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Al parco col marmocchio: la fauna maschile

Da Robedamamma @robedamamma


Introdurrò l’argomento di quest’oggi con un piccolo antefatto accadutomi (a fagiuolo) proprio ieri pomeriggio.

Ore 16: Marmocchia alla mano mi reco al Parchetto. Non “un” parchetto, ma “il Parchetto”. Quello con le virgolette e la P maiuscola. Quello dove c’è il giostraio che compri due biglietti e te ne dà un mazzetto. Quello con l’erba vera che ci puoi correre sopra. Quello con le paperelle, i galli, le tartarughe e i piccioni, che però non puoi dargli da mangiare patate-riso-e-cozze o la caponata dell’altra sera e allora per non scrivercelo tutto ci scrivono solo “vietato dare da mangiare agli animali del parco”. Quello con la fontana e il laghetto, gli alberi di pesco e le distese di margherite. Quello che ogni volta mi chiedo quanto ci metteranno ad accorgersi che c’è un pezzo di terra edificabile e ci faranno un supermarket e un mega parcheggio oppure un condominio di 26 piani e un mini cortile in cemento. Insomma “il Parchetto”.

Al parco col marmocchio: la fauna maschile

Saliamo sulla giostra, Marmocchia sul cavallo, io incastonata tra lei e il camion dei pompieri. Ci si avvicina un tale che piazza una nana dall’aria minacciosa sulla macchinina a forma di Pikachu accanto a noi.

È tua questa” mi chiede indicando la Marmocchia.

Ehm, sì” rispondo.

Annuisce e si mette in una posa plastica come a dire “Ehi baby, so cosa vuoi dire” e ammicca. Per diamine se ammicca!

No, questa invece non è mia” dice, indicando la nana accigliata “faccio il favore a n’ ammica. Sai, io sono siglo”.

Aehm, come scusa?

Sono siglo, singlo, insomma come si dice?

Single?” chiedo pentendomene all’istante.

Eccobbrava! So singlo, libbero” e gli parte l’ammicco del secolo, il padre di tutti gli ammicchi.

Oh Perlapeppina (versione censurata di Ecchecaxxo), mica ci starà provando?

Ebbene, ci stava provando. Va bene, lo ammetto, il soggetto lasciava un po’ a desiderare, ma levando la camicia aperta col pelo di fuori, il borsello a tracolla e la panza da birra che trabocca dai jeans, voglio dire, avrebbe anche fatto la sua  porca figura.

Come dite? Bisogna vedere con chi me la contendevo? O bè la giostra pullulava di donzelle. Come? Ah, quelle con meno di sette anni non valgono? Ok eravamo in due. Va bene, va bene, l’altra c’aveva 86 anni, il foulard legato in testa stile mondina, le ascelle pezzate e meno denti della Marmocchia ad un anno di vita. Però che caspita, ho pur sempre cuccato!

Questo antefatto semplicemente per introdurre la prima delle categorie faunistiche di sesso maschile in cui potreste imbattervi nel vostro tranquillo pomeriggio al parco.

Prima categoria: il padre single (o siglo o singlo). Che abbia la momentanea custodia di un figlio naturale o ne abbia subaffittato uno (come il nostro amico), l’unico intento del padre single è l’accoppiamento. Accompagnarsi ad un cucciolo di umano, sebbene non ne si conoscano usi, costumi o bisogni, pare faccia scattare l’attizzo nel sesso opposto. Vedere un uomo accanto ad un marmocchio suscita una certa tenerezza, crea un alone magico e fa sembrare affascinante anche il più becero degli esemplari (eccezion fatta per il nostro amico).

Seconda categoria: il padre per caso. Il padre per caso si ritrova al parchetto di domenica mattina, dopo che la moglie l’ha lasciato sul pianerottolo col marmocchio e zero spiegazioni. Fa il suo ingresso tenendo il nano a debita distanza, così che non si debba per forza pensare sia suo. Gli occhiali da sole e il bavero alzato, nel timore di incrociare qualcuno che conosce e rovinarsi per sempre la reputazione. Confuso e disorientato si lascia condurre dal figlio che sembra invece perfettamente a suo agio. Vedendo che il marmocchio si autogestisce, e temendo che qualcuno lo avvicini, inizia a chiamare in ordine alfabetico tutti i contatti presenti sulla rubrica del suo cellulare. Alla lettera D il marmocchio sta facendo bungee jumping dallo scivolo, mentre lui continua imperterrito a spingere l’altalena vuota già da un po’.

Al parco col marmocchio: la fauna maschile

Terza categoria: il padre apprensivo. Tassativamente padre di una figlia femmina, l’accompagna al parco corredata di caschetto, ginocchiere, gomitiere, parastinchi, cuscinetti anticaduta e una corona d’aglio al collo. L’inesperienza gli provoca un eccessivo grado di apprensione che sfoga sulla poverina impedendole la qualunque. Gli si incolla addosso ripetendo come un mantra un elenco di raccomandazioni e presagi di sventura che basterebbero a sterminare l’intero pianeta, rendendo l’esperienza alquanto terrificante per entrambi.

Quarta categoria: chi è il padre dei due? Se la precedente categoria è legata al binomio padre-figlia femmina, gli appartenenti a questo genere sono normalmente padri di figli maschi. Per loro il parchetto è il luogo per eccellenza dove sfogare il loro Peterpanismo allo stadio terminale. Loro sono quelli che rischiano di farti lo scalpo al marmocchio con una pallonata di cuoio. Sono quelli che ti giri col pallone in mano e le narici fumanti, pronta a fare la ramanzina del secolo al marmocchio vandalo. E poi te li trovi davanti, cinquantenni e con la barba sfatta, che reclamano il pallone e con una certa velocità perché “sono sotto di due goal e fra poco quel cornuto dell’arbitro fischia”. Verso l’ora di pranzo si sente gridare “Papà basta dobbiamo andare a mangiare” “Nuuuoooo, ancora dieci minuti!”. E inevitabilmente ti chiedi chi dei due abbia accompagnato l’altro.


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