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Al Cinema: recensione "Leviathan"(2014)

Creato il 12 maggio 2015 da Giuseppe Armellini
Al Cinema: recensione
Questo film fa parte de La Promessa (5/15)
Serve a poco conoscerne le connotazioni bibliche.
Nè quelle filosofiche.
Nè quelle storico politiche.
Perchè quanto è grande il mostro lo vedi da solo.
Eppure Kolya, brav'uomo tutto lavoro e neuroni che saltano, dentro la bocca del mostro c'era finito sin dal principio, ma mica se n'era accorto.
Che stava lì. a dimenarsi, a lottare, a dire che lui dentro quella bocca non ci sarebbe mai finito, anzi, ci avrebbe piazzato una bomba e l'avrebbe fatta scoppiare.
Solo alla fine, quando la bocca s'è chiusa, quando ha visto il muro di denti davanti a sè, e l'odore marcescente e il buio, solo allora ha capito che era stato inghiottito.
E allora a quel punto l'unica cosa da chiedersi sarà soltanto dentro quale bocca si sia finiti.
Che il mostro mica c'ha una sola testa, no, perchè a volte le creature mitologiche si accoppiano e formano figli ibridi. E il Leviathano ha corteggiato l'Idra, magari usando anche le maniere forti, che lui è bello grosso e la più terribile di tutte le creature, magari c'è stato uno stupro, che ne so, ma quello che conta è che inseminazione c'è stata e un figlio è nato, un mostro marino terribile, gigantesco e a più teste.
C'ha quella religiosa, con in testa il buffo copricapo dei Patriarca, quella religione dogmatica che ogni volta farà crollare ogni tuo dubbio umano dietro a verità imprescindibili scritte nei testi.
C'ha quella giudiziaria, di quei giudici che leggono, più veloci di Bonolis, sentenze che paiono giù scritte. Un fiume di parole ipnotico, vuoto per quanto pieno, solo una veloce e ridondante forma di una sostanza che conosci già.
C'ha quella della polizia, un branco di burattini mossi dalle altre teste, ma anche loro sono forti, e ti possono distruggere, magari anche costruendo un teatrino di menzogne per fare in modo di dire che l'ha uccisa te, proprio te, quella donna che in qualche modo era l'unico ultimo tuo legame con il resto dell'umanità.
Al Cinema: recensione E c'è poi quella politica, di un sindaco che pare grugnire invece di parlare, sbafarsi al posto del
mangiare, un essere con pochi connotati umani e con così tanti scheletri nell'armadio che è dovuto traslocare da più e più case. E, la cosa incredibile, è che nemmeno noi spettatori sapremo mai quali sono quei terribili scheletri, perchè la creatura è così forte che supera anche i confini cinematografici, e noi stessi ne diventiamo vittime. Nemmeno a noi è data la possibilità di conoscerla e dominarla.
Ma te, Kolya, bevi un'intera bottiglia di Vodka e credi che il tuo amico avvocato dentro quelle teste non ti ci farà entrare, anzi, novello Chef Tony le taglierà tutte in un'unica volte, guardate che lama signore, guardate, non faccio nessuno sforzo e le teste volano tutte via.
Poi bevi un'intera bottiglia di Vodka e pensi che tua moglie, che sì, è vero, ha quel viso così represso e infelice, ma lo sai che ti starà sempre vicino, e pensi che anche grazie a lei alla fine ne uscirete vincitori.
Poi bevi un'intera bottiglia di Vodka e guardi tuo figlio, ribelle ma lucido, un ragazzino che nella vita ha avuto più shock che ricevuto baci, e pensi che il futuro ora cambierà.
Poi bevi un'altra bottiglia di Vodka e ti accorgi che sono proprio le persone che dovevano aiutarti a sconfiggere il mostro quelle che spingeranno i tuoi piedi, l'unica parte rimasta fuori, dentro quella bocca.
Al Cinema: recensione E così ti trovi solo, pieno di bottiglie di Vodka in corpo e definitivamente sconfitto.
E alla fine, dentro quel buio, pensi che allora l'Uomo conti ancora qualcosa, che lo Stato, la Legge, la Polizia e la Religione sono sì la creatura che un piccolo uomo che beve bottiglie di Vodka non potrà mai distruggere, ma che alla fine, in qualche modo, è colpa nostra se ci finiamo dentro, nostra.
E invece no caro Kolya, perchè l'errore umano fa parte dell'essere umano, è imprescindibile da esso.
Ed è proprio dei nostri errori, dei nostri sbagli, delle nostre infinitesimali colpe che si nutre il mostro.
Anche se non riusciamo a identificarle, anche se non riusciamo a capire come possano averci portato a quel punto.
Lo scriveva anche qualcuno a Praga un secolo fa.
C'è una chiesa diroccata, ce n'è invece una lucente e sfarzosa con un Cristo che vede tutto, ci sono relitti, c'è freddo. c'è un mare che se ne sta sullo sfondo, incapace di decidersi se mostrarsi minaccioso o amico.
C'era un barbecue dove sparare a Stalin e mangiare spiedini. Ma quella mattina il programma cambiò.
E ci sono due corpi sulla spiaggia.
Uno è lo scheletro gigante di un mostro che non aveva più voglia di stare in mare, il suo posto adesso è tra noi.
L'altro è qualcuno che conosci.
Rimangono centinaia di bottiglie di Vodka da scolare, nient'altro.
E il mostro che per una buona volta si fa vedere in giro, spogliato di metafore.
Anche se, a ben vedere, quella sembra proprio una ruspa.

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