Trieste, Tetris.
Canadesi, pubblicati dalla coppia Alerta Antifascista/Moment Of Collapse e a metà del loro tour europeo, gli Alaskan si sono fatti notare da noi con dischi come The Weak And The Wounded e l’ultimo Despair, Erosion, Loss. Hanno provato a etichettarli in varie maniere (atmospheric sludge, suggeriva qualcuno), il che significa che stanno facendo bene. In linea di massima si muovono in territori postcore e postmetal, con tutti i problemi a livello di ricezione che ciò oggi comporta, dato che forse in questi anni troppe band hanno cominciato a suonare un po’ troppo uguali alle altre. Almeno per quanto riguarda l’ultimo disco, fatta salva la bravura nell’aggiungere sempre qualche dettaglio (violini dissonanti che nemmeno Ligeti, così come in passato sample da cult come “Session 9″ di Brad Anderson), gli Alaskan cercano di farci dimenticare l’inflazionamento del loro genere d’appartenenza menando come se non ci fosse un domani (come infatti non c’è), tanto che l’appuntamento live al Tetris, nonostante sia di martedì, sembra avere tutte le carte in regola per diventare un’ottima valvola di sfogo infrasettimanale. Del resto, per rimanere sul tema del menare, loro sono qui grazie a un gancio coi Grime e – buon segno – sono venuti a vederli musicisti che fanno parte di The Secret, Ooze, Vanessa Van Basten, Gonzales, Border Bastard…
Con un look talmente uniforme da sembrare coreografato (t-shirt degli OvO per il chitarrista, vuol dire che la recentissima data insieme è andata bene), salgono sul palco in tre, altro motivo di curiosità se si pensa a quanto impattano. Nessun convenevole: un tasto fa partire il campionamento d’archi e quindi il primo pezzo di Despair, Erosion, Loss, cioè il primo mattone di quello spesso muro di suono che sarà alzato nei successivi tre quarti d’ora. Bassista e chitarrista si alternano alla voce (stile primo Aaron Turner e Cult Of Luna) e cercano di non farsi sommergere dalla batteria e in generale da un sound molto denso e cupo, si direbbe volutamente quasi monocromatico, almeno se confrontato stasera ai pezzi più vecchi, che mostrano qualche digressione in più. La forza degli Alaskan oggi sta nel prendere il pubblico saldamente per il collo, senza mollarlo fino alla fine, concedendogli pochissimo respiro e zero dialogo. Più i minuti passano e più infatti cresce l’entusiasmo delle persone, sempre più in sintonia con i ragazzi e i loro i brani, che sono pensati per essere un mix tra un treno e una valanga. Parecchi applausi e arriva la richiesta del bis, durante il quale viene fuori un po’ di umanità, “merito” di un problema tecnico che interrompe il brano e li fa sorridere.
Convincenti.
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