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Al Cinema: recensione "Lo Sciacallo" (The Nightcrawler)

Creato il 16 luglio 2015 da Giuseppe Armellini
Un grande film che è identico al suo personaggio principale.
Nero, determinato, immorale.
Se hai un obbiettivo fai di tutto per perseguirlo.
Moltissimi film poggiano tutta o gran parte della loro forza in un unico personaggio.
A volte per la riuscita dello stesso, altre per quella dell'attore che lo interpreta.
Ecco, ne Lo Sciacallo abbiamo entrambe le cose, un grandissimo personaggio, scritto in maniera mirabile, e un attore del quale ormai sta diventando pleonastico tessere le lodi.
Soffermiamoci quindi un attimo in più sul personaggio.
Una delle leggi non scritte sulle caratterizzazioni vuole che qualsiasi ruolo scrivi, anche il più nero e malvagio, abbia o un punto di rottura o una leggerissima sfumatura che ce lo rende più umano. Senza arrivare ad estremi come la "bontà della bestia" (in quanti film si scopre poi che il cattivo alla fine aveva lati commoventi o molto umani?) comunque anche nei personaggi più negativi una minima minima crepa la trovi sempre, lo stesso Joker di Ledger sembrava averla.
Ecco, Lou Bloom di sfumature non ne ha, di passati tragici che lo assolvono non ne sappiamo niente, di umanità non ne mostra mai, nemmeno una minima stilla, e non parlo di mostrarla evidentemente ma anche di farcelo almeno percepire tra le righe.
Lou Bloom è una macchina, un robot.
E il programma che hanno caricato in quel robot è quello del successo a qualsiasi costo.
Ecco, immagino che come tematica principale de Lo Sciacallo tutti avranno indicato quella del cinismo e immoralità del "sistema" televisivo e dell'informazione.
Oppure la necessità del pubblico di avere qualcosa di sempre più estremo, sempre più disturbante, sempre più voyeuristico.
Che poi una inficia l'altra in realtà, più il pubblico (share) vuole quello più le tv sono immorali, più le tv sono immorali più il pubblico inizia a voler quello.
Ci mancherebbe, Lo Sciacallo parla di questo.
Ma io credo che la base principale sia un'altra, ovvero l'arrivismo di Bloom.
Credo che questo sia un film simbolo di quel genere di persone completamente plagiate da uno dei cancri degli anni 2000, ovvero l'assoluto bisogno di successo. I corsi di autosmima, quelli di management, quelli di formazioni di individui spersonalizzati che devono raggiungere solo obbiettivi.
Step by step.
Non è un caso, fateci attenzione, che Bloom parli solo e soltanto con frasi fatte, con dottrine, massime e insegnamenti tipici di questi corsi. Fare squadra, avere autostima, eliminare qualsiasi ostacolo al raggiungimento del proprio obbiettivo, creare strategie per realizzarlo.
Nel film non c'è una, dico una sola frase di Bloom umana o di vera condivisione con un'altra persona, ma neanche una di circostanza, convenzionale, non preparata a tavolino.
E qui torniamo al personaggio senza alcuna sfumatura, al robot.
La tv, l'immoralità del nuovo lavoro che trova, i servizi giornalistici e tutto il resto sono solo uno dei campi dove poteva finire Bloom. Per questo la considero tematica secondaria.
Lo dice lui stesso ad un certo punto, parlando di possibili passioni o attività che interessano alle persone per far successo. Dice che si sta accorgendo che quella attività gli sta piacendo e ci è portato, ma alla fine noi sappiamo che c'è arrivato solo per caso.
Questo quindi è un film che non solo ha Bloom come unico e vero protagonista, ma che anche narrativamente segue solo e soltanto lui.
Una lunga linea retta, senza flash back, senza vie laterali, che sale sempre più su più l'ambizione e il successo di Bloom aumentano.
Il film è bellissimo, forse andava detto entro le prime 40 righe in effetti.
Ma ha dei problemi.
Quello più importante, e diffuso quasi a metastasi in varie zone, è quello del suo eccesso.
Eccessivo è di suo Bloom, ovvio, ma questo è solo un pregio e ne abbiamo già scritto abbastanza.
Ma eccessivi sono i suoi comportamenti, non tanto per i comportamenti in sè, in linea col personaggio, ma per poterci far credere che siano verosimili. Va bene filmare tutto senza alcuna remora ma si arriva a degli eccessi (andare in casa delle vittime più volte) che molte volte cozzano con una verosimiglianza molto importante per questo film.
Ed eccessivi poi sono i passaggi successivi, ovvero la messa in onda di quei filmati. Tutto abbastanza palusibile, tutto fotografia di un mondo aberrante che non possiamo certo disconoscere, ma quasi tuti un filo oltre il limite.
Ad esempio una delle scene più belle, la "telecronaca" in diretta dei due giornalisti sul filmato del triplice omicidio è da pelle d'oca ma francamente inverosimile.
E non si capisce come polizia e garanti vari (specie quelli della televisione) permettano tutto quello che vediamo nel film.
Peccato, perchè si poteva arrivare alla stessa forza critica anche con un briciolo più d'attenzione.
Rimane un grande film, con un Gyllenhall che è tutto occhi, lucenti e acquosi nella notte, un finto sorriso che ti fulmina, delle finte frasi che ti disorientano, una determinazione che non lo porterà a fermarsi davanti a niente.
In pochi mesi riesce non solo a far carriera ma a farsi chiedere favori da persone alle quali doveva soltanto chiederli lui.
Ricorda un pò quella meraviglia de Il Profeta in effetti. Personaggi molto diversi ma percorsi simili, dettati da "studio", furbizia, capacità di imparare in fretta, cinismo.
Sposta i morti per avere inquadrature migliori, entra in casa di famiglie trucidate, causa morti lui stesso (anche se vedere manomettere freni la mattina e poi quell'incidente mortale di notte è una forzatura incredibile), manipola le persone come vuole.
E' una macchina, l'abbiamo detto, non un uomo.
Peccato per un finale affrettatissimo che oltre ad essere troppo ellittico (ma dai, se la cava così?) smorza del tutto una tensione che dal ristorante con gli ispanici in poi s'era fatta quasi insostenibile, in 20 minuti di cinema di livello altissimo.
Ma proprio prima della fine c'è una inquadratura, magari passata sottotraccia, che secondo me oltre ad essere bellissima è metafora di tutto il film.
Loro, lui e la cougar della televisione, sono faccia a faccia uno di fronte all'altro, estasiati dall'ultimo video di Bloom.
Dietro di loro in secondo piano il fermo immagine dell'amico morente che pare guardarli.
Quel bravo ragazzo sta morendo dietro di loro, simbolo di tutte le vittime sciacallate.
Sembra quasi chiedere aiuto.
E loro intanto quasi si baciano.
"Meraviglioso" dice lei, "meraviglioso"

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