Albrecht Boeselanger: il nuovo Gran Cancelliere e Ministro degli Esteri dell’Ordine di Malta

Creato il 21 luglio 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

L’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG), nella persona di Chiara Ginesti, insieme ad una illustre rappresentanza di stampa nazionale ed estera, ha partecipato il 2 luglio scorso alla conferenza stampa e incontro con Albrecht Boeselanger, dal 31 maggio eletto dal Capitolo Generale alla carica di Gran Cancelliere e Ministro degli Affari Esteri del Sovrano Ordine Militare di Malta, ovvero capo dell’esecutivo con responsabilità della politica estera e delle missioni diplomatiche dell’Ordine per i prossimi cinque anni.

Classe 1946 e di nazionalità tedesca, Boeselanger si è formato presso i Gesuiti laureandosi successivamente in giurisprudenza a Bonn; membro del SOMM dal 1976, il Gran Cancelliere, che è parte del Sovrano Consiglio insieme al Gran Maestro e ad altre tre cariche, ha reso note le linee guida del suo lavoro ricordando che: «Il nuovo Governo proseguirà e si farà strumento del Sovrano Ordine Militare di Malta, che da oltre 900 anni è al fianco delle persone in difficoltà nei 120 paesi in cui opera. Ogni giorno infatti l’Ordine mantiene viva e attuale la sua antica missione “Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum”, ovvero testimoniare la fede e servire i poveri e gli ammalati, grazie alla capacità di saper riconoscere e rispondere alle nuove emergenze».

Il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, questa la corretta e completa denominazione, vanta una storia di quasi dieci secoli (è nato nel 1048) ed è il più antico ordine religioso ospedaliero laicale della Chiesa Cattolica, operando principalmente nell’ambito dell’assistenza medico-sociale e degli interventi umanitari. Sebbene una parte della dottrina non gli riconosca la soggettività internazionale (Saulle, 2001), di fatto si considera quale ente primario di diritto internazionale con funzioni sovrane, intrattenendo relazioni diplomatiche bilaterali con 104 Stati tra cui la Federazione Russa, per la quale vengono espletate da una missione diplomatica speciale. É Osservatore permanente presso le Nazioni Unite, le sue Agenzie specializzate e gode di rappresentanze ufficiali in numerose organizzazioni internazionali mantenendo relazioni a livello di Ambasciatore con l’Autorità Nazionale Palestinese e l’Unione Europea dalla quale ha ottenuto i fondi necessari (SAR Operation), con il contributo della Nando Peretti Foundation, per partecipare a supporto delle attività di “Mare Nostrum”.

La storica missione dell’Ordine di assistenza ai malati, ai bisognosi ed ai più svantaggiati senza distinzione di razza, origine o religione conosce numerosi ambiti di attività: assistenza medico-sociale; soccorso alle vittime di conflitti e calamità naturali; servizi di emergenza; corpi di primo soccorso; assistenza ad anziani, disabili, bambini in difficoltà; interventi in favore dei rifugiati e degli immigrati. A tal proposito, proprio i fenomeni migratori sono certamente ascrivibili tra le attuali emergenze cui prestare attenzione; di fatto sono “popolazioni in fuga da guerre e povertà”. Siamo difronte ad un pianeta in movimento, dove le emergenze spesso esplodono contemporaneamente e richiedono una risposta pronta e coordinata, realizzata nel rispetto delle peculiarità culturali, religiose e territoriali di ogni singolo Paese in cui queste accadono.

A tal proposito, sotto l’attenzione e la lente d’ingrandimento nazionale c’è sicuramente la drammatica realtà del Canale di Sicilia. “Attualmente – ha spiegato Albrecht Boeselanger – non è prevista alcuna soluzione che possa portare ad una riduzione del numero dei rifugiati e come Sovrano Ordine di Malta il nostro compito è quello di aiutare nel modo più cristiano possibile. Nessuno fugge dal proprio Paese senza esserne costretto e se le persone sono trattate come esseri umani, allora saranno sempre più disposte ad integrarsi. Il Mediterraneo è divenuto un cimitero con gli stessi numeri della Prima Guerra Mondiale ed è per questo che i nostri medici volontari operano sulle navi dell’operazione Mare Nostrum, in particolare nave Etna e nave Dattilo. Anche i militari hanno mostrato gratitudine per la presenza del nostro personale sanitario e la collaborazione è molto stretta”.

Il CISOM, Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, è impegnato dal 2008 su questo fronte in collaborazione con la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza. Ad oggi, come già ricordato, anche sui dispositivi militari. Sono stati curati ed assistiti oltre 5000 tra bambini, uomini e donne grazie all’impegno volontario complessivo di 289 medici, 270 infermieri e 123 soccorritori. L’intervento dei medici a bordo è fondamentale per individuare coloro che hanno bisogno di cure urgenti, quasi sempre bambini e donne in gravidanza. Allo stato di malnutrizione e deperimento dei migranti, infatti, si aggiungono le patologie legate alle condizioni precarie del viaggio: ustioni da idrocarburi per il carburante libero imbarcato in taniche improvvisate, squilibri elettrolitici per ingestione di acqua di mare, ferite lacerocontuse e da armi da fuoco.

“72.683 è il numero delle persone dirette verso le nostre coste – ha affermato Mauro Casinghini, direttore nazionale del CISOM – con un incremento del 700% per i minori e la prospettiva non è positiva per quanto concerne una possibile riduzione dei numeri. Il traffico dei migranti in mano ai criminali non si ferma certo davanti alla necessità di sicurezza del trasporto”. Ed ancora ha proseguito, intervistato da Radio Uno per il programma “Area di Servizio”, dicendo: “Fare il medico o l’infermiere su una motovedetta di poche decine di metri non è facile; se poi ci aggiungiamo un mare forza cinque o sette, di fatto, i minuti cambiano le condizioni: nella vita o nella morte. Noi siamo i privilegiati testimoni del loro primo sguardo con l’Europa e ne sentiamo il privilegio e la responsabilità nell’alleviare le sofferenze anche del viaggio, un percorso che per altro inizia nei paesi d’origine dove spesso il viaggio interno è anche molto più insidioso. Queste persone vengono da zone di guerra e di grandi carestie ed insomma sono disperati veri per cui il rischio più grande è una esistenza migliore di quella che hanno lasciato; forse la morte potrebbe essere la sofferenza minore. Lampedusa è un posto lontano, lontano a volte dai principi politici nazionali ed europei, ma è un posto anche geograficamente lontano. Abbiamo visto fermarsi i flussi durante la guerra in Libia per effetto della mancanza di barche e gommoni ed abbiamo poi visto ricostituire una flottiglia di imbarcazioni, così, per modo di dire. Questo è un problema europeo, nell’immaginario è come se il guasto al portone di un condominio interessasse solo il condomino del piano terra e non quello dell’ultimo piano. Questa gente potrebbe, in un lungo periodo, nel prossimo cinquantennio, anche salvare l’Europa da problemi economici dovuti all’invecchiamento della popolazione. Noi potremmo anche iniziare ad immaginare che le persone che arrivano in Europa possano restituire professionalità in Africa, specializzandole al livello professionale in maniera tale che un domani,tornati nel loro paese, inizino un processo cofinanziato anche dall’Unione Europea e che possa dar vita ad economie locali. Ciò che accade è che spesso sfuggono alla determinazione politica quelli che sono i contorni umani, più che umanitari: se tanta gente che critica anche le attività di soccorso, salisse su queste motovedette, incrociasse questi sguardi di terrore, forse, magari, le valutazioni avrebbero un contorno differente”.

Ma l’assistenza del Sovrano Ordine di Malta ai migranti verso l’Europa non si esaurisce con il soccorso e l’assistenza in mare, in particolare in Francia ed in Germania dove sono stati avviati programmi per l’assistenza legale e medica per gli immigrati, i richiedenti asilo e i rifugiati, come il progetto Plate-forme Familles e il progetto tedesco Malteser Medicine for Immigrant dove, oltre alle cure mediche, ci si propone di aiutare le famiglie immigrate nello sviluppo del proprio progetto familiare, di integrazione nel Paese ospite o di ritorno in quello di origine.

Forte l’invito del Presidente Napolitano del 3 luglio scorso a fare attenzione ai vari focolai del quadrante mediorientale: “Abbiamo un problema di Stati falliti, di non Stati, abbiamo problemi di grandi dimensioni come nel cuore dell’Africa con l’Egitto, abbiamo molte sfide che vengono dal Mediterraneo”, e non sfugge neanche ai Cavalieri dell’Ordine che guardano con attenzione e da tre anni allo svolgersi del conflitto in Siria per far fronte con ampio impiego di mezzi alla gravissima emergenza umanitaria dei profughi in fuga. “Il conflitto in Siria è come la Guerra dei Trenta Anni in Europa – ha affermato il Gran Cancelliere durante la conferenza stampa all’Aventino – e finchè non saranno sfiniti si andrà avanti. Ma è anche un conflitto regionale e tra gruppi religiosi, quindi risulta impossibile pensare che un agente esterno vi possa porre fine così come è difficile pensare di poter creare, come auspicava Andrea Riccardi, la creazione di un corridoio umanitario poichè il problema fondamentale è la reale mancanza di un interlocutore. La stessa Chiesa Siriana, con cui siamo in contatto, ci ha consigliato di non entrare in Siria, soprattutto di non farlo come europei e per questo il nostro aiuto si emana dall’esterno”. Dal 2011 il Malteser International e l’Associazione Libanese dell’Ordine hanno soccorso 40.000 profughi in Siria, Libano e Turchia, distribuendo cibo, kit di vestiti invernali, coperte e stufe e sfruttando la collaborazione di partner umanitari nella regione intorno a Damasco ed Aleppo. “Abbiamo un ospedale da campo in Turchia, a circa 3 km dalla Siria, e quattro unità mobili che varcano il confine quando possibile; in più 9 ambulatori in Libano dove una persona su quattro oggi è un rifugiato siriano”. È la risposta di Albrecht Boeselanger alla stampa per l’emergenza siriana, come esempio di collaborazione tra cattolici e musulmani e ricca di significati e risvolti anche geopolitici è la sua affermazione: “Con molti Stati della regione abbiamo una forte collaborazione. Nei Paesi musulmani non integralisti si lavora meglio poichè per loro è difficile capire l’attività delle organizzazioni laiche e questa collaborazione è possibile solo se si viene a creare un clima di fiducia”.

Negli stessi giorni della conferenza stampa si è riaperta la ferita tra Israele e Palestina in quella che potrebbe configurarsi come una nuova Intifada. Sono ripresi gli attacchi da e verso la Striscia di Gaza. La situazione dei profughi è estremamente allarmante e, oltre alle richieste di aiuto dell’UNRWA e delle altre organizzazioni, si registrano già enormi difficoltà e scarsità di farmaci nelle strutture ospedaliere di assistenza. In territorio Palestinese l’Ordine è già attivo e con forza. L’Ospedale della Sacra Famiglia di Betlemme rappresenta un progetto congiunto dell’intero Ordine di Malta quale punto di riferimento per la città, nei villaggi circostanti ed in alcune zone del distretto di Hebron perchè offre alle donne di qualsiasi religione un’assistenza medica altamente qualificata nei reparti di ginecologia, neonatologia e medicina generale. La Palestina non possiede un servizio medico nazionale, per questo i costi di gestione dell’ospedale sono sostenuti dall’Ordine di Malta. Ai pazienti viene chiesto di pagare soltanto quello che possono permettersi. Le spese per l’insieme delle cure prenatali, l’alloggio e il parto, comprese tutte le medicazioni, è di 60 dollari. Per coloro che non sono in grado di pagare nulla, la spesa viene ridotta o cancellata. A causa della situazione politica sempre instabile e della difficile situazione economica, la necessità di servizi ospedalieri nella zona è cresciuta ma la speranza, nel riaccendersi delle ostilità, è che tutto questo possa vedere presto la fine.

Nel continente africano l’Ordine di Malta opera in 40 paesi, con progetti di prevenzione delle epidemie di tubercolosi, malaria e AIDS, che rimangono purtroppo le prime cause di morte. Negli ultimi dieci anni il Malteser International ha fornito assistenza medica e psicologica a circa 50mila donne vittime di aggressioni e stupri. L’aumentare delle violenze sulle donne è la conseguenza di una guerra che agisce anche e soprattutto a livello culturale nella Repubblica Democratica del Congo. L’obiettivo di chi commette violenza è quello di distruggere la società poichè le donne che ne sono vittime vengono allontanate dai villaggi in cui vivono. Il sostegno e l’aiuto profuso è in questo caso anche psicologico, cercando di convincere i capi del villaggio o i capotribù a non allontanarle o a lasciarle vivere ai margini.

Nei 120 Paesi in cui è presente, quindi, i religiosi, i cavalieri e le dame dell’Ordine sono ogni giorno al fianco delle persone in fuga con le proprie attività di soccorso ed assistenza e, se “Le vittime dei conflitti di oggi sono soprattutto civili, donne e bambini, a loro in particolare sono diretti i nostri sforzi sul campo” ha sottolineato il nuovo Capo dell’Esecutivo e Ministro degli Esteri.

(C.G.)


Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :