Posted 21 febbraio 2014 in Albania, Balcani Occidentali, Slider with 0 Comments
di Lavdrim Lita
L’opposizione albanese, sostenuta da migliaia di cittadini da tutto il paese, ha organizzato una marcia di protesta a Tirana contro il governo a guida socialista del premier Edi Rama. La marcia di protesta è iniziata sul luogo dove 23 anni fa fu rimossa la statua del dittatore comunista Enver Hoxha, ed è poi continuata fino a piazza Skanderbeg. L’enorme folla guidata da Lulzim Basha, presidente del partito democratico albanese (centrodestra), si è fermata davanti alla sede del governo, ritenuto responsabile per la crisi economica, mancate riforme, innalzamento delle tasse, alta disoccupazione, fallimento nella lotta alla corruzione e alla povertà.
Questa manifestazione è la prima di una serie di manifestazioni che l’opposizione albanese intende organizzare per protestare contro il governo Rama, che secondo loro, non fa fatto niente per rimediare alla grave crisi economica e il dilagare della corruzione che sta strangolando il paese. Basha ha definito la manifestazione come l’inizio di una campagna di proteste e ha criticato l’esecutivo in relazione al recente rifiuto dell’Unione europea di accettare l’Albania come candidato all’adesione.
Il Partito socialista del primo ministro Edi Rama era arrivato al potere a giugno scorso, promettendo di creare nuovi posti di lavoro e accelerare l’integrazione con Bruxelles. Ma secondo l’opposizione albanese di centrodestra l’esecutivo di Edi Rama è venuto meno alle promesse elettorali e avrebbe “violato la costituzione“. Pochi giorni fa la Corte Costituzionale albanese ha esposto la sua decisione definitiva di respingere l’atto normativo del governo, il quale rinviava il termine di entrata in vigore della legge sul Funzionariato Pubblico che difende l’amministrazione pubblica dallo spoil system. Ma invano. I nuovi ministri del governo Rama hanno proceduto alla rimozione di buona parte dell’apparato amministrativo centrale nominato dal precedente governo e, conseguentemente, a nuove nomine. La scure si è abbattuta su tutti i ministeri rimuovendo dai direttori generali fino a semplici impiegati. Ma ora la corte ha respinto l’atto normativo, affermando che è contrario alla Costituzione, portando di conseguenza alla sua abrogazione e dando diritto alle persone rimosse dal posto di lavoro di reclamare il reintegro.
“Questo è un governo truffa“, ha dichiarato il leader dell’opposizione Lulzim Basha dal podio allestito davanti alla sede della presidenza del Consiglio, davanti a migliaia di manifestanti. Alle sue spalle numerosi palloncini con scritte le promesse di Rama. “Gli albanesi non possono aspettare quattro anni per vedere tutti i fallimenti del governo, uno dopo l’altro. Che si metta al lavoro o se ne vada. L’alternativa saranno le piazze e le proteste popolari”, ha avvertito Basha.
Il premier Edi Rama da parte sua ha replicato bollando come “ridicole” le richieste dell’opposizione: che – ha detto – “chiede che tutto venga realizzato in pochi mesi, quando in otto anni al potere [il centrodestra] ha provocato gravi danni al paese“. Secondo i dati ufficiali, nel terzo trimestre dell’anno scorso la disoccupazione ha raggiunto il 12,8%, ma secondo Rama il tasso è molto più alto, circa 21%. L’Ue ha rinviato fino alla primavera la decisione sull’eventuale candidatura dell’Albania, chiedendo risultati concreti nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, nonché negli sforzi mirati a far rispettare la legge.
Un’ondata di proteste ha attraversato la maggior parte dei paesi dei Balcani occidentali. Dalla Bosnia Erzegovina all’Albania passando per le proteste in Kosovo, Macedonia e Montenegro. Non ci sono presupposti per dare una definizione unica di queste proteste, perché ogni paese ha le sue caratteristiche specifiche. Ma durante la conferenza internazionale di sicurezza a Monaco, il segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato: “vediamo tendenze preoccupanti in molte regioni dell’Europa centrale e orientale e nei paesi balcanici. Le aspirazioni dei cittadini sono violate e oppresse da interessi e oligarchi corrotti, questi interessi utilizzano il denaro per mettere a tacere l’opposizione politica, per comprare politici e media, indebolire l’indipendenza dei giudici e usare la pressione per violare i diritti delle organizzazioni non governative di esistere e di agire”.
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