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Al Cinema: recensione "Sopravvissuto - The Martian"

Creato il 13 ottobre 2015 da Giuseppe Armellini
Cinema: recensione
Una forte delusione, quasi cocente.
Un film che fa di tutto per toglierti di dosso l'empatia che sulla carta ti richiedeva.
Peccato
Mi si sono accavallate mille cose questi 3 giorni. Finalmente mi sono rimesso "in paro". Spiace che alcuni post, come quello del bel Unthinkable, siano rimasti schiacciati. 
Ma tant'è.

presenti spoiler
A volte resto perplesso nel vedere quanto film apparentemente "simili" subiscano trattamenti così diversi.
Nel capolavoro Interstellar per mesi si è andata a cercare la minima falla scientifica (dimenticando che il film poteva averne anche duemila per quanto mi riguarda, è fantascienza); nel bellissimo Gravity (come visione in sala una delle più coinvolgenti della mia vita) si prendeva per il sedere tutto quello che si poteva.
E ora con questo The Martian sto leggendo titoloni e votoni un pò ovunque (le recensioni le leggerò appena scritta la mia).
Eppure, se c'è un film in cui veramente sono presenti scene al limite del ridicolo (quasi una decina) questo è proprio il film di Scott.
Per quanto mi riguarda, la vituperata scena dell'abbaio della Bullock, ad esempio. era più coinvolgente di quasi tutte quelle presenti in The Martian.
E non parliamo di Interstellar visto che i due film, scusate la battuta, sono lontani anni luce in un ipotetico confronto.
Facciamo chiarezza.
Lo spunto del film è ottimo, interessantissimo, molto affascinante (qua potremmo ricordare come la pellicola sia però tratta da un romanzo mentre Nolan i film se li scrive da solo. Ma tanto queste sono battaglie perse in partenza).
C'è davvero di tutto per tirarne fuori un grandissimo film.
E il prologo in questo senso ci fa ben sperare, anzi, benissimo, con la fantastica location della Marte ricostruita, con la sequenza mirabile della tempesta e con una tensione che poi, incredibilmente, non tornerà mai più.
Cinema: recensione
In realtà a me la prima mezz'ora è piaciuta tutta e mi ha ricordato moltissimo un altro film di "naufragio" , non quello più famoso di tutti, Cast Away, ma quella perla coreana che è Castaway on the moon. Oltre alla buffa e affascinante coincidenza con quel titolo (come era"Naufrago sulla luna" metaforicamente il primo, Damon invece lo è realmente su Marte) la disperata ma al contempo lucida intuizione del botanico Mark nel far nascere patate sullo spazio l'ho trovata identica a quella, meno lucida e professionale. ma comunque disperata e geniale, di Kim.
Entrambi "costruiranno" due orti, ad entrambi viene l'idea partendo dalle feci (guano per uno e autoproduzione per l'altro), entrambi spenderanno tempo e speranze in questo e poi ad entrambi una sciagura distruggerà tutto.
Del resto come la mente umana in situazioni disperate possa accendersi per risolvere uno dopo l'altro dei problemi apparentemente insormontabili è una delle cose che The Martian racconta meglio. Non è un caso che il finale verta poi su quello.
Mark ha il destino praticamente segnato, morirà lì.
E' stato abbandonato (creduto morto) e non ha razioni a sufficienza prima che una nuova missione possa arrivare su Marte.
Ha solo i suoi studi, la sua mente e l'istinto di sopravvivenza.
Fin qui tutto bene, se non benissimo.
Cinema: recensione
Solo che, poi, un film che poteva raggiungere picchi di drammaticità e coinvolgimento altissimi (anche frammisti volendo a scene più leggere, ci mancherebbe) diventa una sequela di tecnicismi e scene al limite del trash senza soluzione di continuità fino alla fine.
O.k, lo dico, a me Damon non piace, non mi ha mai trasmesso nulla. Magari con un Rockwell (il riferimento, lo capite da soli, non è casuale) l'empatia sarebbe arrivata lo stesso.
Ma ci sono anche dei limiti oggettivi.
La pellicola è piena di spiegazioni scientifiche, esperimenti descritti al dettaglio, teorie e contro-teorie, tutti aspetti che rischiano solo di appesantirlo.
Sembra quasi che soffra della sindrome di Interstellar, ossia quella per cui si sente il bisogno di dover spiegar tutto per non subire gli stessi linciaggi del film nolaniano.
Ma passiamo sopra questi, comprendo benissimo quanto possano essere interessanti e, magari, anche coinvolgenti per qualcuno.
Ma sul resto no, non ce la faccio a far finta di niente.
Un film con una storia così non può permettersi di prendere in giro continuamente sè stesso. Più provavo a rimanerne coinvolto, più provavo a soffrirci insieme, più lui la metteva in caciara.
E a me la caciara piace eh, ma questo è un soggetto tremendamente serio.
Cinema: recensione
Non puoi mettermi una ventenne in un ruolo strategico della Nasa solo perchè è fregna. Che poi lo dimostri da solo che è quello il motivo, visto che non conosce nemmeno il nome della manovra che la navicella compie alla fine.
Non puoi farmi credere che in una situazione incredibile come quella creatasi la gente si scandalizzi per un "cazzo" scritto dall'astronauta. E che per questo chiami addirittura il Presidente.
O le esultanze da stadio alla Nasa, almeno 3, eccessive e affrettate, sempre.
E la parentesi cinese dei due, credibile come un macellaio vegano.
E, mamma mia, la missione di salvataggio spaziale, delicatissima, che diventa un Truman Show, un Grande Fratello che riempe gli schermi delle città.
E il nerd nero che dimostra le sue teorie come un bambino ed inciampa in cameretta versandosi caffè addosso.
E il gruppo di meccanici spaziali guidati dal'americano cinese.
E tutte le parentesi comiche di Damon che, forse per problemi miei, non mi hanno fatto mai ridere.
Forse il fatto che il capo della Nasa fosse interpretato dall'attore di Scemo e più Scemo era un avvertimento.
Ho provato ad emozionarmi, ho provato a seguire seriamente ma era il film stesso a farmi uscire fuori dalla stanza dell'empatia.
Ma che spreco però. Con quella ricostruzione di Marte così grandiosa, con questa storia umanamente così forte.
Devo dir la verità, ho trovato tutti i momenti migliori quelli riguardanti l'equipaggio della sempre grande Chastain.
Momenti "veri", anche quelli più sdrammatizzanti e divertenti.
Cinema: recensione
Tutto il resto, quello che avveniva nella Terra e buona parte di quello che avveniva su Marte, faceva di tutto per sembrare un circo.
E allora eccola però la grandissima sequenza, quella che poteva essere momento culminante di un film sulla stessa lunghezza d'onda.
Un filo rosso che fluttua nel cielo, due mani che si prendono, due caschi che sbattono uno contro l'altro.
E lasciamo perdere come lui arriva là, che se l'avesse fatto Nolan sarebbe già un Pagliaccio Spaziale, lasciamo perdere come arriva là dicevamo.
Perchè la scena è bellissima comunque.
Aggrappiamoci anche noi a quella per salvare il film, a quel filo.
Chiudiamo gli occhi per un secondo e  poi, come lui, torniamo alla realtà.

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