minima et moralia, “In the mood. La battaglia per rubarsi l’anima degli americani”: Quando si parla di crisi, il riferimento scontato è alla crisi del 1929. Il venerdì nero, il crollo di Wall Street, l’ombra lunga della Grande Depressione. Tra le pieghe della crisi, però, trovano compimento quelle tecniche di gestione dell’opinione pubblica che via via stavano prendendo forma. Una storia pressoché sconosciuta, protagonista Edward Louis Bernays, nipote di Freud.
Citarsi addosso, “[pavlov]“: Mio padre era fissato con la classica, mia madre era fissata con mio padre, e io ero fottuto. A dodici anni suonavo già come Sergej Vasil’evič Rachmaninov, e il tizio che mi spacca le mani 5 pomeriggi a settimana vuole farmi fare un concorso internazionale. Una volta lo sento parlare con mio padre, di la, e gli dice una cosa tipo “Suo figlio è un fenomeno”.
Paolo Cognetti, “Storia di una schiena“: È vero che a me piacciono le ossa – costole, vertebre, gomiti, ginocchia, anche – ma mi piacciono pure i baci. Tornai in cucina. Mi venne in mente la frase di Dorothy Parker sulle sei e mezza di sera a New York. Secondo te qual è l’ora più triste della giornata?, le chiesi ad alta voce. Come?, domandò lei dal letto, immersa in qualche Grande Romanzo Americano. L’ora più triste, ripetei.
Il cielo di Linda, “ma non per te bambina che nel tempio resti china”: Chi ha perso il lavoro difficilmente sarà disponibile con chi soffre di depressione, così come chi stenta a racimolare i soldi per l’affitto difficilmente darà peso al dolore di una persona tradita. Io, io, solo io, mio, mio, solo mio, come se nel dolore ci fosse una gerarchia o una graduatoria, nell’assurda supposizione che esistano stanze buie più buie di altre.
Canzone del giorno
Foals – Late Night