Finalmente è arrivato il momento di occuparsi del più giovane componente della grande famiglia dei Primati (ho detto famiglia, ma in realtà non dimentichiamo che tassonomicamente si tratta di un Ordine): l’Homo sapies, ossia la nostra specie!
L’immagine non è scelta a caso ma serve a dimostrare quella che è la più straordinaria capacità della nostra specie, quella che ci rende unici: inventare cose che in natura non esistono, caratteristica che ci consente di compiere imprese impossibili per qualunque altra specie conosciuta. Nel caso della foto, l’Homo sapiens è l’unica specie terrestre che è stata capace di costruire strumenti che le hanno consentito di lasciare il proprio pianeta e di sbarcare su un altro mondo, ossia la Luna. E siamo gli unici che hanno la capacità di colonizzare altri mondi e ,perché no, farli fiorire di vita.
Paradossalmente la nostra specie è una di quelle meno conosciute dal grande pubblico, infatti sono molto più note specie come leoni o elefanti che l’Homo sapiens. Ciò può sembrare paradossale ma in realtà ha senso: i documentari naturalistici parlano spesso delle stesse specie (per esempio i leoni, tutti li conosciamo come se fossimo zoologi specializzati), quasi sempre animali, e non trattano quasi mai (se non in casi rari) di moltissimi altri organismi che sono altrettanto interessanti se non di più (ci sono organismi spettacolari anche tra piante e funghi). Probabilmente è anche radicata l’idea che la nostra specie sia meno interessante perché dovremmo conoscerla, ma la realtà è ben diversa: senza nulla togliere alle a tutti gli altri organismi esistenti, la nostra specie è indubbiamente una delle più interessanti e, forse, una delle più straordinarie.
L’Homo sapiens è comparso in Africa circa centoventimila anni fa e i reperti fossili più antichi sono stati rinvenuti in Etiopia e in Sud Africa.
L’Homo ergaster (di cui abbiamo già parlato) è un nostro probabile antenato e non abbiamo assoltamente nessun legame con l’Homo erectus asiatico che, invece, ha originato la linea evolutiva euroasiatica che ha portato all’Homo neanderthalensis. Tanto per cambiare, quindi, ciò che si insegna a scuola riguardo l’evoluzione della specie umana è del tutto sballato e indietro di vari decenni rispetto alla vera paleonatropologia: la famosa serie di ominidi che porta fino a noi, con dentro il neandethal, è sbagliata. Anzi, in generale bisogna togliersi dalla testa l’idea dell’evoluzione lineare, infatti essa è più che altro un cespuglio all’interno del quale si può trovare una linea che porta a una specie (come per esempio la nostra).
Inoltre si deve considerare anche un altro fatto importante: l’Homo sapiens è quasi del tutto privo di pelo, con un efficiente sistema di dissipazione del calore attraverso la sudorazione, quindi si deve essere evoluto in un clima caldo e secco come quello delle savane africane. Infatti l’ascendenza fossile indica senza ombra di dubbio che il sapiens è di origini africane, probabilmente della parte centrale e meridionale del continente. Molto probabilmente i primi esemplari della nostra specie vivevano in modo simile agli odierni Boscimani, un popolo africano che vive nel deserto del Kalahari tra Sud Africa, Namibia e Botswana:
È probabile che l’ambiente non troppo facile sia stato uno dei motivi che hanno spinto i nostri antenati a lasciare l’Africa circa centomila anni fa, dando origine alla grande migrazione nota come Out of Africa II, che ha portato il sapiens, col tempo, a colonizzare tutto il mondo.
Circa quarantamila anni fa giunsero i primi esemplari in Europa dove incontrarono i neanderthaliani, mentre nel continente americano giunsero solo quindicimila anni fa circa attraversando a piedi lo stretto di Bering che all’epoca libero dalle acque per via del livello marino più basso a causa della glaciazione Würm. Ecco uno schema della grande migrazione, completo di epoche approssimative scritte in migliaia di anni:
Possiamo dire che il resto è la storia che tutti noi abbiamo studiato a scuola e che dovremmo ben conoscere.
Ma qual è il motivo del così grande successo che la nostra specie ha avuto?
Semplice: la sua intelligenza, direttamente derivata dall’abilità manuale, che le ha consentito di specializzarsi nel non essere specializzata e quindi nell’avere un’estrema adattabilità. Cerchiamo di spiegarci meglio.
La mano umana è pressoché identica dall’Homo habilis, quindi è invariata da milioni di anni. Ciò che è cambiato è stato il cervello che, fra Homo habilis e Homo sapiens, è cresciuto in dimensioni e complessità fino a rendere possibile ciò che chiamiamo intelligenza. Con essa è arrivata la capacità di astrarre e ragionare, che ci permette di indagare il mondo intorno a noi, di comprenderlo e di modificarlo per raggiungere uno scopo. Per esempio, solo grazie alla capacità di inventare nuove soluzioni una specie tipica dei climi caldi come la nostra è riuscita a sopravvivere con successo nell’Artico.
Questo è il significato di “specializzata nel non specializzarsi”: la nostra specie, grazie all’intelligenza, può inventare un modo per sopravvivere in qualunque ambiente senza doversi evolvere specializzandosi, come invece fanno tutte le altre specie esistenti.
Il non specializzarsi è particolamente vantaggioso anche nell’alimentazione, infatti non avendo particolari esigenze alimentari (e potendo attingere a ogni fonte di nutrienti, animale o vegetale che sia) l’Homo sapiens può trovare cibo con cui sostenersi in ogni territorio che colonizza, indipendentemente dalle sue caratteristiche climatiche.
La capacità di astrarre che nominavo prima, unica al mondo, è ciò che permette alla nostra specie di ragionare e che ha dato origine alla matematica e a tutte le altre Scienze, alle Arti, alla Filosofia e a tutto il resto. Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza un’altra capacità in cui la nostra specie eccelle, sebbene sia tipica di tutti i Primati e non solo: la comunicazione. La capacità di comunciare fra di noi è essenziale nell’Homo sapiens, per qualunque attività possibile e immaginabile, è talmente fondamentale per noi che comunichiamo di continuo senza nemmeno accorgercene. E la comunicazione non è relegata solo alle parole orali o scritte, infatti abbiamo creato anche molti altri linguaggi differenti: quello matematico, quello musicale, i vari linguaggi artificiali con cui si programmano i computer, ecc.
Finisco qui, perché per parlare adeguatamente della nostra specie servirebbe un’intera biblioteca e rischio di scrivere un articolo senza fine che sfiancherebbe anche il lettore più affezionato. Spero di essere riuscito a mostrare come l’Homo sapiens sia una specie davvero straordinaria ma spesso sottovalutata.
Purtroppo la serie alla scoperta dei Primati finisce qui, ma non temete: sto preparando altre cose interessanti!