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Al-Manar, dentro il “canale della Resistenza”: intervista a Abdallah Kassir

Creato il 11 settembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Al-Manar, dentro il “canale della Resistenza”: intervista a Abdallah Kassir

Al-Manar, la “televisione della Resistenza”, è un canale satellitare arabo legato al movimento libanese Hezbollah. E’ spesso assurto all’onore delle cronache, come nel 2006 quando, in occasione dell’ultimo conflitto libanese, le forze armate d’Israele tentarono invano d’interromperne le trasmissioni. A causa delle sue posizioni è stato messo al bando negli USA e in alcuni paesi europei. Hamze Jammoul, esperto nella gestione di conflitti internazionali, e Melania Busacchi, dottoressa di ricerca in Storia, istituzioni e relazioni dell’Asia e dell’Africa contemporanee, hanno incontrato per noi ed intervistato Abdallah Kassir (nella foto), direttore generale di Al-Manar, presidente dell’Unione dei Canali Musulmani ed ex deputato libanese, discutendo di diversi argomenti quali ad esempio il legame esistente tra il canale e il Partito di Dio, il ruolo del canale nell’incoraggiare l’ideologia della resistenza e della lotta contro l’occupazione israeliana, ed infine la copertura della causa palestinese.

 
Come funziona e che tipo di palinsesto ha al-Manar?

Al-Manar è un canale che non trasmette un unico programma. Trasmettiamo tutti i programmi di cui una famiglia ha bisogno: programmi politici, telegiornali, programmi di carattere sociale, telenovele e anche giochi a premi. I nostri programmi sono al 40% di carattere politico, al 40% di carattere sociale, educativo, religioso e culturale, sportivo e per bambini. Il restante 20% sono telenovele. Noi produciamo l’85% dei nostri programmi. É una percentuale alta rispetto ad altri canali libanesi, e ciò è dovuto al fatto che i nostri programmi non sono presenti nel mercato, in quanto noi abbiamo esigenze diverse rispetto agli altri canali presenti.

Ci potrebbe dare una stima del bacino di utenza sia a livello locale, sia a livello internazionale?

A livello nazionale, su un totale di due milioni di telespettatori libanesi, abbiamo dagli 800.000 a 1.200.000 utenti. Il nostro canale oscilla tra il secondo e il terzo posto nella gerarchia dei canali libanesi. Al giorno d’oggi l’utente non guarda un solo canale, ha lealtà per un programma ma non per il canale. Per esempio, nel mese di ramadan la telenovela al-Ghalibon ha registrato il numero più alto di spettatori in Libano, e ciò è una dimostrazione del fatto che l’utente segue la qualità del programma. Nel mondo arabo, il numero di utenti varia in base al paese. Ci sono paesi in cui siamo al secondo posto, altri in cui siamo al terzo, ed altri ancora in cui siamo al quinto o al sesto. Ci sono poi altri paesi in cui siamo al decimo posto. Nel mondo arabo non ci sono numeri precisi sull’utenza, ma siamo tra i canali più seguiti.

Come mai il vostro canale ha così tanto successo tra la popolazione musulmana?

Ci sono vari motivi. Il primo è che, sin dal giorno della sua costituzione, al-Manar è stata collegata alla resistenza contro l’occupazione israeliana. Il secondo motivo è dovuto al fatto che al-Manar aveva uno slogan, ossia era il canale degli arabi e dei musulmani. Si è sempre interessato della situazione del mondo arabo e ha dimostrato equità e credibilità perché non è mai entrata nei problemi interni di altri paesi arabi. Non ha appoggiato nessun regime e ha sempre lavorato lontano dall’estremismo. Il terzo motivo è il monopolio dei discorsi di Nasrallah il quale, grazie al suo grande carisma, ha molta influenza nel mondo arabo-islamico, e ciò ha portato all’aumento degli utenti che seguono il canale. Il quarto motivo è che al-Manar ha sempre rispettato determinati principi, in quanto non sono mai state trasmesse scene che potessero violare i nostri valori, e questo ha aumentato l’utenza perché le famiglie guardavano il canale senza avere sorprese di nessun genere. Il quinto motivo è stato l’attacco nordamericano-sionista contro al-Manar in seguito alla trasmissione del canale sui satelliti europei nel 2000. Nel 2003 è stata presentata in Francia, da parte di alcune lobby ebraiche tra le quali Memory, una causa contro il canale per impedirne la trasmissione in Europa e in America. Ciò, a dispetto delle loro aspettative, ha avuto un riflesso positivo sul canale perché gli ha dato una visibilità mediatica importante e ha creato un bacino di utenti più forte e coeso. Era la prima volta che si impediva ad un canale televisivo di trasmettere sui satelliti, specialmente in Europa e in Nordamerica che si considerano paesi portatori di democrazia, di diritti umani e di libertà di stampa. Al-Manar è riuscita a sfruttare questo evento e ciò ha dato visibilità al canale. Il motivo per il quale è costantemente attaccata è dovuto al fatto che ha messo in luce i crimini del sionismo, le questioni che riguardavano il conflitto libanese-israeliano e l’attacco a Gaza del 2009. C’è un sesto motivo: al-Manar è sempre stata molto vicina alla causa palestinese. Dopo la liberazione del sud del Libano nel 2000, il canale ha proposto un nuovo slogan, presentandosi come la rete dell’Intifada palestinese, e questo ha fatto sì che fosse la tv più seguita in Palestina. Inoltre, al-Manar è stato l’unico canale che ha dedicato due programmi alla Palestina, e attraverso i suoi telegiornali trasmetteva giornalmente da Gaza e dalla Cisgiordania. L’insieme di questi motivi fa sì che al-Manar sia uno dei canali più seguiti nel mondo arabo.

Il canale è seguito anche da non musulmani?

Certamente. A livello libanese abbiamo un bacino di utenti composto sia da cristiani, sia da altre religioni. Prima che nascessero altri canali come OTV, o che riprendessero a trasmettere come MTV, al-Manar era il secondo canale più seguito nel paese. Oggi sono presenti diversi canali, ciascuno dei quali appartenente ad una religione o a opinioni politiche differenti, e questo ha fatto sì che perdessimo un leggero numero di utenti cristiani.

Avete dichiarato che al-Manar non è una televisione neutrale come al-Jazeera. Qual è la linea editoriale seguita?

In realtà crediamo che non ci sia neutralità nella stampa. Chi dichiara di essere neutrale non sta dicendo la verità. Ad esempio la CNN e la BBC non sono neutrali e ciò è stato dimostrato più volte. É vergognoso e lontano dalla verità dichiarare di essere neutrali. Al-Manar prova a mostrare il massimo di credibilità e oggettività nel trattare gli eventi politico-sociali libanesi. Noi abbiamo adottato i problemi della vita sociale libanese e del mondo arabo in generale, primo fra tutti la causa palestinese che gode dell’appoggio della maggioranza del popolo libanese; perciò è normale essere di parte in questo caso.

Potrebbe essere definita un organo del Partito?

Non ci possiamo definire come organo del partito. Al-Manar rispetta le regole della stampa libanese e trasmette tutto ciò che viene dichiarato dai sionisti e dalla resistenza. Il canale trasmette anche le dichiarazioni del Movimento 14 marzo e quelle del Movimento 8 marzo. Di conseguenza il profilo professionale di al-Manar è ampio e non si presenta come il canale di un partito.

Nel marzo del 2006 è stata definita dagli USA “Specially Designated Global Terrorist Entity”. Molti sostengono che il palinsesto della televisione è fortemente influenzato dall’Iran, che per buona parte lo finanzia. Come rispondete a tale accusa?

Non c’è un finanziamento iraniano anche se abbiamo ottimi rapporti con la tv iraniana e da loro acquistiamo diverse telenovele che traduciamo in arabo e poi trasmettiamo. Non abbiamo nel nostro bilancio un aiuto finanziario dell’Iran. Al-Manar vive di pubblicità di aziende arabe e libanesi.

Nel dicembre del 2004 Al-Manar è stata inserita dagli USA nella “Terrorist Exclusion List” a causa della messa in onda della serie televisiva Ash-shatat (“La Diaspora”) e successivamente è stata bandita in Francia, Spagna e Germania. Qual è stata la vostra reazione alle accuse di propaganda antisemita che vi sono state rivolte?

Voglio chiarire che la telenovela è una produzione siriana che è stata trasmessa su quattro canali arabi: in Libano, in Libia, in Siria e in Egitto. La causa però è stata presentata solo contro al-Manar. All’epoca avevamo dichiarato di aver trasmesso la telenovela senza alcun precedente controllo dei contenuti. Eravamo dunque all’oscuro del fatto che contenesse elementi antiebraici e perciò presentammo le nostre scuse. Noi, come canale, rispettiamo tutte le religioni poiché questo è parte integrante della nostra Costituzione. Quello che è avvenuto è stata una questione politica e non giudiziaria. Il delegato del governo francese era presente in tribunale e interveniva nel processo in qualità di rappresentante del governo. Abbiamo scoperto che esisteva un accordo tra Chirac e i sionisti per impedirci di trasmettere. Successivamente gli USA hanno qualificato al-Manar come un canale che appoggia il terrorismo e questa azione ha dimostrato la doppia faccia di Washington: noi abbiamo subito il terrorismo sionista in Libano e nonostante ciò gli statunitensi non li hanno accusati di terrorismo, perciò gli USA non sono obbiettivi e consideriamo l’accusa che ci è stata rivolta lontana dalla verità. Queste bugie sono state scoperte e non abbiamo bisogno di chiarire ulteriormente questo aspetto poichè l’utente ormai sa che questa è stata un’azione politica e non giudiziaria.

Per approfondire
La Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) ha descritto la vicenda come un caso di “censura politica del peggior tipo”. È stata secondo voi una decisione politica influenzata da parte delle lobby israeliane?

Memory è una lobby di ex ufficiali israeliani e il loro obbiettivo è quello di controllare i media, tra i quali al-Manar e al-Aqsa, che secondo loro appoggiano il terrorismo. Prima del 2003 hanno minacciato le aziende che venivano pubblicizzate su al-Manar dicendo loro che in tal modo finanziavano il terrorismo.

In Occidente vi accusano di essere una televisione fondamentalista che incita al martirio. Come rispondete?

Noi incitiamo alla liberazione della terra. Incoraggiamo la resistenza per liberare le terre occupate da forze straniere, come ad esempio in Libano la cui sovranità è stata violata dall’entità sionista. La liberazione dall’occupazione ha bisogno di sacrifici e la shahada è un sacrificio. La shahada non significa farsi esplodere in aria per uccidere civili come fanno alcune organizzazioni. Noi questo lo condanniamo, ma se c’è un esercito occupante noi incoraggiamo il popolo ad affrontare questo esercito, soprattutto a causa dell’assenza della giustizia internazionale. La risoluzione ONU 425, che chiede all’entità sionista di lasciare il territorio libanese, non è stata rispettata per oltre venticinque anni. È stata la resistenza che ha obbligato l’entità sionista a liberare una parte del territorio libanese, e questa è una dimostrazione del fatto che quando non c’è giustizia internazionale il popolo deve reagire per liberare la terra e far rispettare la sovranità del suo paese.

Secondo alcuni autori e commentatori, grazie alle trasmissioni che mostravano la guerriglia esercitata da Hizbullah, al-Manar è riuscita a rompere il mito dell’invincibilità dell’esercito israeliano e a resuscitare l’idea della resistenza per gli arabi, cambiando in tal modo la percezione che si aveva delle forze militari israeliane. Cosa ne pensa di tale affermazione?

Noi crediamo che la stampa sia lo specchio della realtà e al-Manar era lo specchio di ciò che succedeva negli scontri tra la resistenza libanese e l’esercito di occupazione: quando abbiamo trasmesso questi eventi abbiamo messo in luce la vittoria della resistenza e la sconfitta dell’entità sionista. Questa realtà era nascosta nel mondo arabo a causa del monopolio nordamericano e sionista sui media internazionali. Noi abbiamo rotto il silenzio e abbiamo sconfitto la propaganda sionista sulla sua invincibilità mostrando la vittoria della resistenza libanese.

Il personale che lavora all’interno dell’organizzazione è composto anche da donne? Se si, quali sono i ruoli ricoperti dal personale femminile?

La percentuale femminile supera il 22%, e la maggior parte del personale femminile ha un ruolo diretto: sono inviate o presentatrici di programmi e di talk show. Mentre un’altra parte ha compiti amministrativi. Per esempio la responsabile della contabilità è una donna, l’assistente del Direttore dell’ufficio protocollo è una donna e la segretaria generale è una donna.


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