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Al –Shabaab. La Gioventù che terrorizza il Kenya

Creato il 08 aprile 2015 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

Il raid all’università di Garissa, città del Kenya, si suppone fosse il 17esimo attacco delle milizie di al – Shabaab nel paese africano.

Nel 2013, al centro commerciale Westgate di Nairobi morirono 67 persone e secondo la croce rossa altre 37 risultano ancora disperse. Dal settembre di quell’anno il commercio nei centri commerciali del paese africano stenta a risollevarsi.

Lo slogan “non ufficiale” keniota in lingua swahili hakuna matata (nessuna preoccupazione in Kenya) non corrisponde purtroppo alla reale situazione. I somali di al -Shabaab (in arabo la gioventù) fanno paura.

Vengono da una guerra durata un ventennio e non ancora conclusa. Vengono da un paese dove i signori della guerra hanno scandito il tempo e temprato le menti. Vengono da un paese dove il Kenya è presente con le sue forze militari e perciò percepito come occupante

Fino al 2006 si chiamavano Unione delle corti islamiche. Un nome che avocava a se un islamismo wahabita d’ispirazione saudita mentre i somali sono a maggioranza sufita. Durante il ventennio di anarchia, i miliziani imposero una stretta versione della sharia e la legge islamica nelle aree sotto il loro controllo imponeva lapidazioni per adulterio e amputazioni delle mani per i presunti manigoldi.

Al Shabaab è un arto di Al – Qaeda almeno dal 2012” è sicuro il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, salito al potere nel 2009 e riconosciuto dalle Nazioni Unite come rappresentante della lacerata Somalia, il primo interlocutore nazionale ufficiale dal 1991.

Il danno psicologico dei 150 morti di Garissa, questa povera città a 150 chilometri dal confine con la Somalia, pone molti interrogativi sulla sicurezza di un paese cristiano per il 70% e dove i musulmani sono l’11% della popolazione.

Dopo l’attentato del Westgate del settembre 2013 le forze di sicurezza keniote sono state rinforzate di 8.000 unità. Tutto ciò non basta per fronteggiare la guerra di Al – Shabaab.

La dinastia Kenyatta (prima Jomo poi il figlio Uhuru) alla guida del Kenya ostinano forza e capacità di arginare la violenza come in occasione delle rivolte contro il risultato delle elezioni del 2010.

Il reddito medio di un keniota è di 1.811 dollari annui e può essere ancora convinto dello slogan Hakuna Matata. Il reddito medio di un turista che si reca in vacanza in questa perla dell’Africa orientale è di 2.000 dollari mensili. Un po’ troppi per credere ad un soggiorno a 5 stelle sotto uno slogan alquanto tribale.

Foto credit by pulse.ng


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