Abbiamo raccolto alcuni dati sull’iniziativa che ha fatto molto discutere su Twitter, con l’hashtag #GenerazionePerduta, de “Il Manifesto della Generazione Perduta“, una risposta all’infelice uscita del premier Monti che qualche giorno fa aveva definito i 30-40enni come una “generazione perduta”. Ma vediamo appunto qualche dato numerico
E’ sicuramente uno degli hashtag più interessanti di questa calda estate, come lo ha definito anche Anna Masera, giornalista de “La Stampa”, una delle prime firme giornalistiche che si è schierata a sostegno dell’iniziativa guidata da Stefano Epifani insieme ad un gruppo di blogger e personalità di spicco del web italiano, “Il Manifesto della Generazione Perduta“. L’hashtag creato, appunto #generazioneperduta, è servito per accrescere la visibilità del manifesto e per far nascere un dibattito che coinvolgesse tutti. L’iniziativa nasce in risposta ad una affermazione del premier Monti che in una intervista al settinanale “Sette” del Corriere della Sera definisce la generazione dei 30-40enni come una “generazione perduta“.
Ecco un estratto della risposta del Presidente del Consiglio Monti alla domanda “Che messaggio si sente di dare a quei 30-40enni italiani che sono in grande difficoltà, a coloro che sono stati definiti la “generazione perduta” in termini di mancato inserimento nel mondo del lavoro?”:
(…) la verità, purtroppo non bella da dire, è che messaggi di speranza – nel senso della trasformazione e del miglioramento del sistema – possono essere dati ai giovani che verranno tra qualche anno. Ma esiste un aspetto di “generazione perduta“, purtroppo. Si può cercare di ridurre al minimo i danni, di trovare formule compensative di appoggio, ma più che attenuare il fenomeno con parole buone, credo che chi in qualche modo partecipa alle decisioni pubbliche debba guardare alla crudezza di questo fenomeno e dire: facciamo il possibile per limitare i danni alla “generazione perduta“, ma soprattutto impegniamoci seriamente a non ripetere gli errori del passato, a non crearne altre, di “generazioni perdute“.
Il concetto di fatto è inequivocabile, Monti in sostanza dice che la generazione dei 30-40enni è di fatto una generazione perduta a cui è inutile ormai dare speranze. Da qui nasce “Il Manifesto della Generazione Perduta”.
Il nostro scopo è quello di dare uno sguardo più analitico e attento alle dinamiche innescate su twitter in seguito al lancio dell’hashtag “#generazioneperduta” per dare un pò la dimensione del fenomeno e di come il dibattito si è poi sviluppato.
Diciamo subito che #generazioneperduta ha prodotto in una settimana circa quasi 1,500 tweets con picchi che si sono registrati al lancio dell’iniziativa; alla pubblicazione dell’articolo di Anna Masera sul sito de “La Stampa”; in seguito all’articolo, molto seguito, sempre su “La Stampa”, di Irene Tinagli, L’Importanza dei trentenni, che ha dato un pò di cifre (tredici milioni di italiani in età tra i 30 e 44 anni, due terzi dei quali lavora, costituendo quasi la metà della forza lavoro italiana); e poi in seguito al conttribuo di Claudia Vago (aka @tigella) con il post Generazione Perduta. Questi andamento è ben visibile nel grafico in basso.
Questo andamento è poi confermato da tutti gli altri che vi illustreremo, ma quello che vi importava segnalarvi era anche vedere l’effettiva potenzialità di questa mole di tweets, ossia vedere quanti users sono stati raggiunti e il numero di impressions. Servendoci di SimplyMeadured notiamo che l’andamento che abbiamo visto prima con il grafico a destra lo vediamo in dettaglio a partire dal picco del 7 agosto per poi scemare fino ad arrivare a ieri. Ma è importante sottolineare il numero di impressions che era al picco di 350 mila impressions, ma presumiamo che sia stato molto più alto il giorno 4 agosto quando il manifesto ha raccolto 442 tweets, Come si vede nel grafico in alto.
Bisogna tener conto anche di quelli che sono ad oggi gli user che hanno il maggior numero di follower e che quindi anche contribuito alla composizione delle impressions sulla base dei propri follower, questa la classifica che vedete nel grafico di fianco.
Ecco invece un’altra rappresentazione grafica dei top users di #generazioneperduta.
Qui invece un’altra rappresentazione d’insieme degli users totali che hanno twittato con l’hashtag #generazioneperduta e di come questo andamento, già ricordato prima, vada via via diminuendo.
A proposito di tweets e retweets, vediamo quanti sono stati gli uni e gli altri.
Sempre attraverso SimplyMesaured vediamo che nella totalità il 25% mentions, il 27% others e il 48% sono retweets (RT). Da notare che il 65% dei tweets totali include all’interno di esso dei link, mentre il restante 35% no, cioè sono sicuramente dei tweets che rispondono all’iniziativa con un proprio pensiero, contribuendo ad arricchire il dibattitto.
Una buona parte degli users ha tweettato via web, per il 28% dei casi, ossia attraverso la piattaforma twitter, mentre la maggioranza lo ha fatto per il 42% da mobile in maniera così suddivisa: 17% da iPhone, 13% da iPad, 7% da Android, 3% da Blackberry e 2% da Mobile web. Poi c’è un 9% da Hootsuite, 3% Buffer, l’1% da tutti gli altri che vedete anche nel grafico. Quindi da Mobile c’è stata molto più risposta.
Per concludere, ma in sostanza riproponiamo in maniera graficamente diversa i dati fin qui raccolti, vediamo l’evoluzione grafica dei tweets nelle giornate precedenti fino ad oggi.
Questo il quadro completo dei dati raccolti per #generazioneperduta. Ci sembra che il risultato sia ottimo considerato il periodo e che questi numeri sono sicuramente una buona base su cui continuare e dare seguito a quella che è l’iniziativa del manifesto. Il nostro intento era solo di dare dei dati analitici che possono essere utili per i promotori quanto per tutti gli utenti che hanno sostenuto e continuano a sostenere l’iniziativa. Tutte le considerazioni vorremmo lasciarle a voi, quanti hanno partecipato con un tweet manifestando il proprio pensiero, a sostegno e non solo, e condividerle qui con lo scopo di continuare a monitorare l’iniziativa e provare anche a offrire anche qualche nuovo spunto di riflessione.
Allora cosa ne pensate?