Alan Wake è stato un prodotto molto controverso. Questo a detta di molti.
Si spera che per questo molti, ovviamente, il vocabolario, comprenda tra i sinonimi di controverso, la parola Capolavoro. Perchè non si potrebbe definire in altro modo un gioco che nonostante la scarsità iniziale di vendite è riuscito comunque ad essere considerato un’ icona nel suo genere, e a fare addirittura il giro delle bocche di molte più persone rispetto a quelle di quante l’abbiano effettivamente giocato. I classici nomi che rimangono. E tutte le persone che ne parlano per sentito dire hanno come la strana impressione che di capolavoro davvero si tratti, e questo perchè, andando oltre la critica, si sono semplicemente basate sulle voci di corridoio, che inseguendosi, sono finite per arrivare a scontrarsi anche con loro, e come unico effetto, hanno avuto quello di lasciare l’impronta delle parole che portavano, cioè i segnali di un’utenza che di questo prodotto controverso si è trovata davvero più che soddisfatta.
Poco tempo fa, sul grande regno del Live, è giunto uno di quei giorni che aspetti da tempo e speri che prima o poi davvero arrivi. Il giorno del “ Tutti gli episodi del brand Alan Wake a costo irrisorio”. Possibilità perfetta per chi avesse ancora qualche lacuna da colmare, sia per il titolo originale, sia per il correlati Dlc o Spin-off. E visto che la nostra unica lacuna era proprio quella dello spin-off anche noi abbiamo subito risposto pronti! all’adunanza degli spiccioli per avere finalmente quell’ “Alan Wake: American’s Nightmare” che si prometteva come un episodio ponte, ma comunque a se stante, per il futuro Alan Wake 2, al momento caduto un po’ nel dimenticatoio a causa dei progetti più a breve termine della compagnia di sviluppo Remedy ( Quantum Break, nuova Ip Xbox One). Quindi in mancanza di altri modi per ingannare questa attesa che si prevedrà davvero lunga ed estenuante, andiamo un po’ a vedere in che meandri di tenebra questa volta è riuscito a cacciarsi il nostro caro Alan , sperando vivamente di trovarci di fronte ad un prodotto, ancora, e ancora, più controverso.
Questa volta il nostro caro Alan dovrà darsi parecchio più da fare. Le note lente e malinconiche che avvolgevano tutta la prima parte del titolo capostipite, in questo spin-off vengono agilmente bypassate in favore di una immediata immersione nel vivo del gioco, che neanche a farlo apposta, sembra davvero molto più vivo del suo antenato. Si capisce subito infatti quanto esso tenda ad essere una versione più shooter dell’Alan Wake smarrito che ci eravamo trovati a giocare anni prima.
Lo smarrimento questa volta, tolte le fughe disorientanti nei boschi e introdotta una dinamica più “fintamente” open world, sta proprio però nella trama, perchè il nostro Alan è ancora davvero smarrito nel suo luogo oscuro ed è alla disperata ricerca di un’uscita che gli permetta di tornare finalmente nel mondo reale dalla sua amata Alice e dal suo amico Barry. L’uscita però sembra quanto mai distante, perchè in questo mondo onirico da egli stesso generato si troverà a fare i conti con il suo alter ego malvagio, il signor “Graffio”, già brevemente apparso nella serie originale. La trama assumerà via via le dinamiche di un loop, suddivisa in diverse ambientazioni, che ci ritroveremo a visitare più volte al fine di riuscire a trovare il connubio di eventi da far accadere per creare la fantomatica uscita. Eventi raccolti dalle pagine dello stesso romanzo di Alan che saranno poi disseminate per tutto il gioco, e che assumeranno importanza sia ai fini di gameplay, per sbloccare nuove armi, sia perchè leggendole, grazie ad un menu a parte, ci aiuteranno ad immergerci nella vicenda e nei piccoli drammi in semi-oscuro del personaggio.
American’s Nightmare usa sapientemente tutti gli elementi del primo Alan Wake, rendendolo però più dinamico. Si perde un qualcosa in fatto di fascino senza dubbio, ma al contempo ne acquisisce notevolmente la parte ludica, che a volte, per alcuni, risultava davvero eccessivamente allungata e poco elettrizzante.
Il fascino però viene recuperato parzialmente dalla volontà di ricreare questo “American’s Nightmare“, questa sorta d’atmosfera da “horror story on the road” americana che rivive grazie a delle ambientazione, seppur continuamente riciclate, che sono ben selezionate e riescono a fare il loro effetto. Motel, Drive-in, studi di ricerca sperduti nel niente costituiscono un cerchio da cui ripassare di continuo che via via sarà sempre maggiormente esplorabile, e sono le ambientazioni perfette per ricreare questa sorta d’atmosfera che i vari Stephen King di turno, hanno contribuito a creare nel nostro immaginario. L’abbigliamento stesso di Alan risulta difatti molto più “ranch-man”.
Interessante fin da subito l’alternanza tra gioco e relativi video in-game, a filmati in live action che ci faranno seguire la storia al pari di una piccola serie Tv (medium esterno utilizzato anche per il primo capitolo, ma non implementato nel gioco stesso).
Ma è a livello di contenuti che questo spin-off riesce a rendersi davvero pregevole . La diversità, rispetto al primo capitolo che voleva essere, ed è riuscito ad essere, una bellissima storia di uno scrittore e la forza delle sue creazioni, è che da buon secondo step, va invece ad analizzare il rapporto conflittuale che si cela all’interno di uno scrittore che ha raggiunto ormai il successo. Il conflitto interiore tra lo scrittore che vorrebbe continuare ad avere la sua solita prospettiva e l’altra parte, quella più corrosa dall’ego, che vorrebbe lasciarsi andare alla sua stessa auto-celebrazione continua, perdendosi nei vizi creatisi attorno alla sua acclamazione. Il lasciarsi andare al piccolo demone superbo che si cela dentro ogni artista insomma. E questo conflitto è gestito in maniera davvero interessante. Onirico e squarci di pseudo-realtà si fondono di continuo tramite le informazioni che ci giungono dall’”esterno”, e ci informano della progressiva presa di posizione di Mr Graffio nella vita di Alan tramite suoi stessi video-messaggi che appariranno in televisioni sparse negli scenari.
In più, altro elemento di forte interesse, sono le narrazioni che ci perverranno tramite le pagina del manoscritto raccolte. Veri squarci di psicologia del personaggio che, non trovando il giusto tempo per venire approfonditi nelle fasi in-game, ci vengono così proposte senza perdere efficacia. Contribuiscono infatti a colorare ancor di più le atmosfere lugubri che ci troveremo a visitare, una sorta di libro affiancante le vicende, che ci troveremo a leggere con piacevolezza per analizzare la visione più saporita dello smarrito Alan. Vicende scandite dai personaggi strambi che incontreremo, che genereranno delle fasi di dialogo grottesche e marcatamente ironiche, atte a spezzare in maniera adeguata le scene rendendole più scanzonate.
L’illuminazione del gioco poi, come sempre, ricopre un ruolo di grande importanza ed è sempre il fiore all’occhiello tecnico dell’opera. La torcia, la spada di luce del nostro paladino-scrittore, avvalora un comparto ambientale davvero ottimale e lo fa risaltare ulteriormente quando illuminato, sia negli esterni che nei sempre magnifici e dettagliatissimi interni.
La nota di chiusura spetta però ad una particolare pagina del manoscritto che trovate qui sotto.
Questa pagina, pagina videoludica, racchiude molti dei motivi per cui videogiochiamo, per cui fruiamo e creiamo opere artistiche, ed è bellissimo trovarla all’interno e vedercela sbattuta in faccia così, mentre l’opera viene vissuta.
Essa avvalora il nostro rapporto con i personaggi “di fantasia”, con i nostri mondi di fantasia. La creazione e il loro insediamento nella nostra testa. Così come nelle altre opere artistiche, anche nel videogioco, grazie ad essa, si crea un legame molto profondo con entità che “non esistono” ma da cui, comunque, non riusciamo a distaccarci. Ne siamo totalmente immersi e mai assuefatti.
Sono frutto e sono fonte di ispirazione. Ci portano a contatto con una realtà parallela alla nostra, parallela ma molte volte giocherellona, perchè si diverte dannatamente a frapporsi fra noi e il tangibile, rendendo vana anche la prova del “tatto”, quella che ‘teoricamente‘ non dovrebbe lasciare spazio a dubbi o interpretazioni. E invece ne lascia, ne lascia eccome. Scappare e fuggire da lei è davvero facile.
Ancor più nei videogiochi.
Forse perchè nel nostro caso, nella nostra bistrattata arte, la nostra fantasia,
è addirittura giocabile.