8 gennaio 2014 di Dino Licci
Alan Turing nel 1927 (da Wikypedia)
“Grazia postuma della Regina al matematico britannico Alan Turing. L’uomo che decriptò i codici nazisti usati dai sommergibili tedeschi, era stato condannato per omosessualità quasi 60 anni fa. L’Einstein della matematica, pioniere dell’informatica moderna, morì nel 1954 a 41 anni per avvelenamento. Alcuni storici attribuiscono al suo genio la caduta di Hitler.”
E’ una notizia di questi giorni e somiglia molto al perdono di Galileo Galilei da parte della Chiesa. Molto probabilmente l’Inghilterra tutta deve la sua salvezza al genio di questo grande matematico che riuscì a decodificare il famoso “codice Enigma” con il quale i militari e diplomatici tedeschi comunicavano tra loro. Nel 1946, pur non essendo mai stato al fronte, Turing fu insignito della “Medaglia dell’Ordine dell’impero britannico” senza che nessuno conoscesse il motivo di questa onorificenza. Egli lavorava infatti nei servizi segreti britannici che riuscirono a neutralizzare la potenza devastatrice dei sommergibili tedeschi che infestavano le acque britanniche.
Ma Turing fece ancora di più. La sua mente brillante puntava all’intelligenza artificiale, una macchina cioè molto più ambiziosa dei già tanto sofisticati computers di cui oggi disponiamo e che interagisse col mondo esterno essendo dotata di una sorta di recettori sensoriali. Forse Turing ci sarebbe riuscito, lui che veniva considerato l’ultimo della classe dai suoi insegnanti delle scuole medie superiori, lui che si tolse la vita avvelenandosi con una mela intrisa di cianuro dopo aver subito pesanti umiliazioni da parte della sua patria ingrata. Infatti, al di fuori dei suoi meriti come crittografo e matematico, Turing era un uomo come tanti altri assoggettato agli stimoli ormonali che la Natura gli aveva imposto.
Turing era omosessuale in un tempo in cui in Inghilterra tale requisito era considerato reato. Scoperto casualmente, dopo aver denunciato un furto subito da un “amico” che aveva ospitato in casa, il grande matematico fu interrogato a lungo e, scoperta la sua conclamata omosessualità, subì una castrazione chimica che gli causò la perdita della libido oltre a un’evidente ginecomastia.
Molto probabilmente queste le cause del suo suicidio in un mondo non ancora pronto a recepire gli insegnamenti della biologia e della filosofia, schiavo di un’etica che si basa ancora su antichi principi di natura ideologica e/o clericale che emargina, seleziona, isola, condanna con un’ ottica miope e settaria, foriera di ingiustizie senza fine.
Molti geni, molte menti eccelse del passato, da Giordano Bruno a Galileo Galilei, da Campanella a Giulio Cesare Vanini, da Oscar Wilde ad Alan Turing, hanno pagato il loro non essere allineati a quelle condizioni fideistiche che ammorbano la pacifica convivenza delle genti. Voglio ricordarlo oggi, il giorno di Natale del 2013, sperando che una festa che ingloba e riunisce in un ideale di pace laici e credenti di ogni nazionalità, possa aprire le menti di chi è deputato a legiferare, formare, istruire, rendendoci migliori per salvaguardare da queste atrocità le generazioni future.