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Still Life, una vita ferma, senza vitalità, un'esistenza bloccata nella routine, nella ripetizione di gesti, parole e
riti, una vita ferma come la natura morta di un piatto in cui in maniera perfetta si distribuiscono una scatoletta di tonno e una fetta di pane tostato, un bicchiere e una mela, still life, che poi esser fermi non vuol dire essere morti, ma a volte è come se lo fosse in realtà.
Un'esistenza che a Saramago sarebbe piaciuto raccontare e forse l'aveva già fatto, in Tutti i nomi dove il suo Josè somiglia tanto a questo John May, un piccolo uomo con un'esistenza piccola totalmente spesa nel suo piccolo lavoro in un piccolo posto.
I vivi di Jose sono i morti di John, i morti solitari che nessuno verrà a piangere, nessuno rimpiangerà, nessuno pregherà, sempre che pregare in questa vita così inafferrabile abbia davvero un senso.
E così John sceglie da solo la musica per la chiesa, scrive da solo l'ultimo commiato partendo dal poco che hanno lasciato, una foto, un animale, un piccolo oggetto. John che prima di questo però tenta perdutamente di trovare qualcuno che a quel funerale ci venga, che non lasci dentro la chiesa solo lui e quella povera creatura distesa dentro la cassa.
E poi John perde il lavoro perchè come tutti gli artigiani lui che è l'artigiano del dolore da condividere non ha più un posto.
Ma rimane l'ultimo caso e John lo vuole portare a termine.
E piano piano il grigio della sua esistenza si colora pallidamente di tinte nuove, il rosso di una ragazza, la figlia del defunto, il giallo della pipì che fa sull'auto del capo come un giorno fece Billy sulla carne del pasticcio, il marrone della cintura che tenta di fermare con i denti come un giorno fece Billy dentro il carcere. Perchè John grazie a quell'ubriacone di Billy sta scoprendo cos'è la ribellione, seppur controllata, cos'è la vita che per una volta se ne frega delle regole, cos'è avere un appuntamento con una donna anzichè con una scrivania, cos'è, seppur lontanissima e probabilmente irraggiungibile, la felicità.
Se mai nella vita esiste una ragione o un senso della stessa John ora forse l'ha trovato.
John che fino ad allora è stato come un uccello di 4 lettere che non sa volare, il Dodo risponde prontamente.
John che fino ad allora ha avuto come uniche compagne di vita delle foto di gente morta.
John che fino ad allora ha creduto che la sua missione di ricerca fosse l'unica cosa che potesse mai fare.
Ma ora si cambia vita, ora in qualche modo si dovrà fare dell'altro e la prima casella in questo altro è un thè da prendere con lei. E un funerale, finalmente, da condividere con qualcuno.
Ma la vita è beffarda e John lo sa.
Il sorriso gli si stampa piano piano mentre un rivolo rosso gli bagna la nuca.
E negli ultimi 5 minuti ho provato qualcosa di travolgente, qualcosa di meraviglioso, come se il film avesse una potenza propria che travalicava il suo essere soltanto un film.
Come un nuovo Big Fish, come quel figlio, John è riuscito a riunire tutti, a far sì che Billy abbia intorno tutte le persone più importanti della sua vita. Mentre lui solo solo è accompagnato nel suo ultimo viaggio.
Sono convinto che John sarebbe stato felice anche così, lui e Billy ormai erano la stessa persona, gli aveva anche ceduto la zolla panoramica del cimitero, se sono tutti da lui è come fossero tutti da me.
Ma nella morte come nella vita può esistere la gratitudine.
E tutti gli uomini soli che si avvicinano a John sono qualcosa di meraviglioso che in un film senza questa poesia, questa tenerezza, questo esser piccolo, sarebbero stati pacchiani.
Invece resta un finale straordinario, un finale dove c'è qualcosa di troppo grande per restare dentro un film.
E quel qualcosa mi è entrato dentro il cuore come una lama.
Tanti uomini soli che non lo sono più.
Tante foto in un album che hanno preso vita.
John ha cambiato vita, è andato oltre la stessa.
E la prima casella non sarà più un profumato thè alla cannella con una donna.
La prima casella sarà non esser mai più solo.
( voto 8,5 )
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