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Me li ricordo tutti i cinema che frequentavamo, il Sempione e il Donizetti giusto dietro casa, l'Eolo in via Mac Mahon, Aurora e Augusteo in Paolo Sarpi, il Poliziano nell'omonima via, Gloria, Zenith e Nazionale in corso Vercelli, al Rosa di via Canonica davano due film per 60 e poi 100 lire, ma non era frequentato bene e i miei non volevano che ci andassimo, il più lontano, il Dal Verme in piazza Castello, ma raggiungibile col mitico tram numero 1 sotto casa. L'unico, credo, di quelli che ho citato che non abbia cambiato vocazione è il Gloria, adesso multi sala ma insomma sempre cinema, per gli altri tristi destini, scomparsi e inghiottiti nel nulla, il Donizetti addirittura un'autorimessa, non è poi finita così male per l'Eolo, il Nazionale e il Dal Verme che sono dignitosamente diventati dei teatri.
Non si può certo dire che abito in un bella zona, un quartiere operaio a nord di Milano a ridosso della seconda cerchia della circonvallazione; via Monteceneri- Renato Serra, quel viale alberato che sembrava un boulevard parigino tutto pieno di alberi e di panchine ha lasciato il posto sul finire degli anni '60 a quell'orrore urbanistico che è il cavalcavia e non aggiungo altro perché sennò mi incazzo. In linea col quartiere e coerentemente senza fascino anche la via Plana, ma nella sua continuazione, la via Pacinotti, al numero 6 ci stava il cinema Sempione ed è lì che voglio arrivare anche se l'ho presa molto alla larga. Da brava ragazza, non ho mai osato bigiare o falsificare la firma dei miei, ma al pomeriggio, invece di studiare, al Sempione ci ho passato dei pomeriggi interi, roba che entravi al cinema alle 2 e te ne uscivi alle 7 perché se il film ti piaceva te lo potevi vedere anche tre volte di fila, una pacchia memorabile. Dopo anni di onorata carriera come cinema d'essai, il Sempione finirà poi per ingrossare la fitta schiera di quelli a luce rosse, "Cinema Sempione Hard Movie" con dei titoli davvero improponibili, uno squallore indicibile.
Poi, qualche giorno fa, passando davanti, la grande sorpresa, la palazzina liberty tutta ridipinta, all'interno un caffè - ristorante bianco, luminoso, allegro, con lo schermo e il palco per proiezioni e concerti live serali. Alla faccia della globalizzazione, si potrebbe pensare di essere ad Amsterdam o a Berlino, altro che periferia milanese. L'hanno chiamato come alle origini "Cinema Teatro Trieste" perché la sua storia, e non la conoscevo, era iniziata il 18 settembre 1912 proprio con questo nome, una piccola platea di 350 posti, agli albori dei cinema di quartiere e dal 27 agosto 1932 le immagini avranno anche la voce, era iniziata l'era del sonoro. Ci sono già andata due sere, una volta a sentire un duo argentino/ brasiliano e l'altra blues, troppo bello ritrovare in ottima salute, anche se in veste cambiata, il mio vecchio cinema Sempione, come una nostalgica madeleine di Proust che ha dischiuso la porta dei ricordi.
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