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Al Cinema: recensione "Il Sospetto"

Creato il 10 gennaio 2013 da Giuseppe Armellini
presenti spoiler, rece lunghissima perchè il film è un capolavoro, astenersi dal leggere persone dotate di cervello.

Il Sospetto è il mio. Quello che probabilmente ho visto il più bel film dell'anno già il 9 Gennaio.
E ringrazio il cielo che una multisala di qua l'abbia recuperato in singola data come rassegna d'autore.
E ringrazio il cielo di esser stato da solo al cinema per poter vivere liberamente una delle più intense, emozionanti e massacranti visioni di questi ultimi anni.
Il tema della piccola comunità e dei danni che può arrecare mi ha sempre affascinato.
Mi vengono in mente tre esempi diversissimi tra loro ma che analizzano in modo spietato tutte quelle dinamiche, tutti quei retaggi culturali, tutti quei pregiudizi che aleggiano, purtroppo, in queste comunità ristrette.
Tre film che per motivi diversi ho amato moltissimo poi: Dogville, Calvaire e Il Vento fa il suo giro.
Beh, Il Sospetto è superiore a tutti.
Lucas lavora in un piccolo asilo di un non meglio precisato piccolo paese nordico, danese per la precisione.
Un giorno, per semplice ripicca, una bimba lo "accusa" di averla molestata.
Lucas è innocente.
Sarà un'inferno.
Raramente ho fatto così fatica nella visione di un film.
Un malessere incredibile -un misto di rabbia, speranza, incredulità, tristezza- mi ha accompagnato fino, e ben oltre, i titoli di coda.
Il problema è che sto film è perfetto, c'è poco da dire.
Come tratteggia questa pellicola i caratteri dei propri personaggi e le relazioni tra di essi è qualcosa di incredibile. Ovvio il merito anche di un cast in stato di grazia con, ovviamente, su tutti un monumentale Mads Mikkelsen ( il One-Eye di quel quasi indecifrabile film che è Valhalla Rising). Ma gli altri non sono da meno, suo figlio, i suoi due migliori amici, la bimba, la direttrice dell'asilo, chapeau a tutti.
La vicenda ricorda moltissimo quella vergognosa pagina di cronaca italiana che è Rignano Flaminio, quei bimbi molto probabilmente aiutati e manipolati dai genitori a sputtanare, incolpare e rovinare le maestre di quell'asilo.
Lucas sarà messo all'indice, tutto il paese non passerà nemmeno per la fase del sospetto ma direttamente a quella della certezza che lui sia un pedofilo. Non solo, dall'accusa di una sola bimba si arriverà a quella di molti altri. Lucas è un uomo buono, puro, semplice. Inizialmente non riesce a reagire tanto assurde e infamanti sono le accuse rivoltegli (sta lì in silenzio, il suo atteggiamento è così passivo che può davvero esser scambiato per colpevolezza), poi la sua dignità di individuo lo porterà a una ribellione (e a due scene di una bellezza disarmante).
Sceneggiatura fantastica sorretta da dei dialoghi veri come pochi e da delle sequenze di un'intensità pazzesca.
Ma sono i personaggi a fare la differenza.
Lucas, un uomo che da un giorno all'altro si ritrova ingiustamente etichettato come mostro, malato. E' un inferno così vero, tangibile e al contempo così assurdo che arriviamo a un livello di empatia rara nel cinema.
Klara, la piccola bimba che inconsciamente fa iniziare tutto. Impossibile colpevolizzarla, per lei era poco più che un capriccio di pochi secondi. Saranno gli adulti a manipolarla.Come tutte le bimbe Klara è innocente.
Theo, il migliore amico di Lucas è un personaggio indimenticabile, un uomo che per difendere sua figlia non può non preoccuparsi e temere che tutto sia vero ma che sotto sotto lui sa che quell'amico è una persona perbene. Sarà travolto dal paese e dalla moglie ma il suo dubbio è una delle più belle caratteristiche del film e colonna portante della sceneggiatura.
Marcus, il figlio di Peter, anche lui tratteggiato in modo così vero e delicato da alzarsi in piedi. Rappresenta la parte più ribelle di Peter, quella di un ragazzo pronto a far di tutto per difendere il padre. La scena della visita a casa di Theo è straordinaria, così violenta, intensa, disperata. E quello sputo a Klara...
Pur essendo essenzialmente un film di atmosfera e intensità (quella malata, sporca di un certo cinema nordico, Von Trier in testa, ma del resto Vinterberg, il regista di questo strepitoso film, era uno dei Dogma) Il Sospetto regala una serie di sequenze strepitose.
Alla già citata scena del figlio impossibile non aggiungere le due sequenze che raccontano il cambiamento di Peter, la voglia di dimostrare a tutti che lui non deve vergognarsi di nulla, la sua ribellione. Parlo del supermercato, di quel ritorno lì dentro sanguinante e ancor più della Chiesa, roba da cinema di livelli altissimi.
Lì dentro c'è tutto il paese, è Natale, Peter sfida il mondo intero ed entra. Lo sguardo che per due volte manda indietro a Theò ha una potenza non descrivibile, io avevo la pelle d'oca. Sono contento che sia stato preso per la locandina. Credo che sia la scena madre del film e uno degli sguardi più intensi e carichi di significato visti recentemente al cinema.
Ma poi Vinterberg completa il suo capolavoro con quelli che a me piace definire 3 finali di uno stesso film.
Poteva essere finale, un finale aperto, Theò che guarda mangiare Lucas a casa sua. Noi sappiamo cosa è successo nella testa di Theò ma non avremmo potuto sapere il poi. Sarebbe stato un finale magnifico, sospeso.
Poteva essere finale, un finale stavolta positivo, Lucas che prende in braccio Klara. Anche qua l'emozione è forte e il cerchio si sarebbe chiuso così perfettamente da batter le mani.
Sarà invece finale, un finale più amaro ma forse più giusto, quello sparo, quell'immaginazione.
Da vicende così non si tornerà mai più quelli di prima, impossibile.
E i demoni non verranno mai scacciati completamente.
Lucas, il tuo inferno non è finito.
Nè mai finirà.
Ma sono fiamme e sofferenza sotto un cielo almeno ora stellato.
( voto 10 )

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