«Vuoi sapere cos’è la Spada, Marco?»
«Nonno, non è un’arma, non è un modo per difendersi , non è un simbolo. Io proprio non lo so, cos’è davvero la Spada».
«La Spada è ciò che noi dobbiamo diventare, Marco. I tuoi nemici potranno privarti dell’arma che impugni, ma non riusciranno mai a disarmarti, se la Spada sei tu. La sconfitta diventa una scelta, se la Spada sei tu. Solo se diventi la Spada saprai vincere quando serve e sarai capace di perdere, in nome di un bene più grande. Chiedi al tuo cuore di insegnarti la differenza, usa il tempo che ti è concesso, e fai della tua vita qualcosa che resti».
“Albion: Ombre” è il secondo volume della saga fantasy, tutta italiana, di Bianca Marconero, ispirata alle leggende classiche del ciclo arturiano. “Albion” avvolge nel mistero una scuola e un segreto millenario che affonda le sue radici nelle storie dei Cavalieri della Tavola Rotonda per ridisegnarlo a suo uso e consumo. La storia è incredibilmente complessa e unisce in maniera ammirevole romance e mistero, amicizia e tradimenti, vendetta e protezione, in un mix che avvinghia il lettore e lo imprigiona fino all’ultima pagina. Sorprendente e letale, come lo può essere solo un libro con un cliffhanger da paura.
Marco Cinquedraghi e i suoi amici hanno scoperto di essere portatori di una peculiarità genetica che si fonda nella leggenda. Sono le nuove incarnazioni di Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Ma qual è il prezzo del loro privilegio. A cosa si deve rinunciare per guadagnarsi un destino già scritto? Marco preferisce non chiederselo. Saranno gli errori commessi e le bugie a trascinarlo in una spirale che lo obbligherà ad aprire gli occhi, mentre anche l'eredità di mago Merlino si risveglia e reclama il proprio tributo. Tra amicizie che si incrinano, amori condannati per le colpe del passato, l'ombra di una fata leggendaria e un'indagine su una morte sospetta che sembra portare a una tragica verità, i ragazzi dell'Albion College proseguono il loro cammino per diventare grandi. Ma capire cos'è la vera grandezza comporta un sacrificio che ognuno di loro dovrà affrontare da solo, per salvarsi.
Ammetto di non aver mai trovato un fascino particolare nei Cavalieri della Tavola Rotonda pur navigando con una certa incresciosa sicurezza nei meandri dei bei amici che si stringono intorno ad Artù. Ma il potere della leggenda orchestrata anche per mano di Merlino, quel senso potente che arriva dall’impugnare Excalibur non passa di certo inosservato. Uomini che si sfidano con la spada per l’onore e non solo giocano sempre con la fantasia. E quando al fantasy più puro si unisce una certa giustificazione scientifica, allora ne resto completamente vittima, da ingegnere biomedico certe strambe diavolerie catturano sempre la mia attenzione. L’impianto narrativo costruito dalla Bianconero è solido e ad onor del vero ampliamente giustificato nelle sue note alla fine del libro che ho letto avidamente con la curiosità di chi ama immergersi completamente nella testa di chi scrive, trovando le risposte a domande ricorsive nel corso della lettura e dettagli che erano andati completamente perduti. Leggere Ombre è tornare a casa e scoprire che quella casa ha passaggi segreti e interi piani completamente sconosciuti. E quando si pensava di aver capito tutto ci si rende conto di non aver capito niente.
In un perpetuo alternarsi di punti di vista, efficace e senza perdita di continuità, la Bianconero cella e svela, rimescola i suoi protagonisti e ce ne mostra di nuovi, riecheggiando la consolidata tradizione del ciclo e aggiungendo le prospettive della modernità degli anni duemila. “I cavalieri addormentati nei corpi di adolescenti imborghesiti” diventano il mezzo per creare un contrasto forte, che si riscontra in tutto il libro. La vera forza della saga però sta nel fatto che non ci sono solidi confini tra buoni e cattivi, tra portatori di luce e traditori, ma in tutti i personaggi convivono luci e ombre, generosità ed egoismo, ed ognuno di loro è attraversato non solo dalle bizze tipicamente adolescenziali ma anche e soprattutto dalle memorie delle vite passate che si uniscono per tratteggiare personalità contrastanti, alleanze pericolanti, traiettorie che allontanano o avvicinano a seconda delle specifiche necessità. E allora abbiamo da un lato un riluttante Marco, secondogenito degli illustri Cinquedraghi, inconsapevole fautore di un progetto che non gli aggrada, leader per diritto, ma assolutamente inconsistente per quanto riguarda doti da condottiero. Marco, irruente, attaccabrighe, impulsivo, l’orso che non può essere imbrigliato, alla ricerca della sua personalissima redenzione. Marco non è assolutamente pronto ad affrontare il suo destino, Marco con la sua bellezza mediterranea e il suo fascino selvaggio, deve prima fare i conti con sé stesso, per affrontare il mondo che lo circonda. D’altra parte abbiamo l’affascinante, il galante, lo straordinario Lance (si ok è il mio preferito, il cavaliere che ha fatto breccia nel mio cuore e che difenderò a spada tratta fino alla fine) amico fidatissimo di Marco, deve anche lui scendere a patti con sé stesso, con la sua natura, con il suo passato. Colto, elegante, meravigliosamente super partes, si districa nel capannello di sciagure che gli precipitano addosso conservando sempre il suo sorriso, la sua maschera per il mondo che lo vuole a tutti i costi svelare. E poi c’è Deacon, il mago, l’integerrimo, il ragazzo dall’attenzione selettiva che deve imparare a gestire i suoi poteri, che non accetta compromessi, che vuole sbarazzarsi dei suoi nemici, che cerca di scrollarsi di dosso la sua impotenza. E Erek il bibliofilo, l’esperto della tradizione, il filo conduttore tra tutti i malcapitati del gruppo. Erek che non si arrende, che pretende rispetto e lealtà, che rifugge dagli inganni, ma che alla fine riesce a capire chi è meritevole della sua fiducia, che in fondo il compromesso è necessario, anche nella sua vita da guaritore, anche nel suo mondo che non prevede menzogna. Helena che mi dispiace non sopporto, nella sua fragilità, nella sua incertezza, nel suo inalberarsi nelle sue convinzioni senza cedere il passo alla possibilità di un errore, di una valutazione sbagliata. Irruenta come solo una spagnola focosa può essere, soffre del suo retaggio del passato e deve anche lei riconoscere i suoi errori per poter andare avanti. Menzione d’onore per la sorella di Lance che ho adorato dal primo all’ultimo momento. Ogni personaggio del resto ha il suo ruolo, il suo compito, è un tassello del puzzle solo apparentemente disordinato che la Marconero sta costruendo nella sua saga.
Il world building che si avvicenda non solo con sogni e frammenti di passato, ma con poteri ed elementi squisitamente fantasy, ci concretizza al massimo nella scuola, che è non solo ambientazione meravigliosa e elegantemente descritta, ma è anche quasi personificata. Il castello sembra respirare al fianco dei giovani studenti, quasi pretendendo da loro un impegno intriso di sacrificio.
Il particolare da non dimenticare? Un lago…
Un impianto narrativo complesso e affascinante, un volume che non soffre della sindrome del secondo libro di una serie, personaggi vividi e tridimensionali che si muovono su un filo sottile tra retaggio di un passato altisonante e un presente molto più mondano e meno prestigioso. Un mistero da risolvere e una sana spolverata fantasy. Un libro che affascina e strega anche attraverso un percorso di crescita in solitudine, perché si cammina insieme ma si cresce da soli. Vado ad aspettare in un angolo solitario il terzo volume.
Buona lettura guys!
La Serie “Albion”:
- Albion
- Diario di un’assassina (novella su Samira)
- I wish you a Merlin Xmas (racconto di Natale)