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Albania - Un moribondo in un bordello

Da Mapo
- Tutto bene?Siamo in viaggio da qualche ora, a bordo della fidata Mer(d)iva. Umberto, da un po' di tempo a questa parte, si è fatto insolitamente silenzioso. Gli occhi lucidi dietro gli occhiali da Harry Potter. Ci voltiamo tutti verso di lui, autista incluso. Non che questo comporti molto rischio in aggiunta in questa terra dove l'autoscuola è una mezza novità e mercedes di tutti i colori sfrecciano su strade sterrate schivando muli e contadini.Stiamo quasi per consolarlo, confidandogli che anche a noi, in fondo, spiace lasciare le montuose regioni a nord dell'Albania, con i loro laghi stretti tra i pascoli, la vita agreste dal ritmo sconosciuto alla nostra generazione e la valida guida di Ylli, sapiente ragazzo albanese che ci ha offerto la sua casa e i frutti del suo orto. Stiamo quasi, dicevo, quando ci accorgiamo che non è la commozione a velare di umido le sue pupille, ma la febbre. Appoggio una mano sulla fronte e la sento bollente, mentre il polso corre veloce spinto dall'organismo che ha sempre più bisogno di sangue che arrivi veloce nei tessuti di periferia.Il centro di Tirana è ancora abbastanza lontano e, mentre riflettiamo sul da farsi e sulla labilità di decine di pastiglie conservate nelle valigie che riposano al caldo del bagagliaio, ci accorgiamo che si procede a passo d'uomo. Il traffico è ovunque e mi trovo a ringraziare il progresso per non avere ancora vinto sulla forza di gravità, traendo sollievo dal non avere nessuno almeno sopra di me. Raggiungiamo a fatica l'hotel segnalato dalla guida che, come se non bastasse, è pieno. La signora, gentile e inaspettatamente anglofona, si offre di accompagnarci un paio di strade a fianco. Ci fermiamo davanti ad un'insegna: "Hotel Pronto". In un attimo siamo in un piccolo cortile delimitato ai lati da muri scrostati. L'ambiente è riempito dalla foga di una signora sui 50, bassa, con i capelli corti e lo sguardo contrito. Si muove di continuo da un lato all'altro del cortile, trascinando in un secchio pesanti lenzuola bagnate, che poi stende ad asciugare nell'unico angolo dove filtrano i raggi del sole."Sembra un posto pulito", mi trovo a pensare.Poco di sopra il rumore asfissiante di una vecchia lavatrice copre le nostre parole mentre gesticolando cerchiamo di far capire al signore obeso alla "Reception" che vogliamo 2 stanze per la notte. Il dialogo è a dir poco difficile, ma è niente rispetto a quello che ci aspetterà il giorno successivo. Nel frattempo Umberto aspetta nella macchina, parcheggiata un centinaio di metri prima, in una bolla che tenta di proteggerlo dal rumore e dal caldo dell'unica vera metropoli albanese.
Albania - Un moribondo in un bordello
Alla fine, contro ogni pronostico, ce la facciamo. Prendiamo 2 stanze contigue al primo piano. Sembrano pulite e vantano due rudimentali condizionatori binari (acceso/spento). Il bagno, il primo decente dopo giorni, vanta una doccia calda e spaziosa. Mettiamo il moribondo a letto con il consiglio di bere molto, provarsi la febbre (40°C!!), assumere una tachipirina e dormire un po'; dopodichè usciamo per affrontare Tirana.Al nostro ritorno troviamo un cadavere avvolto nelle lenzuola bianche e sudate, indosso un paio di Rayban neri, stile "weekend con il morto". Se fossimo in una bosco sarebbe un momento perfetto per punzecchiarlo con un bastone. Ma bastano le nostre voci e, all'improvviso, il nostro compagno di viaggio si sveglia, stiracchiandosi appena prima di finire la seconda bottiglia d'acqua della giornata. La febbre è ancora alta ed è comparsa anche una faringite. Una volta reso omaggio ancora una volta a San Augmentin, scendiamo le scale e, dopo aver atteso qualche minuto, affrontiamo il gestore."Vorremmo fermarci una notte in più"Nessuna reazione, nemmeno avessi citato una strofa degli 883! Inizia un acceso diverbio tra cifre in euro sparate a caso, passanti dalla presunta (!!) conoscenza di lingue straniere fermati per strada, calendari branditi tra le mani per tentare di spiegare quello che appare inspiegabile e l'eco di una frase "... posto di prostitute". E' subito silenzio. E' Cinzia, la donna del gruppo, la presunta innocente che, a quanto pare, ha colto nel segno. Il figlio del proprietario, sradicato dal fast-food a fianco per provare a fare da interprete, si illumina, sorride e ripete: "Si! Si! Prostitute!".D'improvviso è tutto più chiaro. Capisco il perchè di tutta la discussione, il motivo per cui soggiornare un giorno intero costa più che occupare la camera per la sola notte, la signora che lava di continuo federe e lenzuola (e meno male!), il via vai di coppie giovani e male assortite che abbassano lo sguardo quando passiamo.E, mentre piano piano cominciamo a capire, ci scoppia sul volto una risata per aver portato a dormire un moribondo in un bordello!

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