Giovedì 16 gennaio alle ore 12,00 si è svolta presso la Camera la conferenza stampa per presentare la proposta di legge sull’infortunio in itinere che interessa tutti coloro che usano la bicicletta per recarsi al lavoro.
Una proposta di legge che ci auguriamo diventi al più presto legge racchiusa in un solo articolo questo: “All’articolo 2, del Decreto del Presidente della Repubblica 30 giungo 1965, n. 1124, il terzo periodo è sostituito dal seguente: “L’assicurazione opera comunque nel caso di utilizzo di velocipedi, di cui all’articolo 50 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e nel caso di altro mezzo di trasporto privato, purché necessitato.”
Qui potete vedere il video della presentazione della proposta alla Camera http://webtv.camera.it/archivio?id=4535&position=0
Primo firmatario della proposta di legge è Diego Zardiniseguito daPaolo Gandolfie altri 24 parlamentari.
Su questo importante tema – ragion d’essere di questo sito – intervengono con un’intervista a Zardini, Antonino Leone e Francesca Simeoni. Intervista che ospitiamo volentieri.
Cosa si propone con la proposta di legge?
Liberare dalle limitazioni normative l’uso della bicicletta e specificatamente dall’utilizzo necessitato di tale mezzo durante il percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro quale condizione di indennizzo completo dell’infortunio in itinere.
L’attuale assetto normativo come si pone nei confronti dell’uso della bicicletta per recarsi al lavoro?
La legislazione vigente in materia di infortunio in itinere condiziona e discrimina il riconoscimento dell’indennizzo nel caso di incidente da parte del lavoratore che usa la bicicletta per recarsi al lavoro. Infatti, la corresponsione dell’indennità viene effettuata nei seguenti casi: – assenza o insufficienza dei mezzi pubblici di trasporto; – non percorribilità a piedi del tragitto casa e lavoro e viceversa; – incidente avvenuto solo all’interno di piste ciclabili o di zone interdette al traffico. Tali condizioni rendono impossibile il riconoscimento dell’infortunio in itinere e la conseguente corresponsione da parte dell’Inail del risarcimento per i lavoratori che utilizzano la bicicletta per recarsi al lavoro.
L’utilizzo della bicicletta per recarsi al lavoro risponde alle esigenze della società?
La legislazione vigente in materia di infortuni in itinere per quanto riguarda il caso dell’uso della bicicletta non risponde più alle esigenze sociali ed economiche di uno Stato moderno che pone attenzione: – all’impatto ambientale (inquinamento acustico,atmosferico ed emissione del gas serra); - ai costi legati alla mobilità urbana (benzina, ticket parcheggio); – alla tutela della salute dei cittadini (aspettativa di vita più lunga, riduzione dello stress); – alla riduzione del traffico sulle strade (decongestione del traffico, riduzione degli incidenti in itinere).
Inoltre, l’attuale crisi economica e la dipendenza dall’estero in materia energetica impone all’Italia di promuovere delle forme alternative di trasporto che incidano positivamente sul consumo e sul risparmio energetico che in questo caso sono rappresentate dall’utilizzo della bicicletta.
Nella società del terzo millennio è urgente utilizzare i fattori indicati e liberare dai condizionamenti normativi l’uso della bicicletta. Si ritiene che la società italiana, considerato il consenso espresso in numerose occasioni da parte dei cittadini e dalla testimonianza continua e concreta svolta da Fiab, sia preparata ad un cambio di paradigma che privilegi l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro per i benefici che l’uso di tale mezzo di trasporto realizza a vantaggio delle comunità.
Cosa propone per uscire dai condizionamenti che lei ha espresso?
E’ urgente riconoscere in ogni caso ai lavoratori che utilizzano la bicicletta nel caso di incidente la piena tutela derivante dall’infortunio in itinere per l’impatto positivo che tale mezzo di trasporto implica sul benessere sociale ed economico dei cittadini.
La proposta di legge non prevede incentivi ma prospetta soltanto di eliminare la condizione di mezzo necessitato di trasporto della bicicletta, adoperata dal lavoratore per il collegamento tra abitazione e luogo di lavoro, nell’ambito della normativa vigente in materia di infortuni in itinere per la parte che disciplina l’uso di mezzi di trasporto privato.
L’uso della bicicletta ha degli effetti positivi, riconosciuti dalla letteratura e dimostrati da specifici studi scientifici, sui cittadini che la usano, sulle città e sulle imprese che facilitano l’uso di tale mezzo e di conseguenza sugli stati e sul pianeta. I centri urbani sono profondamente cambiati e trasformati ed hanno bisogno sempre di più di risolvere alcuni problemi fondamentali, quali l’inquinamento e la congestione del traffico, che possono essere affrontati con una pluralità di interventi, tra i quali assume rilevanza la rimozione degli ostacoli di ordine legislativo che scoraggiano l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro.
Perché le imprese si dovrebbero adoperare per facilitare l’uso della bicicletta da parte del proprio personale? Prima di presentare gli interventi attesi dalle imprese si accennano brevemente i vantaggi che esse potrebbero ricavarne nel breve, medio e lungo periodo. Alcuni studi affermano che il dipendente che arriva al lavoro in bicicletta, mantenendo una forma fisica migliore e un livello di stress inferiore, è più produttivo della media. Inoltre l’impresa può trarne dei vantaggi in termini, ad esempio, di riduzione dei parcheggi da prevedere, migliore immagine dell’impresa almeno sulla comunità locale e riduzione delle assenze per malattia.
Se questi sono alcuni dei vantaggi per le imprese, esse possono agevolare o incentivare l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro attraverso:
- la predisposizione di rastrelliere coperte e sicure per il parcheggio delle biciclette;
- la disposizione all’interno dei parcheggi per le biciclette di prese di corrente per il carico delle batterie delle biciclette a pedalata assistita o elettriche;
- la stipulazione di accordi con negozi di articoli sportivi per dotare il personale di buoni sconto per l’acquisto della bicicletta, o accordi con le società di gestione dei servizi di bike sharing al fine di ottenere degli sconti per il personale sul costo dell’abbonamento annuale al servizio di noleggio;
- l’incentivazione, eventualmente in collaborazione con i competenti organi pubblici, della progettazione o del completamento di piste ciclabili;
- l’individuazione e la predisposizione di spazi all’interno dell’impresa da adibire a spogliatoi, magari anche con delle docce a disposizione del personale che arriva in bicicletta.
Oltre alle facilitazioni appena elencate, le imprese potrebbero incentivare l’uso della bicicletta, al di là del tragitto casa/lavoro, anche promuovendone l’uso all’interno dell’orario di lavoro e per motivi di servizio utilizzando biciclette di proprietà aziendale o personale, o ancora servizi di bike sharing cittadini (qualora esistenti).
L’imprenditrice Marina Salomon, sollecitata a commentare la proposta di legge poco sopra presentata, ha affermato: “apprezzo la proposta di legge di Diego Zardini in quanto libera l’uso della bicicletta per recarsi al lavoro da regole non più attuali ed in contrasto con la tutela dell’ambiente. A Milano e a Treviso, precisamente alla Doxa ed Altana, abbiamo realizzato dei parcheggi custoditi all’interno delle imprese con la soddisfazione dei dipendenti che in passato hanno subito il furto della bicicletta e, quindi, erano scoraggiati ad usare tale mezzo di trasporto”.
"La società Baxi, ha dichiarato Giordano Bellò, responsabile sicurezza e ambiente, è consapevole dell’impatto che la viabilità e flussi di mezzi possono avere sul sistema viario urbano, per tali motivi ha avviato una serie di iniziative e proposte in collaborazione con il Comune di Bassano del Grappa e la Fiab. Tra queste si ricordano lo studio per il dirottamento del percorso dei mezzi pesanti al di fuori della viabilità urbana, promozione di convegni sul tema e l’adesione al Bike to Work Day, un’iniziativa mondiale volta a promuovere la mobilità sostenibile e nello specifico l’uso delle due ruote nei tragitti casa/lavoro, invitando tutti i dipendenti a lasciar l’auto a casa e a recarsi al posto di lavoro con la bicicletta”. Inoltre, la Baxi ha predisposto all’interno dello stabilimento dei parcheggi custoditi per le biciclette.
La Giunta Comunale di Bassano del Grappa ha approvato il Piano Particolareggiato per la Mobilità Ciclabile. La redazione del Biciplan è stata supportata dalle proposte e studi realizzati e offerti dalla FIAB, con il gruppo locale Tuttinbici. “L’obiettivo generale del Biciplan, afferma Giordano Bellò, è la valorizzazione della mobilità ciclabile che passa attraverso lo sviluppo di tutti gli aspetti legati alla ciclabilità. Non si tratta quindi solo di realizzare nuove infrastrutture, ma anche di dare impulso alla creazione di servizi e di implementare un buon sistema di comunicazione. Questi tre pilastri rappresentano sicuramente gli strumenti per raggiungere il vero obiettivo del BiciPlan, che quindi non è quello di costruire piste ciclabili ma piuttosto la crescita della quota di mobilità ciclabile nel territorio”.
Gli esempi a sostegno della mobilità sostenibile e dell’uso della bicicletta sono tanti e tra questi si ricordano i seguenti casi: i Comuni di Torino, Milano, Bologna e Ferrara, Clear Channel, l’Università Cattolica di Milano, Unipol e Fondazione Unipolis, Anci, Università di Verona. Ferrara è tra le città europee che vengono citate nelle ricerche e negli gli studi. Si segnala che la FIAB Onlus ha istituito un club di imprese che si impegnano a promuovere l’uso della bicicletta (Ciab).
La promozione dell’uso della bicicletta nei tragitti casa/lavoro può essere anche il volano per lo sviluppo dell’economia che ruota direttamente intorno all’uso di questo mezzo, quali le imprese di produzione, di vendita e di riparazione, ma, allargando la prospettiva, potrebbe anche fungere da promotore di nuove imprese quali possono essere i Bike messenger, i cosiddetti corrieri in bicicletta che anche in Italia si stanno sempre più sviluppando. Non per ultimo, legando le imprese all’uso della bicicletta lo sguardo può essere rivolto al business del cicloturismo con tutte le economie che esso può muovere: tour operator, sistema ricettivo (alberghiero ed extraalberghiero), servizi di guide turistiche e naturalistiche, promozione di eventi e così via.
Concludendo, dati e casi che dimostrano la convenienza di un investimento aziendale a favore della mobilità in bicicletta non si può dire che non ce ne siano, serve però lavorare per la diffusione e discussione di queste tesi al fine di vedere riconosciuta l’importanza del tema in ciascuna azienda. La previsione nel territorio della figura del Mobility manager che potrebbe senza dubbio valutare i migliori investimenti e cercare le soluzioni più adatte. Al riguardo si segnalano alcune offerte formative interessanti come quella, ad esempio, dell’Università degli Studi di Verona che presenta la seconda edizione di un corso di perfezionamento e di aggiornamento professionale in “Nuova figura professionale – promotore della mobilità ciclistica”.
Si ritiene urgente che le autonomie locali e le imprese facciano sistema al fine di effettuare studi, programmi ed interventi nei distretti o poli industriali e nei centri urbani per migliorare il sistema della mobilità sostenibile a beneficio dell’ambiente e delle persone. A tale scopo si ricorda il progetto I.mo.s.m.i.d. promosso nel distretto industriale di Correggio, quale esempio di modello integrato per la gestione sostenibile della mobilità in un distretto industriale.
* Francesca Simeoni è ricercatrice di Economia e gestione delle imprese presso l’Università degli Studi di Verona e componente del Comitato Scientifico del corso di perfezionamento e di aggiornamento professionale in “Nuova figura professionale – promotore della mobilità ciclistica”.