In questo articolo inizieremo a parlare delle Scimmie del Vecchio Mondo e continueremo man mano che ci avvicineremo alla nostra specie: infatti gli argomenti si fanno sempre più complessi e lievita quindi anche il numero di articoli.
Per Scimmie del Vecchio Mondo si intendono tutti quei Primati, diversi dalle Proscimmie, che vivono in Africa, Europa e Asia. Esse fanno tutte parte del parvordine Catarrhini, che significa “naso stretto”.
Le catarrine si dividono un due superfamiglie: Cercopithecoidea e Hominoidea. Come da titolo, noi ci occuperemo della prima di queste due. In questa superfamglia c’è solo una famiglia ancora vivente: Cercopithecidae.
La principale differenza con Hominoidea, l’altra superfamiglia delle catarrhine, è la presenza di una coda bene evidente ma mai prensile: è prensile solo nelle platirrhine (le scimmie del Nuovo Mondo).
Il modo migliore per comprendere le caratteristiche di questo gruppo di scimmie è attraverso degli esempi, vediamo quelli più significativi a cominciare dalla foto poche righe sopra: Cercopithecus albogularis, il cui nome di genere dà il nome anche all’intera superfamiglia.
Il nome comune di questa specie è identico alla traduzione in italiano del nome latino ed è “cercopiteco dalla gola bianca”. Non fatica a immaginare cosa abbia ispirato questo nome, visto che il pelo della gola di questa scimmia è di un bel colore bianco.
Il peso può arrivare ai 9 chilogrammi e la lunghezza fino ai settanta centimetri, ma c’è un notevole dimorfismo: infatti i maschi sono notevolmente più grandi delle femmine. Si può trovare in Africa orientale (a est della Rift Valley) in Somalia, Kenya e Tanzania. Le sue abitudini di vita sono poco conosciute, in ogni caso è una specie diurna e arboricola, che vive in gruppi di alcune decine di esemplari. Si nutrono di frutti, semi, foglie, insetti e piccoli vertebrati.
Il cercopiteco di palude o cercopiteco di Allen (Allenopithecus nigroviridis) è una specie molto particolare, a cominciare dal caratteristico colore verdastro del pelo. Sono lunghi circa un metro (coda compresa) e i maschi possono raggiungere i sei chilogrammi, le femmine arrivano a circa la metà. È di abitudini diurne e cerca cibo al suolo, e fino a qui nulla di strano; le stranezze iniziano quando si dice che vive in ambienti umidi e molto ricchi di specchi d’acqua: infatti questa scimmia è un’eccellente nuotatrice e può anche tuffarsi e sfuggire in immersione a un predatore.
I gruppi sociali sono di alcune decine di esemplari e questa specie è dotata di un sofisticato sistema di comunicazione, che consiste in vocalizzi e gesti. Altra curiosità: fra i nemici naturali del cercopiteco di palude si trova un’altra scimmia molto più vicina alla nostra specie: il bonobo (nel parleremo approfonditamente nei prossimi articoli).
Questa specie è molto comune lungo il fiume Congo, in Africa centrale.
Merita una menzione speciale il genere Macaca per la sua grandissima adattabilità, paragonabile a quella della nostra specie. I macachi, infatti, si possono trovare in ampia varietà di territori tra Asia e Africa (fra i primati il genere Macaca è quello a più ampia diffusione, secondo solo al genere Homo). Sono molto comuni in India e nel sud-est Asiatico come molte altre scimmie, ma la cosa particolare è che possiamo trovare una popolazione in Giappone: Macaca fuscata.
In questa immagine vediamo entrambe le particolarità di questa specie: la dimestichezza con l’acqua e la neve (visibile sullo sfondo, più dei fiocchi che cadono intorno ai due esemplari) che indica la sua esistenza in un habitat freddo. Vivendo sulla fredde montagne del nord del Giappone, infatti, questa specie ha imparato a difendersi dal freddo immergendosi nelle calde acque delle sorgenti termali di cui il paese è pieno (come tutti i territori vulcanici). Questa è la specie di scimmia più settentrionale del mondo ed è anche l’unico Primate (oltre alla nostra specie) a vivere in ambienti freddi.
I maschi possono raggiungere i quattordici chilogrammi di peso, le femmine circa la metà; la loro società è organizzata in un rigido ordine gerarchico nel quale le femmine sono in rapporto 3:1 con i maschi.
L’altra specie del genere che vale la pena di menzionare è Macaca sylvanus.
Si può trovare in Africa nord occidentale (Marocco, Algeria, Tunisia) ma soprattutto a Gibilterra, infatti questa è l’unica specie di Primate endemica dell’Europa insieme all’Homo sapiens. Volgarmente nota come “bertuccia”, questa scimmia è protagonista di una singolare leggenda: la penisola di Gibilterra è territorio del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e la leggenda sostiene che la patria inglese deterrà il potere sul Mar Mediterraneo finché questi macachi abiteranno la penisola (gli inglesi però barano un po’, infatti importano esemplari dalle coste africane quando la popolazione di Gibilterra cala troppo).
Questa specie è rupestre, cioè predilige gli habitat montani. Può sopravvivere in ambienti poveri come le rupi di Gibilterra e del nord Africa grazie alla sua estrema adattabilità, cosa che le ha permesso di avere una dieta molto varia: si nutre di insetti (larve comprese), di aracnidi, di uova, di erbe, di frutti, di molluschi terrestri, di rettili; spesso osa anche invadere e razziare i giardini. Dato che i britannici le tengono in così alta considerazione, le bertucce sono protette dalla legge e quindi possono vivere, invadere e razziare come preferiscono. A Gibilterra sono una vera e propria attrazione turistica.
Ora tocca a una specie già vista in un altro articolo, Nasalis larvatus:
Volgarmente nota come “nasica” o “scimmia nasona” (non è difficile immaginare perché). Il “nasone” è più marcato negli individui maschi adulti e può raggiungere anche i diciassette centimetri di lunghezza, la sua esatta funzione è però sconosciuta. L’unica funzione nota è quella di cassa di risonanza per l’emissione di richiami, ma potrebbe anche servire per corteggiare le femmine.
Il ventre presenta un massiccio deposito adiposo che consente a questa specie di galleggiare sull’acqua (ha buone capacità natatorie).
La nasica è una delle pochissime specie di scimmie completamente erbivore ed è dotata della capacità di digerire la cellulosa (caratteristica piuttosto rara fra i Primati) grazie alla flora batterica che vive nel suo apparato digerente (lo stomaco è formato da più camere e somiglia a quello dei ruminanti). L’effetto di questo tipo di alimentazione abbasta povera è il fatto che la nasica passi circa tre quarti del suo tempo a riposare ed è meno attiva di specie onnivore di pari dimensioni (circa un metro di lunghezza) perché molte energie devono essere spese per cercare e digerire il cibo.
Theropithecus gelada:
Questa specie parente del babbuino ha un aspetto piuttosto insolito. Il maschio (in foto) ha una folta criniera e delle parti di pelle nuda sulla gola e sul petto, che nelle femmine sembra una collana di perle (per via di alcune escrescenze carnose) e che cambia colore quando arriva l’estro. I canini hanno la forma di lunghe zanne nei maschi, i quali possono raggiungere i venti chilogrammi; le femmine sono più piccole e hanno canini molto più piccoli. I canini sono usati come armi offensive o difensive.
Questa specie vive in un’aria ridotta: si può trovare solo sulle montagne dell’Etiopia fra i duemila e i quattromila metri di quota. Dato l’ambiente piuttosto povero, si nutrono di ciò che trovano e usano anche brucare l’erba. Vivono sopra il limite massimo di altitudine cui arrivano gli alberi, quindi sono una specie completamente terricola e perfettamente adattata alla locomozione quadrupede, tanto che possono correre un andatura simile al galoppo.
Mandrillus sphinx:
I più conosceranno questa specie per via di Rafiki, il simpatico sciamano che compare nel film Disney “Il Re Leone”, ma malgrado la simpatia del personaggio a lui dedicato, il vero mandrillo è un tipo decisamente poco raccomandabile. Innanzitutto possiede degli enormi e minacciosi canini (ben visibili in foto) e i maschi sono grandi e muscolosi: l’altezza la garrese (più o meno alla spalla) può raggiungere i sessanta centimetri. Vivono nelle foreste dell’Africa occidentale (Camerun) e sono di abitudini terricole, sono onnivori e si nutrono di foglie, frutti, insetti, piccoli vertebrati; i grandi maschi adulti spesso cacciano attivamente il Cephalophus, un piccolo bovino che condivide l’habitat con queste scimmie.
La struttura sociale è complessa e sembra che i gruppi possano contare anche centinaia di esemplari; il maschio a capo del branco lo difende strenuamente e, viste zanne e mole, può essere molto pericoloso.
L’ultimo ospite di questo articolo è il Papio anubis, o babbuino verde:
Il nome deriva dal dio egizio Anubis, il quale veniva rappresentato con la testa di sciacallo; infatti questa specie, quando si muove come quadrupede, col suo prominente splancnocranio (muso) e con la lunga coda tenuta dietro penzoloni, ricorda effettivamente un canide.
Ma non lasciatevi ingannare dal suo aspetto mite: questa è una delle scimmie più pericolose del mondo. Sono circa un metro di muscoli, con enormi canini lunghi vari centimetri. Sono terricoli e diurni, passano la notte su alberi o rocce, sono onnivori e possono praticare anche la caccia attiva: in rete si può trovare un video (che non metto perché troppo forte) nel quale si vede un grosso esemplare che mangia viva una piccola gazzella.
Il babbuino vive in gruppi sociali formati da alcune decine di esemplari e caratterizzati da una rigida gerarchia e separazione dei ruoli: ogni esemplare ha una precisa posizione e un preciso ruolo all’interno del gruppo.
Se proprio li volete incontrare, li trovate in Africa, precisamente in Senegal, Congo, Kenya, Uganda, Etiopia e Tanzania. Si possono trovare anche al limitare del Sahara.
La prossima volta conosceremo le scimmie antropomorfe e ci avvicineremo ancora di più alla nostra specie!