“Se non paghi per il prodotto, il prodotto sei tu” ha scritto Alessandro Gazoia, riportando un adagio del web 2.0, su Il web e l’arte della manutenzione della notizia.
Dunque, visto che non pago un solo centesimo a wordpress per questo blog il prodotto devo essere io. Il prodotto sono io, ed è bene che me ne renda conto.
Io non guadagno nulla con il blog, eppure voi vedete della pubblicità. Non sono io a metterla, lo fa wordpress che guadagna sulla pubblicità che voi vedete perché io scrivo dei testi. Scrivo anche su FantasyMagazine dal 2006, e non ho intenzione di smettere. Prima facevo commenti, molto meno strutturati di questi, sul forum di labarriera.net. Ho conosciuto anche persone simpatiche su quel forum, qualcuno mi segue qui, e qualcuno l’ho pure incontrato nuovamente di persona in tempi abbastanza recenti. Se lì non scrivo più è perché non ne ho il tempo, e mi spiace di aver perso determinati contatti. E poi avevo inserito il mio giudizio di una manciata di libri – a volte era quasi una recensione, a volte erano più commenti sparsi – su ibs.it e su un altro paio di siti di vendita online.
È da quando ero una bambina che mi piace scrivere, perciò una volta trovato il modo di farlo non ho visto perché non farlo.
In Come finisce il libro Gazoia spiega come Amazon – ma anche ibs se è per questo, e così tutti gli altri siti – sfruttino i commenti gratuiti e volontari dei clienti per avere un magazzino di consigli da offrire ai clienti successivi, così che se non può dare il consiglio del libraio (che va pagato) può comunque aiutare le persone nella scelta e fidelizzare la clientela.
Io, su FantasyMagazine e qui, vi dico le mie opinioni sui libri. Qui ne propongo di più perché non mi limito a parlare di fantasy ma spazio anche su altri testi che lì sarebbero fuori genere, e posso permettermi di scrivere in modo colloquiale, cosa molto più semplice rispetto a una recensione scritta in modo professionale. Le recensioni vere per me sono il testo più difficile da scrivere, anche peggio degli approfondimenti anche se gli approfondimenti sono più lunghi. In un approfondimento scelgo io liberamente su quali temi concentrarmi e ho ampio spazio di movimento, in una recensione devo comunque rimanere aderente al testo.
Con il mio lavoro gratuito e volontario faccio guadagnare wordpress, anche se non vi indirizzo su nessun sito di vendita specifico e quindi vi lascio più libertà di scelta che se scrivessi la mia recensione su un solo sito. Anzi, giusto per ribadire ciò che per i miei lettori abituali è ormai ovvio, andate a fare i vostri acquisti in libreria, preferibilmente in una piccola libreria autonoma ma anche un grande multicenter è meglio di un supermercato o di un sito internet. Se poi venite nel negozio dove lavoro io e non sto correndo fra tremila cose da fare ci possiamo fare una bella chiacchierata senza nessun obbligo di acquisto, ma quella è un extra di cui possono godere solo i milanesi.
Va bene, io faccio giornalismo online. Continuerò a farlo anche quando smetterò di rinnovare la mia iscrizione all’Ordine, alla fine di quest’anno, perché visto che i guadagni sono quasi inesistenti non ho tempo, voglia e soldi da spendere nei corsi di aggiornamento obbligatori. Non potrò più dirigere una testata, ma quando mai qualcuno mi ha offerto di farlo? C’è gente che però di giornalismo ci vive. Sarebbe piaciuto anche a me ma sono nata con qualche anno di ritardo, senza le conoscenze giuste e dotata di una timidezza che fino a qualche anno fa era davvero notevole. Non lasciatevi ingannare da queste chiacchiere, non ho mai avuto problemi a scrivere, il discorso cambia – cambiava, soprattutto, fino a qualche anno fa – quando si tratta di parlare.Quello che faccio io è un problema? Il mio operato, nello specifico, non tanto. Non mi occupo di cronaca. Non scrivo di bestsellers o di opere particolarmente famose, con l’unica eccezione delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin e della serie televisiva Il trono di spade tratta da quella saga, e questa è una cosa incidentale. Io ho iniziato a leggere Le cronache del ghiaccio e del fuoco nel 1999, circa tre mesi dopo la pubblicazione della prima edizione italiana del Trono di spade, e ne sono immediatamente rimasta folgorata. Gli altri sono arrivati dopo, se quell’opera è famosa non è colpa mia e non intendo lasciarmi influenzare dalla sua fama e non scrivere di un argomento che conosco e che amo solo perché è di moda. Scrivo di quel che mi piace, e faccio del mio meglio per promuovere autori poco noti come Guy Gavriel Kay e Filippo Tuena perché penso davvero che sia un peccato che così poca gente li conosca. Chissà quante opere meravigliose non leggiamo solo perché non sappiamo che sono opere meravigliose. E parlo di fantasy perché amo la narrativa fantasy.
A parte Il trono di spade gli argomenti di cui mi occupo io sono argomenti di cui difficilmente si occuperà qualche giornale tradizionale. Non credo di creare problemi lavorativi a nessuno, non mi sovrappongo a loro, anche se è vero che la presenza in rete di una quantità spaventosa di opinioni rende meno autorevoli quelle dei professionisti. Non sono più solo loro a poter dire quel che pensano, e un lettore potrebbe chiedersi perché dovrebbe leggere loro piuttosto che quel che scrive il blogger del momento (che, con la mia scelta di argomenti e l’inesistente pubblicità che mi faccio, non sarò mai io).
Davvero l’arrivo di internet porta a chiedersi come stia cambiando il giornalismo e come stiano cambiando i giornali e gli aggregatori di notizie. Io spesso metto i link a cose interessanti che mi ha segnalato qualcuno, al di là di tre blog americani e di uno canadese non seguo regolarmente nessuno per problemi di tempo, perciò non aggrego notizie. Se vedo una cosa che mi sembra interessante la segnalo, ma di solito la vedo perché me l’ha segnalata qualcun altro e intorno scrivo tante di quelle parole da dedicare al mio testo più tempo di quanto non ne abbia dedicato al suo la persona che sto linkando. Le prospettive per i giornali e per l’informazione comunque non sono rosee.
Gazoia parla di molte altre cose, di tutti gli “attori” entrati nel mercato, del fatto che spesso l’opinione sia considerata più rilevante rispetto alla notizia, dell’atteggiamento delle startup e di una serie di problemi etici anche di notevole rilevanza. Il web e l’arte della manutenzione della notizia, disponibile solo in versione ebook a un prezzo ridottissimo, è molto interessante e ne consiglio la lettura a chiunque voglia capire un po’ meglio cosa stiamo combinando su e con internet. Jumpinshark ha colpito ancora.
I suoi articoli sul blog Minima & Moralia: http://www.minimaetmoralia.it/wp/author/jumpinshark/.