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Alcune cose essenziali da ricordare per gestire correttamente la classe

Da Maestrarosalba
Alcune cose essenziali da ricordare per gestire correttamente la classeQuando è che la scuola ha perso di credibilità? E' una domanda tosta, ma forse è azzardata. Quando è che alcuni, molti docenti, hanno perso di credibilità nell'esercizio del mestiere per cui sono pagati? Quando mossi dall'ansia di far contenti tutti, di piacere, hanno interpretato e impartito regole in modo lasco. Il compito della scuola non è esclusivamente piacere,  ma costruire, mettere gli alunni in condizioni d'imparare. Certamente il fenomeno ha investito più scuole di altre. Ma ha trovato terreno fertile dove il gruppo docente ha agito uno contro l'altro: dove è nata l'estrema competizione è attecchita l'improvvisazione nelle regole. Non che le regole non siano definite, anche perché lo impone la legislazione, ma vengono bypassate nel tentativo di dimostrarsi accoglienti con l'utenza. Ma essere accoglienti non è essere meno rigidi, esserlo è esplicitare in modo chiaro come funzionano le cose, personalizzarle quando necessario.
Viene da dire che è un po' come la storia dell'uovo e la gallina, siamo diventati così poco professionali perché le regole non piacciono o non piacciono le regole perché non sono definite in modo omogeneo?
Comunque la si veda se si vuol sopravvivere alla scuola e nella scuola, oggi al contrario di ciò che potrebbe apparire, non rimane che tornare alla sicurezza delle regole, dettate con la necessaria elasticità al di fuori di rigidità che con i bambini e le persone in genere non va mai bene, proprio al fine di garantire la sicurezza di coloro che da noi dipendono, in primis appunto, gli alunni.
Nessuna paura allora di riprendere il controllo totale della situazione che riguarda le nostre classi, confortati dei regolamenti emanati in questi primi giorni di attività collegiali, e nessuna paura di ribadire che più le regole sono similari, e più di fanno rispettare, pur negli adattamenti locali, più l'istituzione eroga un buon servizio. Un esempio a caso tanto per rendere l'idea di cosa si parla: la gestione delle uscite personalizzate. Il fatto che esista una vera propria giungla nel gestirle non è sinonimo di rispetto dell'utenza, al contrario. Che debbano essere un numero limitato o commisurato a un bisogno, quindi sempre autorizzate con tanto di richiesta firmata dal genitore, dovrebbe essere una consuetudine diffusa, pur nel rispetto delle esigenze individuali: un bambino che deve recarsi per una terapia specialistica ne ha diritto, mentre il bambino che si assenta in maniera immotivata o anticipa l'uscita che diventa consuetudine perché al genitore vien comodo passare a prenderlo all'uscita da lavoro, e prima dell'orario consentito, non trova alcuna giustificazione. Nel secondo caso il no dev'essere bello chiaro senza paura di fare un torto a nessuno, anzi semmai a salvaguardia del diritto allo studio dell'alunno.
Le modalità di comunicazione delle procedure dev'essere chiara fin dal primo giorno di scuola:  tramite una riunione, per via di comunicazione scritta, vanno esplicitati i materiali richiesti, da subito va fornito un orario delle lezioni, il regolamento sugli ingressi e le uscite degli alunni, va definito chi si occupa di venirli a prendere, definite le autorizzazioni per gli alunni che fanno da soli il percorso casa scuola e viceversa, per quelli che utilizzano il pedibus. Nulla può essere lasciato al caso. I bambini devono possedere un quaderno/diario apposito dove scrivere e/o incollare le comunicazioni. Ad esempio è meglio lasciare i bambini senza compiti che dimenticare di dare un avviso per uno sciopero, il danno che ne può derivare è nel secondo caso molto maggiore.
Per quanto riguarda i rapporti con la famiglia evitare sempre di parlare in modo occasionale dei problemi degli alunni. Proporre semmai un incontro nelle sedi opportune e preferibilmente farlo con tutti i docenti della classe presenti. Non fermarsi mai all'uscita quando si è molto stanchi a discutere di quello che l'alunno ha appena fatto in classe. Smorzare sempre i toni e non agire mai d'impeto, ma valutare a mente fredda sia le cose da spiegare agli alunni sia quelle da dire ai genitori. Non chiedere mai l'aiuto dei genitori lasciando passare l'idea di non saper che "pesci pigliare", dopo aver arginato la situazione, proporre soluzioni concordate e condivise sempre e comunque, non far mai passare il messaggio che la scuola agisce d'autorità, se non nei casi in cui si deve tutelare la sicurezza anche fisica, ma semmai sollecitare il messaggio che l'esercizio  dell'autorità concordata di entrambe le istituzioni è una parte del patto educativo.
Presentare il lavoro che si farà in aula, senza apparire i mandrake o le wonder woman della situazione, ma porsi obiettivi realistici, senza fare la (purtroppo)  tristemente frequente lagna sulla mole di lavoro, non nascondersi le difficoltà ma mostrarsi ottimisti e padroni della situazione, lascereste voi i vostri figli a persone insicure che non hanno idea del percorso che si avviano a proporre? Un insegnante con un'esperienza quinquennale a grandi linee ha ben chiaro il ritmo di un anno scolastico.  Dire che si andrà al passo con il ritmo che imprimono i bambini è ciò che realmente facciamo tutti, quindi è giusto che venga esplicitato anche con i genitori.
Le comunicazioni meno formali, o ad esempio i compiti per gli assenti  si possono inviare anche via mail. Comunicazioni puntuali non solo segno di professionalità, ma anche di attenzione e premura verso le famiglie.
Essere premurosi nell'aiutare a rispettare le richieste della scuola e nel contempo gestire con flessibilità le esigenze individuali è segno di autorevolezza. Certo nella nostra strada incontreremo sempre il genitore che vuole "farlo strano" che cerca di distiguersi chiedendo l'impossibile, ed è dalla nostra capacità di gestire queste richieste che dipende il modo di essere visti anche da tutte le altre famiglie.
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