Scandicci, 7 marzo 2013
“Colpo su colpo” è una narrazione epica che rimanda inevitabilmente a una riflessione sulla nostra contemporaneità. Poesia di altri tempi per raccontare, di nuovo, i miti come forma del nostro essere e per riflettere sulle forze oscure del male.
La particolare modalità di ascolto consente allo spettatore-ascoltatore di seguire percorsi immaginativi suoi personali, senza necessariamente dover capire e comprendere i personaggi che popolano questa storia, senza necessariamente capire e comprendere le loro azioni, ma lasciandosi trascinare dal mistero che ancora ci consegnano e che ancora oggi ci fanno da specchio.
Il racconto, composto da Riccardo Caporossi con brani di Omero, Eschilo, Sofocle, Euripide, Graves, Frazer, Calasso, si basa sulle vicende della famiglia degli Atridi, storie mitiche fondatrici di un disordine. Una sequenza di vendette familiari e maledizioni che si ripercuotono personaggio su personaggio, gesti che ritornano monotoni, inganni omicidi. Gravò sulla stirpe degli Atridi la maledizione del Fato, cupa e terribile, non meno di quella che pesò su altre famiglie e sui loro discendenti. Atridi si chiamano, da Omero in poi, Agamennone e Menelao, i due figli di Atreo; ma la condanna del Fato aveva colpito la loro gente ancor prima che essi nascessero. Capostipite di questa dinastia fu Tàntalo, venuto in odio agli Dei per aver imbandito alla loro mensa le membra del figlio Pèlope. A ritroso da Oreste a Tàntalo, avvicinandosi sempre di più all’enigma per tentare di scioglierlo fino ad annodarlo di nuovo perché le vicende narrate tornino a nascondersi sotto il velo del mistero. Una serie di immagini, visualizzate da disegni originali di Riccardo Caporossi, fanno da complemento alla performance e come sul “tabellone di figure” del cantastorie, segnano le tappe del racconto, lo intercalano nella sequenza a ritroso dei paragrafi. Queste immagini sono illustrate da una descrizione verbale come parti di una scrittura parallela che entra in connessione con il racconto. Quale modalità di ascolto viene proposta? In quale condizione lo spettatore viene stimolato a riflettere sulle vicende narrate? L’autore-regista, in un breve prologo, invita il pubblico presente a coprire gli occhi con una benda che viene fornita e invita a seguire la narrazione di 50 minuti soltanto nell’ascolto. Le bende, altro elemento importante correlato al racconto, sbarrano gli occhi, chiudono la vista, vincolando alla percezione della propria immaginazione sollecitata dalle parole, dalla costruzione verbale delle immagini, dai suoni, i rumori, gli stimoli olfattivi che accompagnano lo svolgimento. Solo alla fine, tolte le bende, gli spettatori vedranno un’ immagine costruita teatralmente che dura pochi minuti e saranno mostrati i disegni che rimandano a tutto ciò che è stato detto.
Tratto da: http://www.gonews.it/articolo_184470_Al-Teatro-Studio-di-Scandicci-RemCap-con-Colpo-su-colpo.html