il giornale La Provincia ha fatto parlare solo l’Aler e i suoi avvocati: l’uno è Bruno Guareschi, che nella causa civile intentata dalla ditta edile napoletana Socim ha difeso l’azienda di via Manini, l’altro è Marco Lattari, difensore del direttore dell’Aler Boldori. L’Aler risarcisce un danno di 134mila euro in tutto perché l’impresa edile napoletana, che ha referenze notevoli, non ha potuto proseguire i lavori a causa di un errore progettuale. La sentenza dice questo, come trapela e qualcuno ha interesse a nascondere. Il giudice non ha accolto la richiesta di risarcimento danni della ditta, ben un milione e mezzo di euro: tuttavia ha riconosciuto i diritti della Cogim, malgrado le lagnanze dell’Aler. Ciascuno può lamentarsi quanto vuole, se però il progetto fosse stato corretto la Socim, che lavora molto al Nord e per enti pubblici più importanti dell’Aler Cremona, avrebbe concluso il cantiere. L’amara verità è questa. Non fa piacere per niente che l’Aler perda ma è colpevole. E la Cogim vuole ricorrere in appello per ottenere un risarcimento maggiore. E se vincesse di nuovo?
Il caso era noto da tempo. Gli avvocati Lattari e Guareschi, quest’ultimo noto anche come legale di Arvedi, sono liberi di lagnarsi, intanto il bilancio dell’Aler è in difficoltà.
L’Aler soffre tanto che a Cremona parte persino l’incredibile e inaccettabile “housing sociale”, un’iniziativa che trasforma l’emergenza abitativa in affare reso possibile dal gran numero di appartamenti tenuti sfitti. L’Aler e prima lo Iacp hanno avuto un grande compito storico e sociale: dare la casa ai poveri. I partiti hanno partecipato senza eccezioni per anni a una gestione politicamente ed economicamente dannosa e spaventosa, e nessuno di loro ha protestato. E i danni li pagheranno gli inquilini, perché l’Aler deve avere il bilancio in pareggio. La legislazione nazionale in proposito non è stata meno terribile.
CREMONA 134mila euro di risarcimento alla ditta Socim spa, che aveva abbandonato il cantiere di via Santa Croce a Cremona, vicino all’incrocio tra via Ghinaglia e via Massarotti. E’ così che l’Aler in questo caso ha proceduto ad ampliare la disponibilità di case popolari, già poche e spesso sfitte a Cremona: con un progetto considerato inadatto dal giudice civile. L’impresa di San Sebastiano al Vesuvio infatti ha abbandonato il cantiere da anni poiché non riteneva di poter continuare, seguendo il progetto dell’Aler, dopo aver vinto il bando di gara dell’azienda per l’edilizia residenziale della provincia di Cremona. Circa sette anni di abbandono del cantiere tuttavia il giudice ha riconosciuto le ragioni della ditta campana e l’Aler adesso deve pagare i danni. Per la verità la richiesta di risarcimento era molto più elevata: ben un milione e mezzo di euro. Per questo l’azienda cremonese, coinvolta ormai in una riforma regionale del settore di cui ancora ben poco si comprende, temeva non poco la sentenza. Da una parte, come spiega il direttore Boldori, i cremonesi vogliono far ripartire il cantiere fermo da troppi anni e non credono alle rivendicazioni dei vincitori del bando e della causa. E’ un caso senza precedenti per Cremona: mai successo che chi lascia i lavori vince in tribunale. Lo stesso direttore non crede che ci sia stato un errore nel calcolo dei cementi perché il collaudo è stato positivo. D’altro lato la sentenza è stata negativa. Da Sebastiano al Vesuvio però potrebbe partire un ricorso in appello per ottenere un risarcimento ancora maggiore. Da parte propria l’Aler sta valutando se contrapporsi o no. Insistenza che potrebbe rivelarsi pericolosa: occorrerà vincere in secondo grado, altrimenti la Socim potrebbe incassare ancora di più. Questo è il problema: l’Aler potrebbe addirittura trovarsi, per ipotesi, nelle condizioni di rivalersi nei confronti di chi ha commesso l’errore progettuale. La Socim spa da parte propria vanta referenze consistenti, avendo lavorato spesso per istituti e aziende di rilievo. A Cremona resta la croce di via Santa Croce, ovvero un fabbricato da anni in degrado e frequentato da clochard.