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Albert Ayler - Spiritual Unity [1965]

Da Drnick @defeatedsounds
Albert Ayler - Spiritual Unity [1965] Ci sarà come uno strato di pelle tipo scolapasta, pieno di buchetti piccolissimi che accolgono le radici più superficiali dei capelli, e se sopra è granuloso come lo è la pelle dei piedi dopo una giornata in spiaggia, verso l'interno è sicuramente più viscido e lucido, chiazzato di filetti di grasso e timidi capillari rossi e blu, come quelli dei libri di biologia. Ce ne sarebbe un ammasso sopra la nuca, un po' sopostato indietro, nel punto dal quale "partono" a vortice i miei capelli. Sotto questo sottilissimo strato di pelle mi vedo un film di fluido microbiotico perlaceo, una specie di olio sgrassante, forse un po' più denso, che protegge il teschio vero e proprio; una sorta di corazza d'avorio a macchie bianche e marroncine se asciutto, ma ora, dentro la mia testa, è sempre bagnato e
reso viscoso dal lubrificante di cui sopra, per cui si vede questa superficie liscissima alla quale sono attaccati dei ponti elastici di nervi. Dovresti poi vedere quei capillari di prima, ora più intorti e grossi, annodarsi l'uno con l'altro seguendo percorsi e tornanti che annullano una qualsiasi logica apparente, eppure (quasi) tutto funziona. Non si direbbe. Lo scheletro poi è spesso, dicevo viscido all'esterno, ma spugnoso e più scuro al suo interno, con cavità tipo alveare ad irrobustire la struttura. Una quantità infinita di basi interstiziali di venuzze e nervi e condotti ed è qua in mezzo che si comicia a percepire quella complessità che molti teschi rivelano al loro interno. Una complessità fatta da un labirinto di Rodi senza il minotauro, un raccordo autostradale di Los Angeles completamente realizzato in schiumosi tubi flessibili rosati lucidissimi e liscissimi, a volte più bianchi, a volte più grigi e in mezzo ai loro nodi e svincolamenti si vedrebbero strade secondarie di sangue in circolo, chiaro e scuro, parti fluttuanti e nervi ottici che si mescolano senza paura con l'attacco della spina dorsale, una specie di rete fognaria romana, un po' come se guardassi quei pali della luce agli incroci di città non troppo sviluppate e vedi sti cosi che sorreggono una quantità assurda di fili che si incrociano e si mescolano e cambiano direzione e sembra non poter funzionare ma tutto sorprendentemente va. Poi ci sarebbero zone bluastre, nere, verso la fronte e nella parte destra. Sono località leggermente dannegiate, probabilmente in necrosi parziale. Qua i filamenti un tempo lisci e lucidi del cervello diventano più grezzi e ruvidi, attraversarti di tanto in tanto da qualche scarica elettrica che poveretta si è perduta in questa foresta di coralli nervosi. Quasi per caso si arriva in quello stranissimo posto dal quale partono numerosi filetti tesissimi caratterizzati da estremità adipose bianchissime e parti centrali blu elettrico, dicevo che sono tesissimi e
hanno spazio attorno a sè, cosa strana da queste parti. Ecco loro arrivano giusto dietro una membrana sottilissima rossa quasi trasparente. La loro base si mescola e si frantuma su questa parete ad anfiteatro fino a non riconoscersi totalmente. Da qua non si vede nulla ma basterebbe attraversarla per poter notare proiezioni mai viste di corpi esterni ribaltati rispetto l'orizzonte, colori e forme che diventano impulsi elettrici e, finalmente, fanno tutto il giro inverso.
Tracklist:
  1. Ghosts: First Variation
  2. The Wizard
  3. Spirits
  4. Ghosts: Second Variation
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