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Al Cinema: recensione "Solo Dio perdona (Only God forgives)"

Creato il 01 giugno 2013 da Giuseppe Armellini
Rino Tommasi direbbe che la mia statistica con Refn è troppo giovane per aver valore. Nel senso che io del
talentuosissimo regista danese ho visto soltanto le ultime due opere, l'indecifrabile e affascinante Valhalla Rising ( a mio modo di vere la miglior fotografia nel cinema recente) e il meraviglioso Drive, anche questo in qualche modo film unico nel suo genere.
Insomma, vado a vedere Only God Forgives con un 2 su 2 mica da ridere.
Beh, sono rimasto deluso, e non poco.
Credo che Refn abbia voluto firmare il suo capolavoro lasciandosi trasportare un pochino troppo dal suo talento.
Il film racconta la vendetta della vendetta della vendetta della vendetta, un incredibile domino di conti da regolare nello scenario ora putrido e fatiscente, ora lussuoso e lucente di Bangkok,
Proprio le ambientazioni sono qualcosa di unico, dai luridi e stretti vicoli del mercato alle incredibili suite a 5 stelle, Refn l'occhio per le location ce l'ha, mamma mia se ce l'ha. E tutte queste location sono restituite all'occhio dello spettatore da un'ancor magnifica fotografia, che gioca con le penombre e con i colori in modo da far girar la testa, specie con quel rosso della residenza di Gosling. Alcuni movimenti di macchina sono da pelle d'oca, su tutti, a mio parere, una carrellata avanti lentissima in quella specie di officina che è talmente bella da restarci secchi.
Ora, però...
Perchè in un film così nudo e crudo, violento e vendicativo fare il Lynch ogni 3 minuti?
Va bene esser visionari, va bene mischiare la realtà con il sogno, ma perchè così tante volte?
E poi, soprattutto, come Refn giustifica tutto questo?
Sapete cosa c'è di strano in sto film?
Che tutto sembra fatale, ieratico.
Ogni scena, ogni personaggio, ogni parola sembra racchiudere al suo interno quest'aura misteriosa, trascendentale, non so come spiegarmi meglio se non con il termine "fatale".
Tutti parlano poco, tutti sembrano IL personaggio per eccellenza, nessuno sembra avere un appiglio un pò più duro con la realtà. Sembra che ci siano 6,7 guru nel film. E' un caso raro per cui tutti i personaggi, il poliziotto, Gosling, alcuni scagnozzi, la madre di Gosling, tutti sembrano dei in terra, esseri superiori che con i loro gesti e le loro parole (poche) diventano dispensatori e depositari del bene o del male.
Difficile spiegarmi.
Non sono cazzoni alla Tarantino malgrado il film, alla fine, sia praticamente una copia di un suo film con Lynch a sostituirlo 2 giorni a settimana alla regia (io ho visto tanto Twin Peaks in alcune atmosfere, voi?).
Le scene cult non mancano (la cena con la madre, la sparatoria, la tortura con gli spilloni) e con questo film abbiamo la conferma che Refn la violenza la sa mostrare come pochi.
Ma la sensazione che ogni sequenza tenti di essere LA sequenza mi ha lasciato perplesso.
Ho vissuto le stesse sensazioni avute con Sorrentino ma là le emozioni che mi sono rimaste addosso sono state tantissime, qua praticamente nessuna.
Starei cauto a gridare al capolavoro perchè pur avendone i crismi la sensazione di trovarsi davanti a un film sbagliato è davvero forte.
Una cosa però non la dimentico di certo, lo sguardo incredibile di quel bambino in quell'officina.
Non esagero, ma quello sguardo vale quasi il prezzo del biglietto.
Vedere per credere.
( voto 7 )

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