Al parco col marmocchio: passano gli anni ma la fauna non cambia

Da Robedamamma @robedamamma

Se marzo si dice pazzerello, questo aprile è stato totalmente fuori di testa. E piove, otto gradi: tutti dentro. Esce il sole, venti gradi: tutti fuori. Eppure un tempo del clima mediterraneo se ne diceva un gran bene.

Così arriva il week end e, contrariamente a tutte le previsioni, da dietro le nuvole si affaccia timido il sole. E allora che si fa? Noi si va al parco a recuperare i pomeriggi perduti per via della pioggia. E si fanno incontri importanti.

Qualche tempo fa avevamo già parlato della fauna maschile e femminile che abita i parchi in città. Ecco, sabato abbiamo incontrato una specie di creatura mitologica che incarnava tre su quattro delle categorie maschili individuate nel post di cui sopra, unendo a tutto ciò un uso di congiuntivi e condizionali (ma più in generale della lingua italiana) a dir poco creativo.

Ci rechiamo in questo parchetto (lo so, sembra il parco di Yosemite e invece si trova nella provincia sud di Milano… magie dei filtri Instagram)

e dopo una breve passeggiata a rimirar pennuti (in particolare la Marmocchia adora cigli e galini – per la traduzione si veda il glossario marmocchio) ci fermiamo nell’area gioco.
L’altalena accanto a noi rimane libera per poco, perchè ti arriva lui. Marmocchia recalcitrante e moccolosa alla mano, inizia a spingere alternando perle di saggezza, humor inglese e congiuntivi ad minchiam, mentre la nana sbraita, nello stesso fantasioso italiano, all’indirizzo di tutti i presenti.

Lui continua il suo monologo col quale c’informa della sua attuale situazione abitativo-lavorativo-sentimentale con innumerevoli dettagli, peraltro non richiesti. E c’è la crisi, mantenere i figli costra troppo e non ci sono più le mezze stagioni. Vorrei rincuorarlo ricordandogli quei bontemponi dei Maya, ma non so se coglierebbe la sottile ironia.

Che poi io, se avrei saputo che finiva così, mica li facevo tre figli!”

Invece io se avrei saputo che t’incontravo, non avrebbi mai venuto in questo parco.

Intanto con la coda dell’occhio osservo la lingua italiana che rantola a terra.

Papà” grida la nana “zitto e spingi”. E almeno su questo ci trova d’accordo.

“Se spingeresti anche tu…” risponde lui. E la nostra amata lingua esala il suo ultimo respiro.

E mentre chiacchieriamo amabilmente (lui) e cerchiamo vie di fuga (io) arrivano due bambine uguali sputate a quella sull’altalena. Solo in due formati diversi: medium e large. Vicine fanno un effetto un po’ inquietante. Tipo matrioska.

La media è parecchio interessata alla Marmocchia. Non tanto in quanto possibile compagna di giochi. Credo le interessi più che altro il caso umano.

Cos’è, una bambina?!”

Aehm, sì certo

Quanti anni ha?”

“Tre”

“Hum.. un po’ bassetta per avere tre anni”

Mo’ la meno.

“Ma parla? Perchè non parla? Non sa parlare? Oooooohhhh, bambina parliiiii?” e le sventola animatamente una mano davanti alla faccia.

Prima che io decida come intervenire senza rischiare la galera, la Marmocchia in un impeto di eleganza e saggezza risolve in modo impeccabile la situazione.

“Meglio che ce ne andiamo mamma, qui sono tutti un po’ matti!”

Niente morti nonostante tutto, se escludiamo la nostra amata lingua madre ovviamente.

D’altra parte lo dico sempre: andare al parco col marmocchio è roba da duri!

Estratto dal glossario marmocchio:

 ciglio: maestoso pennuto divenuto celebre grazie al famoso balletto classico “Il lago dei cigli”, appunto

galino: gallo. Ma anche gallina, papera, oca, pulcino, piccione, a seconda dei casi. Insomma, il galino va un po’ su tutto.


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