in realtà.
Certo, il formato è particolare, certo c'è quello sfocamento, certo, ci sono una serie di piani sequenza da perdere il conto. Ma se il come era diverso il cosa era visto e rivisto.
La magia di Saul sta in quel corpo di ragazzo, in quel figlio di Saul. Alla fine il contesto poteva pure essere diverso.
Figlio vero, dice lui.
Ma no, noi abbiamo la sensazione che in realtà non lo sia. Anche se quel suo cercare continuamente nei vestiti carte d'identità ungheresi ci fa venire più di un dubbio.
E' che Saul ha assistito ad un miracolo. E i miracoli non vanno cancellati, vanno preservati. Quel ragazzo è tante cose insieme, è un eroe, è simbolo della forza della vita, è una speranza.
Una speranza che è stata poi subito vanificata sì, ma in quei pochi secondi è stata potentissima.
E poi è quello che è, un ragazzo. E se già gli uomini adulti non sono fatti per essere uccisi figuriamoci un ragazzo.
Al Cinema: recensione
E' come se Saul in quel ragazzo trovi una ragione di vita che lo accompagni in questi ultimi giorni.
Perchè anche Saul sa che la sua, di vita, ha una scadenza ben precisa.
Film difficilissimo, opprimente, claustrofobico.
Buffo che l'abbia visto dopo Revenant.
Anche qua abbiamo un uomo solo, anche qua abbiamo una disperata lotta per qualcosa. E anche qui le lotte hanno a che fare con la sopravvivenza e con un figlio.
Ma se nel film di Inarritu tutto era giocato sull'allargamento ne Il figlio di Saul abbiamo invece un restringimento così radicale da sentirci oppressi, senza respiro, continuamente minacciati.
E forse nemmeno qua riusciamo ad emozionarci, è vero. Ma sentiamo qualcosa dentro di molto molto forte.
Non ci può essere emozione in un'apnea.
Non c'è un solo secondo di tregua per Saul, nessuna zona franca. Nei campi puoi solo trovare rari momenti per parlare e il parlare è sempre sussurro. Intorno a Saul muoiono persone, in tutti i modi. E lui sembra quasi impassibile, un misto tra rassegnazione e forza di volontà.
Sembra quasi assurdo che in quel mondo in cui la morte ti circonda continuamente e in cui in quelle zone sfocate c'è sempre un pericolo ci sia questo uomo che se ne gira quasi a casaccio, rompendo più volte le file, per cercare un rabbino che lo aiuti a seppellire un corpo.
C'è qualcosa che non torna in questo comportamento.
Come trovarsi in una folla che scappa dalla morte e preoccuparsi di qualcosa che con quella morte e la tua vita da preservare non c'entra nulla.
Eppure quando hai una ragione di vita, qualcosa a cui vuoi dare per forza un senso, la coerenza non esiste più.
E in quella terribile e magnifica scena al buio con quei corpi nudi che si avvicinano a delle fosse rischiarate da fuochi, la pazzia di Saul è così evidente che si spoglia ed è pronto a morire senza nemmeno lottare.
Solo per avere la minima speranza che qualcuno possa seppellire quel corpo.
Saul è impazzito con un miracolo.
Pseudo soggettive che poi si perdono e finiscono sempre frontalmente a Saul (attore pazzesco), un paio di false soggettive bellissime, rarissimi momenti in cui non vediamo il nostro protagonista ma solo quello che gli accade vicino.
E quella X dietro la schiena che sembra un obbiettivo quando in realtà è una lettera che lo preserva.
E quel bellissimo momento, quasi sospeso nel tempo, con quella ragazza.
E l'ascensore che porta ai forni, lassù.
E la già citata scena delle fosse, impressionante bellezza in un caos indefinito.
E poi la rivolta che porterà a qualcosa che in un campo non avevamo visto, delle foglie, degli alberi.
Siamo fuori, ci siamo finiti senza nemmeno accorgercene.
Al Cinema: recensione
Lo sapevamo che non era un rabbino, forse lo sapeva pure Saul ma quando sei pazzo e innamorato di tante cose non ti accorgi.
Innamorato sì.
Che l'amore è tante cose.
L'amore è anche fuggire con un fagotto che ha dentro un miracolo.
Siamo in acqua, in una scena di indescrivibile bellezza.
Eppure in realtà ci sarebbe solo un volto che affiora, nient'altro.
Il fagotto è perso e forse va bene così, l'acqua lo porterà più lontano possibile da quel mondo in cui l'uomo è così animale da non rispettare nemmeno i miracoli.
Dicevamo di Revenant.
Dicevamo dello sguardo in macchina di Di Caprio.
Anche qua ce ne sarà uno, anche qui finale o quasi.
Un sorriso. Un sorriso che potrebbe dire tante cose. Un sorriso un pò beffardo.
Un ragazzo volevo salvare, uno di quelli della parte sbagliata di questo mondo sbagliato.
Un ragazzo ci ha visto, biondo e paffutello come lo sono quelli della parte dominante.
Che buffa cosa avrà pensato Saul.
E mentre assistiamo a quella corsa finale, ultima meravigliosa scena di un film difficile da commentare, mentre assistiamo a quella corsa finale ci sono rumori inconfondibili.
L'ultimo fuori campo di morte.

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