Sempre maggiore attenzione suscitano le dichiarazioni del leader di Chrysi Avghì, il movimento neonazista che ha conquistato ben ventuno seggi alle ultime elezioni in Grecia, incarnando il disagio di una parte della popolazione che rischia di dar credito ad un abile venditore di fumo. E l’ingovernabilità nasconde tante incognite…
In Grecia è notte fonda: non soltanto per le ombre berlinesi che paventano la possibilità che Atene venga estromessa dall’area Euro, dichiarandone di fatto il fallimento. La notte più buia, per la terra madre della civiltà occidentale, porta ironicamente un nome splendente: alba, come il sole che scalda e dà la vita; dorata, come la qualità delle cose preziose.E’ il nome del partito che, nelle ultime elezioni che hanno sancito la sostanziale ingovernabilità della Grecia, ha catalizzato il dissenso di una parte della società ellenica. Alla chiamata (elettorale), i colonnelli ed i loro simpatizzanti hanno risposto sottovoce “presente”, osservano da lontano l’agone politico, aspettando magari il momento buono per far valere le ragioni della forza. Non è infatti un mistero che la maggior parte dei suffragi di Chrysi Avghì provenga da forze dell’ordine ed esercito.
Non c’è spazio per la tolleranza: non bastano le posizioni di ferma condanna per lo spaccio di droga a sdoganare il neonazista più in vista di Grecia. Dispiace che a condannare certi atteggiamenti del negazionista Michaloliakos, siano solamente alcune personalità legate al mondo della cultura e dello spettacolo (Saviano non ha mancato di condannare Alba Dorata davanti alle telecamere di La7), laddove tutta l’Europa dovrebbe prendere pubblicamente le distanze da simili comportamenti. Solo una bocciatura de facto, perpetrata dal presidente Papoulias che non ha convocato il leader di Alba dorata per le consultazioni, in vista del tentativo (poi sfumato) di conferire l’incarico per la formazione di un esecutivo di unità nazionale.
Michaloliakos nega l’olocausto, le camere a gas, i forni: nega le pagine più buie della storia d’Europa. Mette in discussione deportati e uccisi per mano del nazismo, apprezza i lati più deprecabili della politica hitleriana, saluta le assemblee col saluto romano. Grottesco: un greco saluta al modo dei suoi storici conquistatori.
Il problema c’è ed è evidente: le deficienze culturali di Michaloliakos e le pesanti contraddizioni in cui sfocia il suo movimento sono indici di una situazione pericolosa che potrebbe condurre Atene alla deriva antidemocratica. Proprio adesso non bisogna abbassare la guardia e compattarsi attorno alle idee democratiche che sono le uniche che possano scacciare i fantasmi del passato.
La speranza è che la prossima tornata elettorale possa far ricredere una percentuale dei suffragi che hanno sancito il successo di Chrysi Avghì, riscrivendo il risultato uscito dalle urne del sei maggio e confinando le organizzazioni come Alba dorata al ruolo di opposizione di minoranza che loro compete. Il rischio è che quel 7% possa diventare un 10-12%, decretando la vittoria del modello Michaloliakos. La salvezza è probabilmente l’uscita dall’Euro ed il ritorno alla Dracma: se si continuerà a chiedere sudore, lacrime e sangue, i partiti antidemocratici non tarderanno a pervenire a preoccupanti maggioranze.
Adesso, con il paese in una situazione di assoluta ingovernabilità e lo spettro del fallimento sempre più concreto, si attendono con impazienza i nuovi comizi elettorali, che verranno convocati per la seconda metà di giugno, sperando che stavolta il risultato consenta almeno la formazione di un governo di unità nazionale che possa mettere Atene al riparo da una situazione che potrebbe rivelarsi devastante per la stabilità economica del paese nell’eurozona, nonché per i forti aneliti antidemocratici che si affacciano all’orizzonte.