Posted 23 ottobre 2012 in Albania, Slider, Unione Europea with 0 Comments
di Davide Denti e Valentina Di Cesare
Il rapporto 2012 della Commissione europea sull’allargamento è stato magro di sorprese. Nessuna novità sostanziale per i paesi candidati dei Balcani, e Tirana viene “rimandata” con dodici richieste dettagliate prima di ottenere lo status di paese candidato all’adesione. Nel frattempo, nel paese impazza la criminalità: un problema in più per il governo.
Dodici punti da Bruxelles per concedere lo status di paese candidato
Tirana ha presentato la propria candidatura all’UE nel 2010, e per due volte la Commissione non l’ha accettata per via della polarizzazione politica nel paese. Ora la Direzione-Generale Allargamento della Commissione si dice orientata positivamente, a patto che Tirana completi la serie di riforme chiave precedentemente accordate. Solo allora la Commissione comunicherà al Consiglio UE, organo incaricato di prendere tale decisione, il proprio avviso positivo alla concessione dello status di paese candidato all’Albania. La stessa strategia adottata a suo tempo con la Serbia, quella di “rimandare” il paese candidato con una serie di richieste prima di concedere lo status, viene ora applicata all’Albania, che per ora rimane “candidato potenziale”. Sempre più la Commissione sembra aggiungere passaggi e condizioni, in una strategia del carciofo atta a massimizzare il suo potere d’influenza sui paesi candidati.
Le raccomandazioni inviate da Bruxelles a Tirana sono molto chiare, 12 i punti chiave su cui sarà d’obbligo vigilare di più: riforme nell’ambito della giustizia, pubblica amministrazione e modifiche ad alcune regole di procedura parlamentare. Le elezioni parlamentari del 2013 saranno considerate un test per la fragile democrazia elettorale albanese. Il Commissario europeo per l’allargamento Štefan Füle ha affermato che i passi in avanti della classe politica albanese in questi ultimi mesi sono molti e già visibili. Füle stavolta si dichiara ottimista, anche in vista di alcuni recenti cambiamenti politici in Albania che hanno portato all’abolizione dell’immunità per parlamentari e giudici. Tuttavia a detta del Commissario europeo andrebbero potenziati gli sforzi nella lotta alla corruzione e alla violenza.
Il primato della cronaca nera: c’entrano i rapporti mafia/politica?
Ed è proprio quest’ultima che imperversa senza sosta nel paese delle aquile. Nelle ultime settimane infatti sono raddoppiati gli omicidi, gli episodi di violenza domestica, i delitti di mafia; un vero e proprio bollettino di guerra che non lascia spazio alle interpretazioni. Secondo le cifre rese note dall’Istituto dell’Unione europea per gli studi sulla sicurezza (EUISS), nell’ultimo trimestre del 2012 in Albania sono state uccise 158 persone, e sono più di 200 i feriti per cause legate alla criminalità. Moltissimi inoltre sono i casi di rapine a mano armata a qualsiasi ora del giorno e nel pieno centro delle maggiori città, numerose e spietate le aggressioni da parte di gruppi armati in molti villaggi remoti del nord del paese. Per questi motivi in Albania la cronaca criminale sta prendendo completamente il sopravvento sugli altri problemi interni, soprattutto in ambito politico ed economico.
L’interpretazione più plausibile è che in un paese in cui la criminalità è aumentata del 40% dopo il 2010, e che detiene il triste primato in atti criminali su tutti i Balcani occidentali, la criminalità e la politica non viaggino su due binari distaccati e paralleli, ma al contrario siano strettamente legate tra loro. Sono frequenti e noti a molti i rapporti tra criminali e agenti di polizia o funzionari giudiziari, mentre la politica di ogni schieramento e colore non è nuova ad accordi con la criminalità organizzata, specie nei momenti più delicati e nei periodi di campagne elettorali. Gli omicidi o le rapine che non hanno un movente politico sono ugualmente, secondo gli esperti, un segnale di in indebolimento politico e sociale dello stato. In una recente intervista all’analista politico albanese Mustafa Nano, questi ha dichiarato che il perpetuarsi di episodi di violenza non è da considerarsi soltanto un problema sociale interno ai nuclei familiari e alle condizioni di vita dei singoli coinvolti, ma al contrario è soprattutto un problema politico, alla cui risoluzione i rappresentanti del governo non dovrebbero sottrarsi.
La criminalità nasce laddove lo stato non è presente, dove le leggi e le garanzie che la politica dovrebbe offrire ai cittadini vengono a mancare. Un problema da affrontare seriamente e in fretta, se Tirana vuol tenere il passo nella strategia d’adesione all’Unione Europea: una volta iniziati i negoziati d’adesione, ancora più forti saranno le pressioni perché il governo albanese adotti gli stessi standard degli altri paesi dell’Unione.
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Tags: adesione Ue, adesione Ue Balcani, Albania, allargamento, criminalità organizzata, Davide Denti, Štefan Füle, Valentina Di Cesare, violenza Categories: Albania, Slider, Unione Europea